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Cronaca

Armi e droga, sgominati due clan: arrestato il neomelodico "Graziano"

Criminali di Catania, vicino a Cosa nostra, che trafficavano cocaina, marijuana, hashish e crack sono stati arrestati dalla Guardia di finanza del capoluogo etneo che ha eseguito un'ordinanza cautelare per 25 persone

Criminali di Catania, vicino a Cosa nostra, che trafficavano cocaina, marijuana, hashish e crack sono stati arrestati dalla Guardia di finanza del capoluogo etneo che ha eseguito un'ordinanza cautelare per 25 persone. Il provvedimento del gip, su richiesta della Dda, dispone il carcere per 21 indagati e i domiciliari per altri quattro. E' stato eseguito da militari del Comando provinciale di Catania supportato da quelli di Roma, Napoli, Palermo e dal Gruppo Aeronavale di Messina. Contestato il traffico illecito di sostanze stupefacenti, con le aggravanti di avere agevolato la famiglia Santapaola-Ercolano e di detenere armi. + in corso il sequestro di un'attività imprenditoriale e di due immobili. L'indagine 'Shoes' del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania ha fatto luce su clan catanesi riforniti da formazioni criminali campane, albanesi, calabresi e laziali con l'arresto in flagranza di sei corrieri di droga e il sequestro di 4 kg di cocaina, 52 kg di marijuana e 25 kg di hashish.

I nomi degli arrestati

I dettagli dell'operazione

L'indagine dei finanzieri del Gico di Catania (Gruppo Operativo Antidroga, G.O.A.), ha permesso di individuare, tra gennaio 2017 e novembre 2018, molteplici gruppi criminali organizzati (catanesi riforniti da formazioni criminali campane, albanesi, calabresi e laziali) attraverso l’arresto  per traffico di stupefacenti di 6 soggetti e al contestuale sequestro, in più frangenti, di oltre 4 chili di cocaina, 52 di marijuana e  25 circa di hashish. Gli stupefacenti sequestrati, destinati al mercato della Sicilia orientale, avrebbero fruttato alle strutturate compagini criminali etnee proventi per 2,5 milioni di euro. Nel dettaglio, l’indagine dei Finanzieri del Gico di Catania trae la sua origine dallo sviluppo diretto delle evidenze emerse in un distinto procedimento penale (Operazione “Stop and Go”, Guardia di Finanza Catania) che portò, nel maggio 2019, all’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari in carcere emessa dal Gip del Tribunale etneo nei confronti di 16 persone espressione di due distinte compagini associative, aventi la loro base operativa a Catania con ramificazioni attive in Italia (Torino, Siena e Reggio Calabria) e all’estero (Spagna e Sud America).

Operazione "Shoes", le intercettazioni

L’odierna operazione “Shoes” ha permesso di tracciare i traffici criminali condotti da due associazioni armate finalizzate al traffico di stupefacenti, una delle quali operativa anche allo scopo di agevolare Cosa Nostra etnea (gruppo criminale “ottantapalmi” poi assorbito dai “Nizza”) mediante la destinazione di parte dei proventi illeciti alle famiglie dei detenuti. Il primo sodalizio era capeggiato da Giuseppe Vasta (del 1988), già noto alle cronache giudiziarie per essere stato tratto in arresto, nel quartiere Zia Lisa, con 1,3 kg di cocaina nascosta tra salumi nonché per la detenzione illegale di un’arma clandestina e munizioni. Vasta rappresentava, nell'operazione “Stop and go”, uno dei principali collettori di rilevanti quantitativi di hashish ed eroina forniti dai fratelli Maggiore Alfio Giuseppe (del 1988) detto “Graziano” (cantante neomelodico catanese noto per i suoi pezzi in napoletano), Giuseppe e Orazio Valentino per essere poi rivenduti all’ingrosso ai fornitori di piazze di spaccio nei quartieri catanesi di Librino, San Cristoforo e Villaggio Sant’Agata.

