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Sabato, 27 Aprile 2024
On the road

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A cura di Fabio Rao

Civita

Museo Diocesano: viaggio tra opere, paramenti e arredi sacri della Cattedrale

Un itinerario museale, storico e artistico-culturale, che si dipana fra arte e fede, ospitato nel vecchio palazzo del Seminario dei Chierici tra gli edifici della curia arcivescovile di Catania

Facendo un giro nell'isola pedonale di piazza Duomo, crocevia di edifici maestosi, importanti vie, storici palazzi e fontane famose, è piacevole immergersi in un mondo di bellezze mozzafiato. Così come è possibile ammirare un elegante museo delle meraviglie con ingresso da un invitante portoncino, al confluire fra l'inizio di via Etnea e la maestosa piazza dell'Elefante, a pochi metri dalla scenografica facciata in marmo e granito della Basilica Cattedrale di Sant'Agata. Qui nel salotto buono della città, in un concentrato di grandiosità fra gli edifici della curia arcivescovile, nel cuore barocco della città settecentesca fra la Basilica dedicata alla Patrona Agata e la porta Uzeda, si accede al Museo Diocesano di Catania, dove in un concentrato di magnificenza e di testimonianze di fede autentica sono in mostra numerose opere storiche e secolari, frutto del culto e della devozione catanesi, un piccolo patrimonio museale d'arte sacra e storico-culturale dell'arcidiocesi di Catania e della Cattedrale.

La Direttrice. In vetrina, a tappe, ci sono pezzi di storia della fede e dell'arte cittadine, con un volo radente su varie epoche. Struttura museale che raccoglie, espone e valorizza numerose opere: cimeli di età tardo antica, arredi argentei, splendidi reliquiari, abiti liturgici finemente ricamati, preziosi arredi dedicati a Sant’Agata, dipinti del Cinquecento e tele seicentesche, arredi lignei dipinti, fastose consolle settecentesche, paramenti preziosi del Settecento, così come beni archeologici come unguentari e piccole anfore. Ed in più con due straordinarie vedute panoramiche sulla città, grazie alle terrazze sommitali accessibili al pubblico. Quattro i piani e nove le sale espositive, con circa 400 pezzi artistici unici collocati all'interno del vecchio palazzo del Seminario dei Chierici, che si schiudono varcando l'atrio del museo.

“Ci troviamo in un edificio settecentesco ristrutturato che grava su piazza Duomo, in via Etnea numero 8 accanto alla Cattedrale, subito dopo la 'Casa Vara', cioè la casa dove è ospitato il fercolo di Sant'Agata”, illustra la direttrice Grazia Spampinato del Museo Diocesano. “Questa struttura di quattro piani al cui interno è stato allestito, a partire dal 2001, il Museo Diocesano, a livello artistico ospita pezzi tutti particolari, con sale organizzate in modo diverso: per esempio abbiamo una pinacoteca dove sicuramente troviamo opere d'arte di assoluto pregio con dipinti su tavola del Trecento, e con un'opera del pittore greco Bernardino Niger del Cinquecento, che la fa da padrone; il nostro è un discorso pittorico, che facciamo a partire dal '300 e fino all'Ottocento, con pitture di collocazione storica diversa”.

Museo Diocesano

Un po' di storia e qualche curiosità. “Aperto nel 2001, ha fatto un bel po' di passi in avanti fino ad oggi”, continua a riferire la direttrice e storica dell'arte Grazia Spampinato. “Ad oggi, nel 2024, sono le scuole a chiederci le visite guidate”. Possibile ammirare tanti pezzi raffinati: “ad esempio abbiamo la sala delle argenterie, una sala diciamo abbastanza ricca, dove vi sono esposti argenti dal 1400, che sono nello specifico il busto reliquiario di San Cataldo e il braccio di San Giorgio. Fino all'Ottocento questi erano tutti oggetti depositati in Cattedrale, che aveva un suo caveau. Poi, quando è stato istituito il museo, i pezzi più rappresentativi come l'oreficeria sono stati messi in mostra. Mettiamo a disposizione anche dei pannelli esplicativi, per il singolo visitatore che desideri informazioni”.

