rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
On the road

On the road

A cura di Fabio Rao

On the road Piazza Dante / Via Crociferi

Chiesa delle Benedettine: una bellezza in "clausura" che si apre alla città

Itinerario guidato al museo del Monastero di San Benedetto, dove vivono 18 suore di clausura, nella storica via del Barocco settecentesco catanese in cui sorgono chiese monumentali del patrimonio Unesco dell'Umanità

Sulla via dei Crociferi, un'insegna attaccata alla cancellata della meravigliosa chiesa di San Benedetto, la stessa che separa ogni anno le monache benedettine di clausura dal mondo esterno, durante il canto celestiale che le suore intonano all'alba del 6 febbraio al passaggio della Vara di Sant'Agata, indica che a sinistra, su via Teatro Greco 2 in prossimità del grande e storico Arco di San Benedetto, c'è l'ingresso per la visita guidata alla struttura monastica: dal Parlatorio settecentesco si passa al vestibolo d'ingresso con l'elegante Scalinata degli Angeli, fino alla navata centrale della chiesa, con la volta arricchita da maestosi affreschi settecenteschi dai colori intensi, con i suoi giochi prospettici e con la ricchezza degli elementi architettonici barocchi che conferiscono a tutta la navata interna del luogo consacrato un caratteristico slancio verso l'alto.

Arte e spiritualità, opere d'ingegno a beneficio dei visitatori del museo del Monastero, che s'intersecano con la vita di clausura dove coltivare e far sedimentare una dimensione interiore, una “bellezza immateriale”, immersi nella preghiera, nella liturgia e nel canto. Via dei Crociferi, a Catania, è la storica e scenografica via del Barocco settecentesco, delle chiese monumentali, del patrimonio Unesco dell'Umanità. È soprattutto la via dei luoghi di culto suggestivi, degli esempi architettonici del tardo Barocco siciliano, dei monasteri ed edifici-gioiello ricchi di capolavori dal fascino artistico smisurato, delle sontuose strutture dove nel Settecento andavano ad abitare i nobili catanesi. Via Crociferi è anche un bellissimo scenario dove sorgono oggi quattro chiese: da sud, il primo luogo sacro che s'incontra è proprio la chiesa di San Benedetto, congiunta al convento omonimo delle suore Benedettine, caratterizzato dal leggendario arco che sovrasta la strada, collegando la badia grande alla badia piccola. Fra le più belle chiese di Catania, quella di San Benedetto è una tappa obbligata di un itinerario guidato ed orientato alle magnificenze dell'architettura e della pittura settecentesche in via Crociferi, nel centro storico pedonalizzato della città dell'Elefante. In chiesa si respira aria sacra di spiritualità raccolta, quasi silenziosa, in una magica atmosfera al riparo da suonerie e moderne tecnologie da smartphone; qui c'è raccoglimento ed ammirazione dell'arte sacra; c'è l'introspezione delle religiose che abitano il monastero, che s'incrocia da tempi recenti con le visite esterne del mondo secolare; si schiude uno scrigno di capolavori e tesori d'arte stratificati nei secoli, a beneficio dei turisti che oggi possono ammirare nell'itinerario museale una parte della struttura di proprietà delle monache benedettine.

Una guida competente in Storia. Un tour con una guida d'eccezione, una visita turistica al sèguito della dottoressa Luna Meli, dello staff dell'associazione Museo San Benedetto, nella veste di cicerone per un giorno: “Sono la referente delle attività legate alla fruizione ed delle visite della chiesa di San Benedetto — illustra —. La gestione diretta da parte del monastero, che è propria appunto della comunità monastica, avviene tramite la consulenza ed il supporto dell'associazione museo San Benedetto; attraverso la nostra realtà esterna nella fattispecie, è grazie all'associazione che si riesce, insomma, a rendere fruibile alla visita la struttura delle religiose”.

