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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Belpasso

Arcivescovo Renna: "La mafia è un mostro che non porta ricchezza, ma povertà, disperazione e lacrime"

Sono le parole pronunciate durante la posa delle stele commemorativa di Caponnetto a Belpasso. La sua fine era avvenuta in modo atroce per mano del boss Aldo Carmelo Navarria, assieme ad altri complici. A consentire di ricostruire il delitto, il collaboratore di giustizia Francesco Carmeci

"Per noi è importante ricordare i veri eroi del nostro tempo. Martiri che hanno combattuto per la libertà di tutto il territorio e per la libertà del lavoro e dell'impresa in questa zona, è fondamentale. La mafia è un mostro che non porta ricchezza, ma povertà, disperazione, lacrime. Porta con sé il carcere e la divisione delle famiglie intrappolate in questa morsa. Renato Caponnetto e la sua famiglia hanno dimostrato una grande dignità. È la dignità di continuare sulla scia di chi non ha avuto paura ad opporsi al racket". Sono le parole dell'arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, pronunciate a Belpasso in occasione della cerimonia commemorativa dedicata all'imprenditore agricolo, vittima della mafia l'8 aprile del 2015. Una stele, posta in via Palmintelli, rende omaggio ad un uomo che si è opposto alla prevaricazione mafiosa. A fianco alla sorella Maddalena, socia dell'associazione antiracket "Libera Impresa, e alle istituzioni locali, non è mancata la presenza del vescovo.

"Oggi sappiamo che quest'uomo non è più solo - ha sottolineato Renna - e che c'è lo Stato, così come la Chiesa e le forze della magistratura sono al suo fianco. La morte di Renato Caponnetto sia un monito per tutti coloro che continuano ad essere al soldo della mafia e hanno perso la loro dignità. Renato Caponnetto questa dignità non l'ha barattata con nulla: un vero padre, un vero marito, un vero cittadino". Il giovane imprenditore aveva dimostrato coraggio e ha sacrificato la sua vita piuttosto che piegarsi alle logiche criminali, affermando i valori della famiglia e della libertà d'impresa. La sua fine era avvenuta in modo atroce per mano del boss Aldo Carmelo Navarria, assieme ad altri complici. A consentire di ricostruire il delitto, il collaboratore di giustizia Francesco Carmeci.

“Ho provato una grande commozione durante la commemorazione di Renato Caponnetto, l'imprenditore agricolo ucciso barbaramente dalla mafia l’8 aprile del 2015 perché non avrebbe ceduto alle solite logiche estorsive - ha aggiunto il sindaco di Belpasso Carlo Caputo - Una vita spezzata a soli 45 anni. Un padre di famiglia prima rapito, poi torturato, ucciso e infine dato alle fiamme. Una storia disumana che fa male solo ad ascoltarla”, dichiara il sindaco di Belpasso Carlo Caputo.

“Sono il Sindaco di Belpasso, il paese che era di Giuseppe Pulvirenti - "u mappassotu" - ma che oggi è il paese che in tanti modi e in tanti momenti si è ribellato con coraggio. In questi anni il Comune di Belpasso si è costituito due volte parte civile in processi di mafia, cosa mai accaduta prima. Il comune di Belpasso è stato l’unico soggetto ammesso come parte civile nell’ambito del processo “Araba Fenice” nei confronti di Aldo Navarria e altri quattro affiliati al clan, condannati per l'omicidio Caponnetto e per altri reati di criminalità organizzata. La Cassazione ci ha confermato un risarcimento di 30mila euro per danno all’immagine”, conclude il sindaco.

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