Tra gennaio e giugno 2017, Giuseppe Vasta, soprannominato “Bakù” dai fornitori partenopei in onore di una nota piazza di spaccio di Scampia (chalet Bakù), promuoveva e dirigeva l’associazione attraverso la collaborazione di “Graziano” Maggiore, dei suoi cognati Agatino Maurizio Ventimiglia (del 1974) e Giovanni Papa (del 1973), di Cristoforo Crisafulli (del 1983) detto “Cristian”, i quali curavano sia la fase di reperimento ed acquisto dello stupefacente dai fornitori che quella successiva di vendita nel territorio di Catania.

Il gruppo Vasta

Anche durante il periodo di detenzione in carcere, Vasta, come dimostrato in alcune delle conversazioni telefoniche intercettate, per il tramite della consorte, impartiva precise direttive per la prosecuzione dei suoi illeciti traffici. Il gruppo “Vasta” si approvvigionava stabilmente, mediante collaudati sistemi di comunicazione tesi a eludere anche eventuali intercettazioni telefoniche in atto, dalle seguenti formazioni criminali: un sodalizio operante a Castellammare di Stabia (NA) per la fornitura di cocaina, costituita da Catello Gargiulo (del 1974) detto “Nello Marijuana”, Maurizio Vitale (del 1987), Fortunato Vitale (del 1973) e Antonio  Pane (del 1987); quest’ultimo, oggi ristretto agli arresti domiciliari, veniva tratto in arresto (nell’aprile del 2017) all’uscita dal casello autostradale di Acireale quando, dopo l’intimazione dell’alt imposto dalla pattuglia dei Finanzieri operanti, provava a nascondere, lanciandoli dal finestrino del veicolo di cui era alla guida, due involucri scuri contenenti 2 chili di cocaina.

Altro arresto e contestuale sequestro di 2 chili di cocaina, avveniva nel luglio del 2017, presso il casello autostradale di San Gregorio di Catania, quando uno dei corrieri dell’organizzazione veniva sorpreso a trasportare in un “doppio fondo” di un’autovettura il prezioso carico. Un secondo canale di fornitori, stanziati tra Scordia e Militello in Val di Catania, era rappresentato da Carmelo Straniero (del 1971), Straniero Giovanni Nicolò (cl.1991) e Dammone Sessa Gaetano (cl.1989), trafficanti di marijuana. Nel settembre 2017, sulla strada provinciale 69 direzione Catania, a riscontro dell’operatività del gruppo di fornitori a favore del sodalizio capeggiato da Vasta, veniva tratto in arresto un corriere catanese che trasportava oltre 10 kg di marijuana nascosti nel portabagagli di un’autovettura presa a noleggio.

La base logistica nel Lazio

Un’ulteriore catena fornitrice aveva la sua base logistica nel Lazio ed era rappresentata da due soggetti di nazionalità albanese: Shkrela Klodian (del 1984) e Sotiri Rodolf, (del 1975) – che insieme a Salvatore Catania (del 1983) trasportavano a beneficio degli uomini di Vasta rilevanti quantitativi di marijuana e hashish. Due le operazioni di riscontro concluse, su questo fronte, dai Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania: nel settembre del 2018, al casello autostradale di San Gregorio di Catania, arresto di un responsabile e sequestro di 25 chili circa di hashish nascosti a bordo di un autoarticolato tra pedane e bancali di legno; a fine novembre del 2018, arresto di 2 corrieri catanesi e sequestro di 42 chili di marijuana rintracciata nel bagagliaio della loro autovettura fermata all’uscita dell’autostrada Messina- Catania.