Tanti anche gli oggetti sacri, antichi, in vetrina. “Sì, sono presenti da noi nella sezione 'ecclesiastica': dal calice pregevole all'ostensorio; dai bracci reliquiari, per esempio, molto rappresentativi della fede e devozione catanesi, anche rari perché non ce ne sono tanti in commercio, ed un calice particolare ornato di corallo, manufatti opera di maestri artigiani e di maestranze che operavano nelle botteghe di argentieri siciliani, fra Palermo, Trapani, Siracusa, Catania, Messina e Acireale”.

Per non parlare dei dipinti suggestivi, o di qualche testo particolare, che attrae il turista: “Non abbiamo una sezione libraria degna di questo nome. Al museo ci sono esposti dei corali che provengono dal Seminario degli antichi corali, testi messi in genere nelle cantorie, delle tribune dove nei monasteri si cantavano i salmi, le glorie, eccetera”. In esposizione anche una piccola sezione dedicata all'archeologia, che può attrarre il visitatore curioso. Spiega la dottoressa Spampinato, che “questa sezione museale ci è stata donata. Si tratta appunto di piccoli pezzi archeologici che sono stati trovati, come anforette e unguentari”.

Dicono di loro.L'atmosfera è di altri tempi”, “atmosfera suggestiva”, “in mostra le origini del Cristianesimo catanese”, “connesso architettonicamente all’adiacente Cattedrale, “custodisce tutto l'arredo mobile storico della Cattedrale stessa e della sede vescovile”, “tesori artistici incredibili”, riguardanti “la chiesa nel suo sviluppo storico”, interessante “collezione di oggetti sacri legati a Sant'Agata e la famosa 'vara' utilizzata per la processione del 4 e 5 febbraio”, “luogo unico in pieno centro”, eccetera. Recensioni online generalmente entusiaste, quelle che si leggono sulla struttura museale e sulle opere in esposizione, nei siti, portali internet turistici e nelle community in genere. Ospiti che negli anni si sono sbizzarriti sul relativo sito internet ufficiale presente sul social network “Facebook” o sul forum web di recensioni “Tripadvisor”, dove fioccano i commenti positivi. C'è chi, come uno dei tanti visitatori, che si firmano, apprezza le due “terrazze panoramiche sovrastanti, che “completano il tour storico-turistico: una veduta da sogno si apre al visitatore. Da un lato e si affaccia su un altro museo quello paesaggistico della città con il suo barocco del centro storico, con l'Etna da sfondo, e il suo mare, con il porto. Lo spettacolo dalla terrazza è bellissimo. Da un lato si può ammirare in tutta la sua enormità piazza del Duomo con l'inconfondibile Fontana dell'Elefante e la lunghissima via Etnea con il vulcano Etna sullo sfondo; dall'altro lato le mura di Carlo V, il porto di Catania con gli Archi della Marina fino al Castello Ursino”. Per poi  concludere il post, dicendo che: “Nel museo si possono ammirare molti arredi sacri della Cattedrale, arredi provenienti da altre chiese della città e da chiese della provincia etnea e una interessante pinacoteca”.

Le 9 sale. È emozionante ammirare le diverse collezioni in un itinerario artistico intriso di storia, in 9 sale e con un ambiente al piano terra che contiene il fercolo di Sant'Agata, in argento finemente cesellato. Nel museo si possono ammirare molti arredi sacri della cattedrale, arredi provenienti da altre chiese della città e da chiese della Diocesi. Esposte raffinate collezioni di arredi liturgici, ed altri pezzi ricchi di sapiente eleganza, provenienti dalla basilica cattedrale e dal palazzo arcivescovile.