La visita. L'itinerario parte da via Teatro Greco, al civico 2, a pochi metri dall'imponente arco che si apre su via Crociferi. “Passo passo, ecco che la prima tappa del percorso di visita parte dalla Domus romana — spiega la dottoressa Meli—, in cui si riconoscono la cucina ed un cortile esterno. Il rinvenimento sotto il monastero, è stato un po' una sorpresa: anche se in realtà, dato il punto in cui noi ci troviamo, nel centro storico della città, ci troviamo a pochi passi da quello che era il nucleo originario della città antica. Insomma, siamo in quella che viene considerata un po' la base di quella collina di Montevergine, fra le varie anime stratificate di Catania, che sarebbe l'attuale piazza Dante, su cui poggia appunto l'antica acropoli della città. Qui poi, a pochi metri da noi, c'è il teatro greco, si trovano le Terme alla Rotonda, quindi tutta la zona archeologica”. Il tour museale prosegue quindi con il Parlatorio settecentesco del convento, “luogo deputato in passato agli incontri fra le suore ed i parenti”, e con la Scalinata degli angeli, che “costituisce l'ingresso monumentale della chiesa, dalla parte interna”. “Attraverso la guida audio, che è possibile scaricare, il visitatore ha la possibilità di approfondire tutti i punti di stazionamento e tutti gli affreschi della chiesa, per apprendere appunto tutte le notizie storico-artistiche”. “Ovviamente questo è un sito particolare proprio per la presenza delle monache di clausura al suo interno — chiarisce Luna Meli —, quindi la costruzione dell'itinerario ha rappresentato una soluzione di compromesso, per riuscire da un lato a rendere fruibile un sito che è comunque Patrimonio Unesco e che fa parte con la chiesa dell'itinerario del Barocco di Val di Noto, e dall'altro lato a non arrecare disturbo alla comunità monastica delle Benedettine. Laddove ci sia una sovrapposizione di impegni, ovviamente è la vita della comunità monastica ad avere sempre la precedenza, perché non dobbiamo dimenticarci che sono loro le proprietarie di questo luogo”. La parte sottostante il livello del monastero, il punto della domus romana, dove si rinviene una stratificazione e commistione di epoche e patrimoni storico-culturali sovrapposti, serve poi alle guide turistiche, che vengono in visita a San Benedetto con i loro gruppi, “per mettere in risalto ciò che loro raccontano all'esterno, che spesso non si riesce a vedere, cioè questa stratificazione. Che noi sappiamo bene essere propria di Catania, quindi questa ricostruzione della città barocca sopra la città antica”. Si prosegue il giro passando sopra un'area calpestabile, “una passerella vetrata”, precisa Luna Meli, “che consente appunto di vedere ciò che è rimasto sotto la pavimentazione”.

Le Benedettine. “Per quello che riguarda la comunità monastica delle suore benedettine, in questo momento è composta da diciotto monache, ed è guidata dalla priora madre Agata Fede. La più anziana ha 101 anni, la più giovane ne ha circa 30. Dall'ultimo ingresso al monastero, circa 10 anni fa, non sono più entrate ulteriori sorelle. Una delle caratteristiche di questo monastero è il fatto di essere consacrato all'adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, dal 1900. E questa è una forma di devozione molto particolare, che ha origine nella Francia della reggenza di Anna d'Austria”. “Quindi — continua la dottoressa Meli, competente in Storia — quando Luigi XIV era ancora minore, c'erano le fronde nobiliari, c'era il rischio per la vita; e appunto in questo tentativo da parte delle famiglie di nobili di nuova acquisizione di sovvertire l'ordine approfittando proprio della minore età di Luigi XIV, in quel caso ecco che Anna d'Austria, che è appunto la madre, si rivolge a madre Matilde di Bar che era la priora di un convento benedettino francese parigino, per pregarla di pregare, scusate il gioco di parole, proprio per la vita del figlio. Nasce quindi questa forma di preghiera costante, si diffonde a partire da lì nel mondo questa comunità. Ci sono degli ordini benedettini specifici, che sono legati appunto all'adorazione perpetua; a Catania esiste solo questo. E non è un caso che si trovi proprio in questo monastero perché siamo nel cuore della città, quindi in qualche maniera, l’arcivescovo Francica Nava volle che fosse appunto questo monastero quello consacrato all'adorazione perpetua; pensava anche ad una sorta di diffusione della fede, della protezione, anche attraverso la preghiera, partendo proprio dal cuore della nostra città”. La forma di adorazione, quindi, prevede che sette giorni su sette, 24 ore su 24, ci sia sempre qualcuna in preghiera, almeno una suora. “Ovviamente si prega un po' per tutto. La comunità oggi vive una clausura che è differente rispetto a quella che noi siamo abituati ad immaginare quando parliamo”.

