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Lunedì, 29 Aprile 2024
Voci dalle città

Reddito di cittadinanza addio, come vivere senza soldi

Non avere abbastanza per mangiare e per la scuola dei figli. Il dramma di chi il lavoro non lo trova: "Dopo i 55 anni non ci chiama nessuno"

C'erano quest'anno trecentosessantacinque giorni per sospendere il reddito di cittadinanza. Il governo ha scelto inizio agosto, quando gli impiegati di Inps e comuni vanno in ferie. E trovare lavoro o almeno iscriversi a un corso di formazione, con le aziende e le scuole chiuse, è un'illusione. Non parliamo qui dei soliti furbi, che non avevano diritto all'erre-di-ci e l'hanno ottenuto. Come spacciatori, ladri, truffatori, pregiudicati apparsi nelle cronache di questi anni: loro probabilmente un datore di lavoro, una fabbrica, un ufficio li hanno già trovati. Da svaligiare, ovviamente. Parliamo invece della grande maggioranza di persone per bene e bisognose che si sono affidate allo Stato e, nel giro di un sms, sono state abbandonate.

Il ministro dell'Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, impegnato il primo agosto alla presentazione dei campionati europei di pallavolo, chiude la questione delle proteste di queste ore con due parole: "Era previsto". Ma da tutta Italia, anche attraverso le nostre redazioni cittadine, sale la paura di decine di migliaia di persone che non sanno più come mangiare, pagare l'affitto, rimborsare le rate dei debiti, garantire gli studi ai figli. È vero che chi è in grado dovrebbe trovarsi un lavoro: ma non sempre, magari dopo i 55 anni, è così facile, e poi proprio in agosto? Ed è anche vero che chi aveva diritto a mantenere il sussidio, riceverà tutto in ottobre con gli arretrati. Ma da qui a ottobre, cosa si mette nel piatto?

La rabbia dopo la sorpresa

Le persone rimaste senza reddito sono 250mila in tutta Italia, 169mila famiglie. E forse, nelle loro valutazioni, la premier Giorgia Meloni e la ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, ritengono siano un numero trascurabile, sui 59 milioni di italiani. Un numero insufficiente a mobilitare dissenso e manifestazioni. Ma provincia dopo provincia, coda dopo coda davanti agli sportelli, rabbia e disperazione si stanno sostituendo al primo effetto sorpresa. Cominciamo dal Veneto.

L'sms che sospende il reddito di cittadinanza (foto V. Altimari)-2

"In provincia di Venezia il costo complessivo della misura si attesta attorno ai due milioni di euro – spiega a VeneziaToday Daniele Giordano, segretario generale della Cgil cittadina – con un importo medio erogato di 498 euro a famiglia. Stimiamo quindi che il taglio produca un risparmio di circa 600mila euro". Sono 1.300 le famiglie veneziane e del circondario lasciate senza reddito, su un totale di 2.141 beneficiari.

Venezia è un modello di riferimento per valutare la possibilità di inserimento dei disoccupati nel mercato del lavoro: ci sono il polo cantieristico di Marghera e il suo ampio indotto, il turismo e la manovalanza alberghiera. Occupazioni affidate soprattutto a lavoratori stranieri, anche per gli stipendi da sfruttamento, insufficienti a mantenere un alloggio autonomo e una famiglia. A meno di non convivere in dieci, dentro appartamenti dormitorio affittati soltanto a single.

"Non venite allo sportello"

Ma l'economia veneziana sarà in grado di assorbire quanti, tra i disoccupati senza più reddito, non potranno dimostrare fragilità e ottenere così un prolungamento del sussidio statale? La risposta è no. "Da gennaio a giugno 2023 sono state 9.811 le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro raccolte dai centri per l'impiego veneziani – risponde il segretario della Cgil –. Le dichiarazioni presentate dai disoccupati e dagli inoccupati in cerca di lavoro sarebbero quindi il doppio rispetto al numero totale di persone che ricevono il reddito nella nostra provincia. Ci chiediamo come dovrebbero fare i centri per l'impiego a far fronte a un numero di richieste che già adesso è enorme". 

