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Cronaca

La droga come merce di scambio per ottenere altri stupefacenti, il traffico tra Caltanissetta e Catania: i nomi degli arrestati

Secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di stupefacente immesso sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2 kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro. I catanesi coinvolti nell'operazione sono appartanenti al clan Cappello

Le indagini, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia della Procura di Caltanissetta, iniziate alla fine del 2018, hanno consentito di tracciare le linee operative di "Cosa nostra" in territorio gelese. Due i gruppi attivi: quello Rinzivillo e quello Emmanuello. Da qui il nome dell’operazione, “Ianus”: una delle divinità più antiche, solitamente raffigurata con due volti cosiddetto "Giano Bifronte", proprio a sottolineare i due volti di "Cosa nostra". Sei gli arresti a Catania, appartenenti al clan Cappelo.

Le indagini

L’indagine dei poliziotti della squadra mobile, Sisco Caltanissetta e commissariato di Gela - ha consentito di far emergere gravi indizi anche in ordine agli ingenti investimenti dell’organizzazione mafiosa operante a Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana.

"La droga veniva utilizzata come merce di scambio per ottenere sostanze stupefacenti di altro genere quale cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi. Oltre la droga, tra Catania e Caltanissetta, anche il traffico di armi", spiega a CataniaToday il vice questore aggiunto, Antonino Ciavola, capo della squadra mobile di Caltanissetta. In dettaglio, tra "Cosa nostra" gelese e soggetti legati alla ‘ndrangheta calabrese e alla ‘ndrina Longo di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese, il traffico di droga consisteva per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di marijuana. Ciò è stato ricostruito grazie alle intercettazioni di conversazioni tra gli indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta sui 1000 chili circa.

Confrerenza stampa Ianus 2

Gli arrestati catanesi  

SCILIO Carmelo, nato a Catania il 19/07/1974;
SCORDINO Giuliano Giovanni, nato a Catania il 28/03/1996;
SCUDERI Luigi, nato a Catania il 10/11/1988;
SICURELLA Giuseppe, nato a Catania il 23/02/2000;
TOMASELLI Mario, nato a Catania il 15/08/1956;

DOMICOLI Giuseppe, nato a Catania il 12/10/1989

Operazione antimafia della Dda di Caltanissetta, arresti anche a Catania | video

Le intercettazioni

Operazione "Ianus", in azione 500 uomini della polizia: 1000 chili circa di marijuana sequestrati | Video

Il traffico tra Caltanissetta e Catania

Secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di stupefacente immesso sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2 kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro. L’indagine ha altresì fatto luce anche in ordine ai rapporti tra cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela "Stidda", consentendo alcuni incontri tra i rispettivi vertici.

Durante l’attività investigativa è emersa anche la disponibilità di armi ed esplosivi: uno degli indagati è stato trovato in possesso di un ordigno rudimentale, che gli artificieri della polizia, prontamente intervenuti, hanno fatto brillare in piena sicurezza. La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, è emersa anche dal tenore delle conversazioni captate. Sequestrato anche un kalashnikov a uno degli arrestati catanesi, Giuseppe Domicoli. Oltre alle misure cautelari, la polizia ha proceduto al sequestro preventivo di una villa con piscina sita a Gela ed un’auto di grossa cilindrata.

Aggiornamento del 4/04/2024 - Nota dell'avvocato Carmelo Speranza: "Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta con dispositivo depositato in data odierna ha escluso la sussistenza di gravi indizi a carico del Domicoli dal reato associativo contestato, nonché la sussistenza dell'aggravante prevista dall'art. 416bis.1 c.p. per tutti i reati allo stesso contestati".

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