Il Parlatorio. Qui negli anni Novanta del '900, nel parlatorio del Settecento, il regista Franco Zeffirelli ha ambientato la sua opera “Storia di una capinera”. Il pavimento, ben conservato nei secoli, risale al 1355: “Il pavimento è trecentesco, in terracotta e pietra calcarea. C'è qui anche un tentativo di cercare di limitare gli sforzi, anche economici, durante la ricostruzione. Catania sappiamo che è stata soggetta a molte ricostruzioni, ogni volta si cercava di recuperare dei materiali, ancora utili. Sappiamo che la nostra città, anche le stesse colonne del Duomo, il teatro greco, sono stati soggetti ad atti di utilizzo dei materiali edilizi per spostarli altrove. Nel parlatorio si è cercato di recuperare un pavimento che già c'era, che era rimasto più o meno integro dall'edificazione precedente. Risale alla prima edificazione del monastero. Quindi risale al 1355 la pavimentazione medievale in terracotta e pietra calcarea, con decori geometrici che sono appunto abbastanza tipici di qual periodo storico, che a Catania rappresentano un qualcosa di particolare, perché proprio a causa della ricostruzione post terremoto, abbiamo poche tracce del passato medievale e non solo della città. Questo è un posto dunque abbastanza importante, un posto di contatto fra mondo esterno ed interno”.

Monastero San Benedetto

Lo stile barocco. Come descrive Luna Meli, “la distruzione del terremoto del gennaio del 1693 rade al suolo il monastero con la chiesa, che viene quindi ricostruita seguendo lo stile barocco, caratterizzato da colori ricchi e intensi nelle pitture, dal realismo delle statue degli angeli e dal contrasto luci ed ombre degli elementi architettonici. Arrivano anche dei cambiamenti per quanto riguarda non soltanto la parte interna, ma anche le dimensioni del monastero. Perché noi oggi siamo abituati a vedere in via Crociferi lo storico arco che unisce la Badia grande alla Badia piccola: in realtà la Badia piccola è un'aggiunta settecentesca, infatti, non a caso, gira un po' la leggenda a Catania della costruzione dell'arco in una sola notte. E questo viene considerato secondo tradizione, come il primo grande abuso edilizio... In realtà si tratta di acquisizioni di terreni da parte del monastero e quindi di un successivo ampliamento ed allargamento progressivo della struttura monastica.

La facciata della badia piccola è di Giovanni Battista Vaccarini, quindi di uno dei maggiori architetti del barocco Catanese. La struttura della badia piccola era quella che ospitava la scuola. Scuola oggi chiusa, dal 2012”. Al momento, “sono in corso dei lavori per cambiarne la destinazione d'uso, appunto da scuola ad altro tipo di attività, sempre nell'ottica comunque di un'apertura verso la cittadinanza”.

Si va in chiesa. Salite le scale della monumentale Scalinata degli Angeli, con le sue otto statue di angeli e arcangeli, ecco dischiudersi alla vista l'incantevole navata unica della chiesa delle Benedettine, con la sua volta densa di affreschi maestosi che raccontano la vita di San Benedetto in un tripudio di colori ricchi, profondi, intensi, realistici, in un gioco prospettico da capolavoro delle arti visive del tardo barocco siciliano. Le pitture sono opera principalmente del messinese Giovanni Tuccari. Di particolare pregio e bellezza sono le scene della Vita di San Benedetto, affrescate nella volta a botte. All'interno va notato anche il pavimento particolare in marmi policromi intarsiati. “Tutti gli affreschi della volta — descrive la dottoressa Luna Meli — sono stati realizzati in tre anni, fra 1726 e il 1729, da Giovanni Tuccari, ad eccezione del Martirio di Sant'Agata, che è pittura opera di ignoti. Gli affreschi, nel corso dell'Ottocento, sono rientrati tutti nel Barocco di Val di Noto, quello stile artistico che nel 2002 è stato considerato patrimonio Unesco”.