Sala Fercolo. Il fercolo, o “vara”, trasporta le reliquie di Sant’Agata patrona della città. Custodito nella omonima sala del Fercolo, si tratta di un prezioso “carro” sul quale vengono portate le reliquie della Patrona Sant'Agata durante le processioni a Lei dedicate. È una pregevole opera di alta oreficeria catanese: il fercolo si presenta a forma di tempietto rettangolare sostenuto da sei piccole colonne corinzie, che reggono una ricca struttura architettonica, una trabeazione, sormontata da una copertura completamente ornata di mascheroni e fogliame disposti a scaglie. Sulla sommità di questa armoniosa costruzione, la croce troneggia sul mondo ‒ un globo ‒ circondata dai simboli della verginità e del martirio della Santa: una corona, un giglio e una palma. La sala del fercolo di Sant'Agata ospita inoltre, in maniera permanente, la mostra "Agathae" che il fotoreporter catanese Fabrizio Villa ha donato al Museo nel 2011.

Completa l'itinerario museale l'affaccio dalle due terrazze. Ecco così dispiegarsi una visuale privilegiata di un panorama indimenticabile. Dalle vedute da sogno tra i tetti della città, si assiste ad un’immersione nella bellezza paesaggistica offerta dall’Etna e dai suoi dintorni, insieme alle splendide architetture barocche di Catania. Dal basso verso l'alto la vista si perde, si disperde, su una via Etnea che a quasi tutte le ore del giorno e della notte è pulsante di vita, un'arteria che taglia in due il centro storico e dove è incessante lo snodarsi di un serpentone umano quasi ininterrotto nella direttrice sud-nord. Via Etnea per buona parte è un continuo camminare, un pullulare di vita, grazie alla sua pedonalizzazione — totale fino all'incrocio dei Quattro Canti, e parziale fino ad arrivare alla Villa Bellini — , ad andamento rettilineo, immersa fra bellezze monumentali ed architettoniche incantevoli: le chiese della Collegiata, dei Minoriti, di San Biagio, del Santissimo Sacramento del Borgo e di Sant'Agata al Borgo; proseguendo con gli antichi palazzi in Barocco siciliano della nobiltà catanese e con gli edifici pubblici. È la via anche degli acquisti, dello shopping gradevole nell'isola pedonale del salotto buono catanese. È naturalmente pure la strada dei tanti tipici locali − fra ristoranti, birrerie, pub e pizzerie −, tra i più frequentati della città.

Il Duomo. A pochi metri di fianco all'ingresso del Museo Diocesano, si presenta a passanti e curiosi la facciata della Cattedrale in tutta la sua imponenza e magnificenza. Un esempio notevole e meraviglioso di barocco catanese, con il suo alternarsi di giochi in chiaro-scuro. Dedicata alla patrona Sant'Agata, la basilica fu edificata tra il 1078 e il 1093 per volontà del conte Ruggero il Normanno. La parte sottostante dell'area della basilica è occupata dai resti delle terme Achilliane, di epoca romana. La Cattedrale fu concepita con funzioni di chiesa-fortezza, proprio in ragione della sua vicinanza al mare. Per la costruzione, nella sua struttura originaria, vennero impiegati dei blocchi lavici squadrati, ricavati prevalentemente da edifici di età romana imperiale. In gran parte distrutta dal sisma catastrofico del 1693, la basilica venne ricostruita a partire dal 1709 dal progetto Girolamo Palazzotto. Il ricco prospetto barocco della facciata si deve invece a Giovan Battista Vaccarini.