Come gli schiavi dei pomodori - di Fabrizio Gatti

Gli assessori nelle regioni governate dal centrodestra cercano di ridimensionare il problema. "Aiutare le persone significa accompagnarle al lavoro, offrendo loro gli strumenti per raggiungere l'autonomia economica, anche attraverso percorsi di formazione professionale – dice a PadovaOggi l'assessora veneta al Lavoro, Elena Donazzan –. Per questo il mese di luglio rappresenta un punto di svolta per le politiche italiane di sostegno al reddito".

L'assessora Elena Donazzan con il patriarca di Venezia (foto Gilardi-LaPresse)

Stessa linea in Liguria, con l'assessora regionale ai Servizi sociali, Lorenza Rosso: "Le persone in stato di fragilità – spiega a GenovaToday – che quindi non possono prestare attività lavorativa, perché magari hanno figli disabili o minori, oppure sono inabili al lavoro, sono prese in carico dai servizi sociali: in questo caso non si perde il reddito di cittadinanza fino al 31 dodici 2023. Dopo questa data arriverà l'assegno di inclusione. Poi ci sono coloro che percepivano il reddito di cittadinanza attraverso i centri per l'impiego. Si tratta di persone abili al lavoro: per questi il reddito di cittadinanza si sospende dopo sette mesi, come previsto dalla legge di bilancio, ma a partire dall'1 settembre potranno richiedere la Sfl, questa misura di supporto alla formazione e al lavoro e continueranno a percepire un importo con questo scopo, per poi arrivare all'inserimento al lavoro. Non si rechino tutti ai servizi sociali, perché fanno code inutili per poi sentirsi dire che non dipende da noi: loro devono rivolgersi ai centri per l'impiego o all'Inps". Nel frattempo, da oggi al rilascio della Sfl, come si vive?

In fila per il pacco alimentare

In Liguria magari è più semplice campare senza soldi, visto che la regione si affaccia su un mare pescoso. Ma in una città come Roma non è per niente facile. "Io ho 56 anni – racconta a RomaToday Luciana–. La mia è una situazione particolare. Sono un nucleo monogenitoriale, ho un figlio di 21 anni a mio carico, studia, fa l'università. Per cui questa casistica non è stata assolutamente presa in considerazione dal governo. Ho lavorato dieci anni al call-center di Trenitalia. Biglietteria telefonica, gestione delle utenze online, con un contratto a tempo indeterminato. Fino a quando non è subentrata Almaviva, perché la mia società ha perso l'appalto. Noi siamo usciti e loro sono entrati. Questo nel 2012 e da allora sono iniziati veramente i problemi. Da allora non sono riuscita più a inserirmi nel mondo del lavoro, come avrei voluto. Ho fatto dei colloqui, non ero in linea con la figura che volevano collocare. Ho partecipato anche a dei bandi: bando del giardiniere, del Comune di Roma, il bando per operatore giudiziario. Con esiti sempre negativi. Ho preso il reddito di cittadinanza per due rinnovi. Sarebbe scaduto a novembre. Mi ha aiutato tanto. Perché io ho l'affitto, pago 600 euro di affitto, 70 di condominio e le bollette".