E appunto nel corso dell'Ottocento, “sotto la direzione architettonica di Antonino Battaglia, che era appunto l'architetto che ha guidato questa seconda fase dei lavori, sono stati intonacati gran parte degli affreschi, con parte della chiesa ricoperta di intonaco bianco, come si vede dalle colonne, come si vede appunto dagli archi laterali, dove sono rimasti visibili i tre grandi affreschi sulla volta. I due affreschi sopra l'altare, però, e tutta la decorazione in finto marmo, i disegni appunto, sono stati riportati alla luce solo dopo la Seconda guerra mondiale. Perché nel 1943, durante il conflitto, durante il bombardamento di Catania, la chiesa è stata colpita da una bomba in due punti. In particolare, il primo è lassù, in corrispondenza di una macchia un po' più scura nella volta, all'altezza della pittura del Miracolo di San Benedetto, il miracolo della Falce, in quel punto è caduto l'ordigno. Durante il successivo restauro, tutti gli affreschi sono stati riscoperti e riportati alla luce, nel 1948, sotto la guida di Armando Dillon. L'unico che non è stato restaurato è il Martirio di San Placido, che infatti si presenta un po' sbiadito”.

Caratteristica anche la maestosa “tribuna” riservata al coro, la cosiddetta cantoria in legno dorato, con la sua tipica forma a poppa di galeone. Illustra la dottoressa Luna Meli: “La cantoria è su due piani, che rappresenta una sua caratteristica rispetto ad altre cantorie simili, che si possono trovare in altre chiese, anche a Catania. Questo vuol dire che le suore si dispongono al piano inferiore e al piano superiore, e lo fanno in base all'anzianità, che non si intende per età anagrafica, ma in base alla data d'ingresso qui al monastero”.

Il crocifisso ligneo. “Dietro al crocifisso, sul lato sinistro, troviamo un intonaco grigio, che è stato lasciato a vista. Non si è intervenuti col restauro, però in realtà, in base alle alle carte che sono conservate in monastero, quindi ai libri delle spese, si sa che c'era una raffigurazione della crocifissione. Il crocifisso è seicentesco ed è opera di Giulio Gallo. Con questo grigio da sfondo, risalta comunque il crocifisso che invece non abbiamo nell'altare, perché lì troviamo l'Agnello con i sette sigilli”.

Barocco e Controriforma. “Gli affreschi, dicevamo, rappresentano alcuni momenti della vita di San Benedetto, il più importante è il Trionfo. Si vede sempre questo tentativo costante di costruzione di un dialogo fra l'aspetto terreno e l'aspetto paradisiaco, una tipica caratteristica, se vogliamo, dell'arte barocca in generale, a prescindere dal discorso barocco di Val di Noto, legato anche allo spirito della Controriforma cattolica. Se noi analizziamo bene  ad esempio l'affresco di San Benedetto, il Trionfo, vediamo come le figure che normalmente starebbero dentro la cornice, in questo caso fuoriescono, sia perché appunto il dinamismo, la mobilità è una caratteristica dell'arte barocca, sia anche per dare l'illusione prospettica, e sia per avvicinare in qualche modo il credente a Dio”.

La bellezza non va in “clausura”. I due aspetti fondanti della comunità monastica in questo momento, per la dottoressa Meli, sono “l'aspetto culturale, certamente, ma anche l'aspetto spirituale e religioso che non va mai dimenticato”. Quindi turisti rispettosi dei luoghi sacri? “Diciamo che l'apertura del monastero di clausura al mondo esterno prevede anche dall'altro lato un approccio rispettoso della comunità religiosa che vi abita”.

Per quanto riguarda gli orari delle funzioni religiose, “le Sante Messe si svolgono soltanto alle ore 7.00, nel rispetto degli orari della Comunità, che si sveglia presto al mattino. Naturalmente si entra da via San Benedetto. Durante i festivi alle 9. Tolte, ovviamente, Pasqua e Natale, che hanno delle liturgie diverse, con orari notturni”.