Il traffico di armi

Ulteriore attività di riscontro della disponibilità di armi da parte del Gruppo “Vasta” veniva messa a segno nel settembre del 2017, quando, i Finanzieri del Gico, nel quartiere di San Berillo Nuovo (Corso Indipendenza, Catania), traevano in arresto 2 soggetti in possesso di un arsenale costituito da un fucile mitragliatore ak 47 kalashnikov, 3 revolver, 1 pistola semiautomatica e circa 500 cartucce di vario calibro, alcuni passamontagna e oltre un chilo di marijuana. Il secondo focus investigativo dell’operazione “Shoes” era rappresentato dall’associazione armata capeggiata da Sebastiano Sozzi (del 1982), detto “Davide”, promotore e coordinatore di un’attività di spaccio di stupefacenti nel territorio di Catania, il quale si procurava cocaina e “crack” da fornitori catanesi e calabresi e gestiva la lucrosa attività unitamente alla moglie  Silvana Mirabella (del 1980) incaricata della contabilità dei crediti vantati nei confronti degli acquirenti e della suddivisione in dosi. Altri sodali del gruppo “Sozzi” erano Francesca Patrocelli (del 1985), con il ruolo di magazziniere, Antonino Mirko Guglielmino (del 1992), detto “Nino Coccolino”, organizzatore della fiorente piazza di spaccio di via Alogna (Quartiere San Cristoforo, Catania), Salvatore Amato (del 1998), Roberto Spampinato (del 1971), Antonino Fuselli (del 1974) e Cristofaro Angelo (del 1957) con lo specifico ruolo di “broker” nell’acquisizione e rivendita all’ingrosso e al dettaglio degli stupefacenti oltreché di recupero di eventuali crediti da forniture di stupefacenti scaduti e non saldati.

Al sodalizio prendevano parte anche Angelo Pasqualino (del 1982), detto “Angelo il palermitano”, e Maurizio Valenti (del 1974), quali stabili fornitori. I proventi del traffico di stupefacenti, oltre che essere ripartiti tra gli affiliati in relazione alle mansioni svolte, erano destinati da Sozzi anche alle famiglie di alcuni affiliati in carcere del gruppo mafioso catanese di cui questi, per sua stessa ammissione, faceva parte, ovvero il clan “Santapaola - gruppo Nizza”.

Numerose le conversazioni intercettate nelle quali Sozzi, contrariato dalla gestione non adeguatamente redditizia di via Alogna da parte di Guglielmino e successivamente preoccupato per il suo arresto avvenuto nel febbraio del 2018 per spaccio di cocaina, palesava la necessità di affidare la piazza a soggetti in grado di garantire introiti superiori anche per sostenere adeguatamente le famiglie dei detenuti i quali, all’atto della loro carcerazione, avevano in Sozzi riposto la fiducia affidandogli il controllo delle loro piazze.

Tra questi detenuti figuravano, tra gli altri, Salvatore Amato (cdel 1955), detto “Turi Amato”, storico esponente di spicco del clan Santapaola, reggente del gruppo “Ottantapalmi”, coniugato con Grazia Santapaola (del 1957) cugina di primo grado del boss “Nitto” Santapaola; Amato Alfio (del.1980), anch’egli esponente di rilevo del clan Santapaola e Scuderi Francesco, detto “Niculitto”, genero dei coniugi Amato-Santapaola.

“Turi” Amato, storico capo del gruppo degli “Ottantapalmi”, aveva gestito, tra le altre, la piazza di via Alogna e i ricavi dello spaccio erano sempre stati destinati dagli Amato al mantenimento dei detenuti del gruppo ed alla cassa comune del clan mafioso. "Gli odierni provvedimenti cautelari sono completati dall’esecuzione della misura reale del sequestro preventivo finalizzato alla confisca di sproporzione adottata nei confronti di Giuseppe Vasta della ditta Individuale Giuffrida Isabella, denominata “Bar Rocher”, avente la sua sede d’esercizio a Catania in via Acquicella, attività intrapresa nel gennaio del 2018 - si legge nella nota della Procura -Nell’ultimo decennio, il nucleo familiare di Vasta ha conseguito e dichiarato un reddito complessivo di circa 6 mila euro assolutamente non adeguato a fronteggiare le spese sostenute in ragione delle quali viene in rilievo una complessiva sproporzione di circa 350.000 euro rappresentata dagli specialisti delle Fiamme Gialle quale prima significativa traccia dell’avvenuta immissione nel circuito legale di capitali di illecita provenienza", conclude.

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