Cinquantenni fuori mercato - di Veronica Altimari

"Tra una settimana avrò 59 anni – rivela a RomaToday Ida, dopo aver ricevuto l'sms che annuncia la sospensione del reddito –. Io sono in Italia da quarant'anni e questa per me è la mia seconda terra. Io prima avevo la casa di 70 metri quadri. Avevo tutto. Stavo benissimo, lavoravo, facevo una bella vita. Ma purtroppo la vita mi ha schiaffeggiata. Ho perso il lavoro, ho perso un figlio, ho perso la casa. Sono stata sfrattata nel 2016 per motivi economici e anche per la mia malattia. Durante il covid la situazione è peggiorata. Sono venuta qui da Nonna Roma per essere aiutata. E da quel momento io ricevo il reddito di cittadinanza. Mi ha salvata. Posso andare a fare la spesa. Posso entrare in farmacia tranquillamente, chiedo la medicina che mi prescrive il medico. Prima non potevo farlo. Credevo che avessero un pizzico di sensibilità umana: chiamano le persone e verificano se lo possono o non lo possono togliere. E invece [l'sms] mi è arrivato così: per loro è una indifferenza, ma per noi ci colpisce moltissimo, perché la nostra speranza è in quei pochi soldi per sopravvivere".

Uno degli striscioni durante la protesta a Napoli

Nonna Roma, l'associazione che ha accolto Ida e Luciana, nell'ultimo anno ha registrato un incremento del 25 per cento delle richieste di sostegno: alimentari, scuola, affitti. "Da una piccola indagine fatta tra i nostri nuclei familiari – spiega Alberto Campailla, il presidente di Nonna Roma – quasi il 50 per cento dei nuclei perderà il reddito di cittadinanza". Anche Luciana è già stata allo sportello dei servizi sociali: "Ma mi hanno detto che loro non sono un centro per l'impiego e non possono fare nulla".

Le città dei record

Nella città di Rimini, grazie anche ai lavori stagionali, sono cento le famiglie che dal primo agosto hanno perso il reddito di cittadinanza. La loro protesta è stata raccolta da Sinistra italiana e da Potere al popolo, così come a Pisa, dove è stata annunciata una manifestazione davanti alla sede dell'Inps. In Toscana, secondo l'Istituto regionale per la programmazione economica, sono in tutto 20mila le persone coinvolte dall'interruzione del sussidio statale, sulle 53mila che a giugno hanno ricevuto un sostegno medio di 533 euro.

Così finiremo per strada - di Massimo Romano

"Siamo una famiglia con due minori – racconta a NapoliToday una mamma che ha partecipato alla protesta davanti alla sede dell'Inps di Napoli – ci hanno tolto il reddito, per che cosa? Io prendevo 130 euro al mese. Ma è assurdo". Un altro manifestante: "Io adesso ho lavorato sette mesi con il progetto Puc e il reddito di cittadinanza. Ora che tu vai a toglierlo anche a noi, cosa ci rimane dopo aver fatto questo? Percepivo ottocento euro e ho tre figli, siamo cinque di noi. Tornerò un'altra volta alla Caritas o alla chiesa dove mi davano il pacco". Aggiunge un autista, 58 anni, rimasto disoccupato dopo ventisette anni di lavoro: "Sono costretto ad andare in mezzo a una strada, senza comprare nulla. A 58 anni, perdere questo sostegno. È una mossa che sta diventando una bomba sociale. Pagavo un po' di luce, bollette, qualche spesa da mettere nel frigo. Sono stato chiamato dai centri per l'impiego. Ho fatto anche un colloquio lavorativo. Mi hanno chiesto che cosa sapevo fare. Ho fatto sempre l'autista. Vi chiamiamo, vi chiamiamo, vi chiamiamo. Ma questa chiamata non l'ho avuta proprio".

Sono 36.700 in tutta la Campania le famiglie alle quali è stato interrotto il sussidio: l'area metropolitana di Napoli ha il record nazionale con 21.500 sospensioni, 7mila le famiglie senza più reddito a Caserta e 4.806 a Salerno. Ma la regione con il maggior numero di revoche è la Sicilia: 37.600, di cui 11.573 solo a Palermo e 9mila a Catania. Roma si ferma a 12.225, Torino a 4.615, Reggio Calabria 3.714, Milano 3.278, Bari 2.569, Bologna 1.245, Genova 1.001. Fino al record opposto della provincia di Bolzano con appena 29 sussidi sospesi. E comunque sono ventinove famiglie che da qui al prossimo autunno non avranno mezzi per vivere.

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