rotate-mobile
Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Librino

"Noi siamo Arena", lo spaccio al viale Moncada tra ruoli e ambizioni di espansione

Al viale Moncada 12, palazzina E, tutto si svolge come una "normale" giornata di lavoro: perlustrazione dell’area, distribuzione delle radio ricetrasmittenti e disposizioni operative impartite. Anche ricerca personale e mire espansionistiche. E' quanto ricostruito nelle carte dell'operazione "Terzo capitolo" su indagini della squadra mobile della Questura etnea

Strade, piazze, edifici, incroci di un quartiere come Librino si adattano continuamente alle esigenze delle organizzazioni criminali che vi "lavorano". Come in una grande società, i ruoli sono ben definiti e si fa fronte alle varie situazioni di emergenza. Un arresto non blocca certo l'attività. Si chiama "resilienza" anche qui. Il sistema di spaccio non viene certo compromesso dalle vicissitudini personali degli spacciatori, in quanto il meccanismo di vendita - ben consolidato ed organizzato -  continua a funzionare a pieno regime grazie alla presenza di altri membri del gruppo pronti a sostituire i colleghi assenti.

Tutto si svolge come una "normale" giornata di lavoro. Al viale Moncada 12, palazzina E, si inizia con una perlustrazione dell’area intorno alle ore 15:30 per assicurarsi dell’assenza di minacce. Seguono la distribuzione delle radio ricetrasmittenti e le disposizioni operative impartite ai membri dell’organizzazione. Un'organizzazione precisa e attenta di un business che non conosce purtroppo crisi, quello della droga. 

Ruoli direttivi ed organizzativi

Come in tutti gli ambienti lavorativi, c'è chi dirige e coordina il lavoro dei "dipendenti". C'è chi lo fa dal carcere, come Massimiliano Arena. Chi, invece, sul posto come Rosario Turchetti. Poi viene arrestato anche lui e, come succede nelle "grandi famiglie aziendali", il posto è riservato al figlio. Una sorta di "figlio raccomandato" che si può trovare in ogni contesto lavorativo. Marco Turchetti, così, subentra al padre. Ha ricevuto istruzioni dettagliate ed è pronto: può controllare la piazza di spaccio. Almeno fino a quando non ritorna in libertà il padre. 

Arena, in qualità di promotore e direttore, coordina le attività di acquisto, vendita, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, impartendo ordini e direttive dal carcere, attraverso cellulari illegalmente introdotti. Turchetti senior e Turchetti junior in qualità di organizzatori, seguono le direttive. Controllano il territorio di operatività, imponendosi anche con violenza e minacce. Partecipano a incontri con esponenti del clan “Cappello-Bonaccorsi” e del clan dei “Cursoti Milanesi”, per definire i rapporti economici legati al controllo del territorio e alle forniture di stupefacenti. 

Arena è da tutti considerato il leader. E le sue istruzioni e decisioni sono importanti, anche ricorrendo a metodi violenti. "Te lo giuro sulla vita dei miei figli che non li devo vedere crescere, ti vengo a cercare anche nel buco più piccolo del mondo e se tu sparisci ci va di mezzo tua mamma e le tue sorelle. Li butto fuori di casa e mi prendo la casa. Potete chiamare Polizia e ‘malandrini’ ve ne potete andare via, lo stai capendo? Iniziando da adesso rimani qui come un ‘cesso’ a lavorare senza soldi ed appena sparisci ci va di mezzo tua mamma... sai cosa faccio? mando quei due lì sopra a tua mamma la faccio volare dal balcone e le tue sorelle li faccio scendere dalle scale... li butto a tutti fuori all’acqua ed al vento...". Sono le minacce che Turchetti junior rivolge a uno dei "dipendenti" responsabile, secondo lui, del cattivo andamento dello spaccio. E poi conclude: "Contro di noi non ci si deve mettere...". E ancora, "noi possiamo comprare da ‘Mussi’ ( lo stupefacente) e ce lo devono dare buono, lo possiamo comprare dai ‘Ceusi’ e ce lo devono dare buono, a noi lo devono dare buono...noi siamo Arena!”.

"L'azienda dello spaccio" cresce, si cercano "lavoratori"

In un passaggio dell'ordinanza, nel 2022, Marco Turchetti esprime la necessità di trovare un altro individuo esperto da coinvolgere nell’attività della piazza di spaccio, data l’alta domanda di droga. Tra i nomi proposti, c'è un soggetto di nome “Salvuccio", descritto come una persona esperta che ha già scontato 14 anni di carcere e ha conoscenze tra le forze dell’ordine, "un requisito importante per il ruolo di vigilanza nella piazza di spaccio", si legge nelle carte dell'inchiesta.

In un altro passaggio ancora, si discute della possibilità di cambiare l’organizzazione della piazza di spaccio e si considera l’acquisto di un immobile per svolgere meglio l’attività illecita. Tuttavia, la preoccupazione riguardo all’acquisto di una casa in un condominio è legata al timore che qualche vicino possa chiamare le forze dell’ordine. Da qui l'idea anche di aprire una piazza con un turno di lavoro esclusivamente notturno, compreso tra le ore 1:30 e le 6:00, in modo da complementare le due piazze di spaccio già attive.

Risultato: una gestione h24 al viale Moncada. Ma per fare questo salto di qualità, bisogna reclutare altri membri. Si porta come esempio “Piripicchio” che comanda tre piazze di spaccio e ha trenta ragazzi a sua disposizione. Un'analisi della concorrenza per pianificare una strategia aziendale. Anche nello spaccio.

Cataniatoday è anche su Whatsapp. Clicca qui per seguire il nostro canale

Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

CataniaToday è in caricamento