Altri tesori di straordinaria bellezza. Spiega la direttrice: “Mettiamo in mostra anche raccolte di monete antiche donate dagli ospiti”. “Per quanto concerne la 'statuaria', “ne abbiamo pochi pezzi: 156 statue in tutto, che sono un po' disseminate nelle sale dei quattro piani del museo”. “Questo aspetto deve essere un po' arricchito”, aggiunge la direttrice del museo. Ma dove e quando nasce un museo in una diocesi? “Nasce laddove non esistono delle condizioni di sicurezza necessarie. I pezzi sono di culto, e per il culto rimangono... come le statue, i calici eccetera. Quando confluiscono e nasce un museo diocesano, è perché appunto non esistono le condizioni di sicurezza nelle chiese del territorio. Allora in questi casi vengono depositate qui da noi, ad esempio, perché sono tutti beni in deposito, non di proprietà, quindi vengono depositati e messi in esposizione. Così calici, reliquiari rimangono a disposizione per il culto, pezzi che vengono prelevati dalle vetrine e portati in Cattedrale perché la maggior parte delle suppellettili proviene proprio dalla Cattedrale e lì vengono ricollocati e quindi riusati in base alle esigenze”.

Si tratta in definitiva di un singolare percorso museale, un “forziere” di bellezze da “mille e una notte”, arricchito da oreficerie, da arredi liturgici che vanno dal 17° al 19° secolo, da paramenti sacri del Seicento e del Settecento, da una pinacoteca e da vari pezzi provenienti sempre dal Duomo e dal Palazzo vescovile.

Un museo “particolare” e la mostra in cantiere. Ancòra la dottoressa Spampinato: “Accogliamo dei prestiti, che però rimangono sempre in uso, per il culto. Quindi è un è un museo un po' particolare”.

Il richiamo turistico e promozionale per visitatori, viaggiatori, curiosi e pellegrini rappresenta comunque sempre una priorità. Nei prossimi mesi infatti, “stiamo lavorando per la richiesta di prestiti di opere che, in collaborazione con la Prefettura e con la Soprintendenza, possano darci la possibilità per realizzare una mostra tutti insieme sui tesori dei monasteri e dei conventi, tesori e beni che in base alla legge Siccardi del 1850 sono stati sottratti agli istituti e agli ordini religiosi e incamerati dal demanio statale. Un patrimonio del fondo edifici di culto e degli ordini religiosi, della provincia di Catania, ma anche parliamo un po' per tutta la Sicilia, con beni che sono stati rinvenuti dopo la sottrazione a benedettini, domenicani, gesuiti e ai vari ordini religiosi. Verranno così messi in mostra dalla fine di aprile, almeno per tre mesi, al Museo Diocesano”. “Stiamo lavorando per questo”.

Esiste all'interno del patrimonio museale in mostra, anche uno “spaccato di quelli che erano i gioielli d'arte prodotti dai monasteri: venti pezzi e tutti rari”.

Un intenditore d'arte al governo dell'Arcidiocesi. Da poco più di due anni, l'arcivescovo monsignor Luigi Renna è alla guida della Chiesa di Catania, subentrato all'attuale arcivescovo emerito Salvatore Gristina. “Il nostro arcivescovo è una persona d'infinita cultura, soprattutto è un intenditore d'arte”, commenta la direttrice. Una guida di tutto rispetto, quindi, al governo dell'arcidiocesi? “È un intenditore d'arte, è un uomo che possiede riferimenti artistici ben precisi. Sa assolutamente coniugare l'arte con la fede, sa cogliere in ogni dipinto la parte artistica, ma anche il messaggio del committente. Dietro a un quadro d'arte sacra, c'è anche un messaggio di fede, un messaggio di luce che va cercato, e monsignor Renna è una persona molto addentrata nell'arte, un cultore che, ripeto, sa coniugare l'arte con la fede”.

Nell'opera d'arte sacra, per apprezzarne la bellezza, c'è da far emergere la visione spirituale dell'artista: “Innanzitutto è importante capire perché nasce, e come si sviluppa; anche dal punto di vista della fede. La rappresentazione artistica è spesso su più piani. Perché su più piani ci sono i fedeli, c'è Dio, c'è lo Spirito Santo. Ecco, il nostro arcivescovo sa assolutamente cogliere in un dipinto la rappresentazione dal punto di vista artistico, su più piani, che sono sempre stratificati”.