Dietro le grate. “Sotto l'affresco di Sant'Agata, c'è la grata dietro alla quale avvenivano le professioni di fede. In passato, quindi, quando le suore erano in totale isolamento e non potevano uscire all'esterno, le professioni avvenivano già in clausura, si partecipava così alla funzione da lì dietro, quando venivano presi i voti”. Infatti “noi siamo abituati, un po' anche per il ricordo che abbiamo di Giovanni Verga che ha scritto 'Storia di una capinera', a immaginare una vita claustrale mortificante - continua Luna Meli, che nel “front office” della biglietteria del museo accoglie i visitatori assieme al collega dell'associazione del museo San Benedetto, Riccardo Bonina - Ebbene la vita nel convento non è più come viene rappresentata nel romanzo dello scrittore catanese verista, nell'Ottocento: non c'è oggi privazione da parte delle suore. Si tratta di una scelta, libera. In Verga c'è viceversa la rappresentazione di un'esistenza chiusa, di un decidere di vivere all'interno di un monastero senza avere alcun tipo di contatto con il mondo esterno. Mentre quello che ci racconta la vita odierna, in questa comunità, invece, è un'apertura verso il mondo, un'apertura che avviene sia attraverso la preghiera sia attraverso  queste forme di apertura della propria casa alle visite, perché di fatto si entra in un monastero, si visita una chiesa curata dalle Benedettine. Tutto ciò che riguarda, per esempio, gli addobbi del Natale, la pulizia degli altari, è curato dalle suore, che provano quindi un grande amore che si trasmette appunto verso l'esterno. Amore che si trasmette anche attraverso la preghiera. Loro pregano sempre per ciò che accade nel mondo, quindi sono perfettamente consapevoli di quello che succede, come gli eventi bellici mondiali di cui si ha notizia in questi giorni. Non di rado poi capita anche di richieste di preghiera che ci arrivano e che poi vengono appunto girate all'interno del monastero”.

Dall'esterno è possibile comunicare con il mondo della clausura. Per chi volesse, c'è una madre superiora autorizzata, ovviamente, a parlare con il pubblico. In realtà le suore partecipano ormai anche alla messa in chiesa. “Non è più come in passato, dove era attraverso la grata che le monache benedettine si rendevano visibili in chiesa e potevano partecipare alla vita rimanendo sempre un passo indietro. Oggi, già durante la Santa messa, le suore si affacciano in presenza dei fedeli. Durante il giovedì, che è il giorno di adorazione perpetua, aperta al pubblico, la porta della Chiesa è aperta a tutti per la preghiera, ed appunto non è raro incrociare qualche religiosa della comunità monastica”.

Quindi, “noi siamo abituati a parlare della clausura come un qualcosa che limita. In realtà risponde oggi ad una clausura che è molto più flessibile: si possono far vedere in pubblico, possono partecipare alla vita quotidiana, hanno contatti col mondo esterno, quindi partecipano alla messe; le monache benedettine escono anche dal monastero, in alcuni casi. Le puoi incontrare di ritorno dalla spesa. Insomma hanno necessità anche di carattere burocratico ed escono, partecipano. Si aprono al mondo”. E fra l'altro, “le suore hanno possibilità di accesso anche ad Internet e alle moderne tecnologie come i cellulari; sono assolutamente connesse con il mondo esterno”.

Come già illustrato, il Parlatorio era l'unico luogo in cui in passato era possibile, per le suore, incontrare i propri cari, ma ciò avveniva sempre attraverso la separazione della grata: “Le suore stavano dall'altro lato di queste grate che si vedono in questo ambiente, i parenti si sedevano nelle panche che oggi noi vediamo rivolte verso l'interno del locale. In realtà erano rivolte verso le pareti nel '700. Sì, siamo nel '700, perché il monastero è stato tutto quanto ricostituito dopo il terremoto del 1693. Il primo monastero viene edificato qui a Catania nel 1355, quindi una costruzione medievale”.

Una vita di contemplazione. “Nonostante che, come indole, le suore Benedettine, siano più rivolte allo studio e alla contemplazione, c'è stata in tempi recenti una grande apertura di tipo culturale. Nella clausura, dispongono di un archivio e di una biblioteca, che è chiusa al pubblico. All'interno del monastero esiste un grande patrimonio di conoscenza, di conservazione e di tutela. Esistono testi che riguardano anche le fonti legate alla storia del monastero stesso e, per quanto possibile, si cerca di conservarle”.