Sale enormi e un affaccio sul mondo secolare. “Gli spazi sono enormi. Qui al museo non ci sono problemi di sicurezza nel girare le le sale perché sono molto ampie. Tutto il percorso si fa salendo e scendendo le scale. Abbiamo anche un ascensore, che porta fino alle terrazze panoramiche. Abbiamo l'abbattimento quasi totale delle barriere architettoniche”.

Fra manufatti, addobbi, dipinti e suppellettili, sono presenti in mostra anche tanti gioielli ex voto, “che prima erano nel busto reliquiario di Sant'Agata e poi successivamente musealizzati”.

“La visita guidata, per i gruppi, all'interno di un museo, dura circa un'ora. Il singolo visitatore può anche scegliere di dare semplicemente un'occhiata, e poi di salirsene in terrazza, godere del panorama, oppure può leggere didascalia per didascalia”.

“Per non parlare poi dell'attrazione panoramica sulla città. Due terrazze sommitali, da cui potersi affacciare, che da sole valgono una visita al mondo delle bellezze ecclesiastiche”, riferisce la direttrice e storica dell'arte Spampinato. Strepitosa la vista offerta, fra i molti campanili delle chiese vicine. Da una parte l'Etna e la piazza Duomo, dall’altra parte dell'edificio invece si ammira lo sbocco del porto, gli Archi della Marina, le mura di Carlo V, il Castello Ursino.

Il “trittico” agatino. Una visita consigliatissima è certamente quella da riservare alla sala degli arredi preziosi dedicati alla Santa Vergine e Martire catanese. “La visita al secondo piano del museo si completa con l’attraversamento di un grande ambiente, un tempo sala studio per i seminaristi, che ospita i preziosi arredi dedicati a Sant’Agata”. Nella sala 4ª è esposta, tra le varie suppellettili, anche la porta lignea che fino al 1732 chiudeva il vano entro cui è custodito il busto reliquiario di Sant'Agata: “È l'antica porticina in legno del '600 che chiudeva la stanza dedicata alla Santa; sostituita da una porta in argento, nel 1732. Abbiamo alcuni dipinti che raffigurano il martirio di Sant'Agata e infatti la sala quattro è proprio dedicata alla Santa. Spesso i visitatori entrano da noi come momento ultimo della musealizzazione di quello che può essere la il percorso sulla figura di Sant'Agata, ossia il cosiddetto 'Trittico agatino' e la relativa visita alle chiese a Lei dedicate: La Vetere situata nella piazza omonima, Sant'Agata al Carcere in piazza appunto Santo Carcere e la Fornace o San Biagio in piazza Stesicoro, che sono i siti del martirio della Vergine e Martire catanese”.

Agata, un esempio di vita per devoti e non credenti? Per la dottoressa Spampinato certamente sì, lo è. La Santa, come è noto, visse “a metà del III secolo, a Catania” (da “https://www.comune.catania.it/la-citta/santagata/la-vita/agata-la-buona.aspx”), sappiamo anche che “la tradizione popolare identifica nei ruderi di una villa romana, al centro della città, la casa natale di Agata” (ibid.), quindi “si può supporre che sin dalla più tenera età Agata abbia ricevuto dai genitori una buona educazione e che dal loro esempio abbia appreso il valore delle virtù cristiane”, così come “fuggiva il lusso e la vita mondana, che invece erano al centro degli interessi delle coetanee di pari grado sociale. Cresceva in santità: metteva tutto il suo impegno nelle semplici cose di ogni giorno per imitare e testimoniare Gesù. E fu questo allenamento quotidiano alla rinuncia e al sacrificio che le permise di prepararsi ad affrontare la grande prova del martirio” (ibid.).

Dice Grazia Spampinato: “Stiamo cercando di sfatare una serie di cose non vere che si dicono in giro sulla Patrona Agata, da dove nacque a quale fosse la sua casa”; “anche riguardo ai suoi parenti”. “La figura di Agata deve essere presentata in altro modo, proprio come modello da seguire, di libertà, di ideali, di importanza, e lo facciamo anche attraverso la raffigurazione nei dipinti, attraverso appunto la porta lignea del '400, che noi abbiamo in esposizione al Museo Diocesano”.

Le terme Achilliane con biglietto cumulativo. Edificio oggi sotterraneo di età romano-imperiale, si tratta di un monumento rinvenuto nel Settecento, dopo il disastroso terremoto del 1693. Le Terme Achilliane sono un grande complesso termale, sottostante alla Cattedrale, al Seminario e al Palazzo Senatorio, oggi sede del Comune.

Spiega sempre la storica dell'arte Grazia Spampinato: “C'è la possibilità del biglietto integrato, quindi non posso non citare le Terme Achiliane, che gestiamo noi. Dal museo  infatti si accede allo splendido complesso sotterraneo termale”.

Si tratta di un intricato sistema di canali, per un viaggio anche nelle viscere della città, dove scorre il fiume Amenano le cui acque risalgono in superficie nella vicina fontana dell'Amenano. I resti delle terme, visitabili, sono costituiti da una sala centrale a pianta rettangolare, con quattro pilastri che sostengono volte decorate con tralci di viti e putti. Al centro dell'ambiente si trova una vasca che originariamente era rivestita in marmo.

Dagli arredi sacri al Monastero di piazza Dante. Altra opportunità è rappresentata dalla possibilità di visita, con biglietto cumulativo, del monastero dei Benedettini: a non più di 10 minuti a piedi dal Duomo di Catania, si trova il Monastero di San Nicolò l’Arena, un gioiello del tardo barocco siciliano e complesso benedettino tra i più grandi d’Europa. “Per visitare l’edificio monastico, abbiamo un accordo con Officine Culturali per la visita in successione al Monastero dei Benedettini di piazza Dante”, continua Grazia Spampinato. “Con l'associazione Officine Culturali siamo in contatto ormai da almeno da 10 anni (per info: https://www.officineculturali.net/contatti/). In un primo momento in questo accordo di proposta integrata entrò anche il Comune che metteva a disposizione dei pullman per i visitatori”. Biglietto unico naturalmente, come detto, anche per il tour alle Terme Achilliane.

“In un territorio come quello di Catania”, completa la direttrice, “per rilanciarne lo sviluppo, come viene sempre ribadito, occorre fare rete, coinvolgendo istituzioni e associazioni”.

L'info-point della Regione. Nel caso di gruppetti di turisti che si avvicinano e bussano alle porte d'ingresso del museo, fra via Etnea e piazza Duomo, c'è sempre la possibilità di rivolgersi all'info-point della Regione: “All'interno del museo ospitiamo l'info-point della Regione Sicilia. È importante questa presenza, perché evidentemente l'afflusso di persone che entra qui dentro è continuo. Quindi è un servizio utile. Abbiamo un ritorno anche per noi, perché loro propongono la prima tappa proprio al Museo Diocesano o alle nostre terrazze panoramiche, che sono il nostro fiore all'occhiello. Una terrazza che si affaccia sul porto con una visuale molto ampia sull'affaccio verso il mare, e l'altra terrazza, con sguardo da nord a sud sul versante dell'Etna e quindi su via Etnea”, conclude Grazia Spampinato.