La giornata delle Benedettine. “La comunità delle religiose si sveglia molto presto. La mattina la giornata inizia con le Lodi, poi appunto la partecipazione alla Messa, e da lì partono le attività del quotidiano: momenti di preghiera, momenti di lavoro che possono essere il cucito, la cura delle camere, la cucina stessa, lo studio, nuovamente un momento di preghiera comunitaria. Quindi si svolge il Rosario, il pranzo, il riposo. Ricominciano così le attività pomeridiane, i Vespri, infine la cena, che rappresenta l'ultimo momento di comunione, sempre di gruppo, per poi andare a dormire e riprendere la mattina dopo”.

E se si volesse chiedere alle suore una preghiera per l'intercessione in favore dei propri cari defunti? “È possibile — informa Luna Meli —, infatti le suore sono aperte a parlare con la comunità esterna; in piazza Asmundo c'è l'ingresso principale del monastero. Negli orari previsti, citofonando, chi è di turno in portineria risponde sempre e accoglie le richieste di intercessione o di preghiera”.

La festa della Santa Patrona. Il celebre canto intonato dalle suore di clausura di San Benedetto, il cosiddetto tradizionale canto delle Clarisse, in omaggio a Sant’Agata la mattina del 6 febbraio, rappresenta un momento toccante prima della conclusione della festa della Patrona catanese, col rientro in Cattedrale del fercolo agatino. La Vara, che imbocca via Crociferi, poco prima del suo ritiro, si ferma accompagnata dalla comunità di devoti catanesi proprio davanti alla cancellata della chiesa, per ricevere l'omaggio canoro appunto dalle Benedettine del Santissimo Sacramento. È una tradizione relativamente recente, che si fa risalire alla seconda metà degli anni ’80. Le suore omaggiano la Santa Patrona di Catania con un canto che riprende momenti chiave della storia di Agata. “Durante la parte finale della processione - riferisce puntualmente la componente dello staff dell'associazione museo San Benedetto, -  quando ormai la Santa si rigira su via Crociferi, c'è un momento appunto di dedica, in cui la comunità di suore fa questo omaggio ad Agata, con un momento di riflessione dinanzi alla chiesa con una preghiera cantata che, da tradizione, in passato avveniva all'alba, in un momento abbastanza suggestivo. Ma ormai sappiamo bene i ritardi della processione. Si è arrivati anche a slittare all'ora di pranzo, ma rimane sempre un momento molto significativo della festa, anche perché forse è l'unico momento di silenzio da parte di di tutti i devoti che vi partecipano”. E questo grazie a “una decisione presa dall'allora arcivescovo Luigi Bommarito, e cioè di far effettuare alla processione una deviazione del percorso, proprio perché la comunità monastica è in clausura e normalmente non potrebbe omaggiare Sant'Agata durante la festa, anche se comunque qualche referente della comunità monastica va sempre alle messe, come quella dell'Aurora. Però un omaggio diretto così forte da parte delle religiose, non esisteva; l'iniziativa di questo canto, quindi, è stata proprio una sorta di deroga”.

Orari apertura, info e costi. Per effettuare il tour basta disporre di una web-app, un sistema di fruizione della guida audio, da scaricare direttamente sul proprio dispositivo. Disponibile in 5 lingue, dura circa 40 minuti. Le visite si svolgono in maniera autonoma. Il tipo di itinerario è presente sul sito internet della struttura (monasterosanbenedettocatania.it - tel. 349 5023822), dove sono presenti anche tutte le informazioni aggiornate sugli orari di apertura al pubblico (il martedì, il venerdì e il sabato dalle ore 09.30 alle 13.30; e dalle 14.30 alle 16.30). Il biglietto d'ingresso è di euro 6, con delle riduzioni per minorenni e per studenti.

Per le scuole è possibile naturalmente l'accesso, su prenotazione. Sul sito Internet si trova anche l'offerta didattica con tutte le proposte di visita per le scuole, con tariffa ovviamente riservata agli istituti scolastici.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Chiesa delle Benedettine: una bellezza in "clausura" che si apre alla città

CataniaToday è in caricamento