Il tour in dettaglio. Opere che attestano un glorioso passato, trovano ospitalità in particolare nelle prima sala espositiva, dove fanno bella mostra i cimeli di età tardo antica; la sala 2ª raccoglie gli arredi argentei della Cattedrale, il cui apprezzamento estetico è legato alla loro funzione liturgica, con due splendidi reliquiari: quello a braccio di San Giorgio datato 1576 e il reliquiario a busto di San Cataldo della fine del XVI secolo; la terza sala custodisce una selezione di abiti liturgici finemente ricamati con estro e maestria, sacre vesti realizzate con pregiati filati metallici sapientemente fermati sul tessuto di supporto; la quarta sala, al secondo piano, del museo è caratterizzata da un grande ambiente, un tempo sala-studio per i seminaristi e che ospita i preziosi arredi dedicati a Sant’Agata, dove si può cogliere il fasto di una sacra suppellettile realizzata per arricchire l’altare della Cattedrale durante le festività agatine.

Al terzo piano. Altre splendide opere d’arte, collocate al terzo piano, raccontano la fede della diocesi di Catania: la sala 5ª corrisponde alla cappella dell’antico Seminario, voluta dal cardinale Giuseppe Francica Nava; qui una grande teca con vetrine orizzontali, raccoglie diversi cimeli appartenuti ad alcuni vescovi che hanno guidato la diocesi catanese, fra l'Ottocento e il Novecento.

La sala 6ª custodisce opere provenienti da chiese della città e della diocesi, tra le quali di particolare pregio sono il busto di San Giuliano, proveniente dall’omonimo monastero catanese; così come il prezioso paliotto – arredo che ricopre la facciata anteriore di un altare – con l’Assunzione della Vergine fra Davide e Salomone, realizzato in argento con inserti in pietre dure, ed altre testimonianze della ricchezza e del prestigio del monastero dei Benedettini di San Nicolò di Catania.

Nella pinacoteca del museo, nella sala 7ª, spiccano antichi e preziosi dipinti, in precedenza custoditi in Cattedrale in seguito alle vicende determinate dalla soppressione degli ordini monastici, decretata dalle leggi Siccardi nel 1866: spiccano due tavole trecentesche entrambe parti di polittici smembrati; la Sacra Famiglia, dipinto su tavola del greco Bernardino Niger, attivo a Catania nella seconda metà del Cinquecento, il quale è inoltre l'autore della celebre pala d’altare raffigurante il martirio di Sant’Agata, posta sull’altare maggiore del Santuario di Sant’Agata al Carcere. Poi tele seicentesche, con testimonianze di àmbito caravaggesco, esposte inoltre, alcune opere inedite che evidenziano aspetti del panorama della pittura settecentesca a Catania nel momento in cui, completata la ricostruzione degli edifici, tutte le chiese si apprestavano ad adornarne gli altari con nuovi dipinti.

La sala VIII accoglie in esposizione alcuni arredi lignei, come il “casciarizzo”, una suppellettile dipinta del monastero di San Placido del 1753; poi una fastosa consolle settecentesca, che suggerisce la varietà degli ornati nelle sacrestie catanesi del Settecento; la sala ospita in aggiunta anche il prezioso contenuto di questi armadi: esempi di paramenti liturgici, in prevalenza settecenteschi. Dalla Chiesa dell’Indirizzo provengono anche interessanti tessuti: un paramento liturgico in terzo in “gros de Tours” laminato, di fattura francese, degli inizi del secolo. Tra i ricami spiccano le pianete bianche ‒ paramenti indossati dal sacerdote durante la celebrazione eucaristica ‒ ricamate in oro e sete policrome del monastero di San Nicolò e la pianeta del parato in terzo rosaceo del monastero di San Benedetto, su cui il ricamo intesse un originale motivo a rombi e fiocchetti.

Info utili. Apertura da lunedì a sabato dalle ore 9.00  alle 13.00. Martedì e giovedì aperti anche nel pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 18.00. Domenica e festivi su prenotazione. Email: museo@museodiocesanocatania.com . Indirizzo: piazza Duomo  ̶ Via Etnea 8 - 95121 Catania. Tel. 095 281635. Sito internet: https://museodiocesanocatania.com/.

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