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Sabato, 27 Aprile 2024
Sindacato

Teatro Stabile, la Cisl sulle dimissioni di De Fusco: "Abbagliante e cinica leggerezza"

Antonio D’Amico, segretario regionale Fistel Cisl, Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl etnea, e Luca Fiorino, delegato nazionale Fistel Spettacolo, auspicano che su tali temi ci sia una più attenta e serrata comunicazione tra istituzioni culturali e organizzazioni sindacali

La Fistel-Cisl Spettacolo e la Cisl provinciale esprimono il proprio disappunto sulle recenti vicende che hanno caratterizzato la nomina alla direzione del Teatro di Roma di Luca De Fusco, direttore del Teatro Stabile di Catania.

Nomina arrivata dal Cda della Fondazione, assenti il presidente Francesco Siciliano e la consigliera del Comune di Roma, e che ha sollevato le proteste di una lunga lista di personaggi dello spettacolo nazionale. Antonio D’Amico, segretario regionale Fistel Cisl, Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl etnea, e Luca Fiorino, delegato nazionale Fistel Spettacolo, auspicano che su tali temi ci sia una più attenta e serrata comunicazione tra istituzioni culturali e organizzazioni sindacali. "Ci rattrista molto apprendere che una nomina così importante per il panorama teatrale italiano – sottolineano – sia degenerata in una situazione così poco edificante, sia per le istituzioni che per l'intera categoria di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo.

"Dal nostro canto – aggiungono D’Amico, Attanasio e Fiorino – non possiamo che condividere le preoccupazioni delle nostre colleghe e dei colleghi romani proprio perché abbiamo vissuto in prima persona, al Teatro Stabile di Catania, l'operato di una direzione che ha visto l'ex direttore usare e poi abbandonare in corso d'opera, e con una abbagliante e cinica leggerezza, un teatro e un territorio che necessitano di molta attenzione, conoscenza e cura". "Al Teatro di Catania – puntualizzano i tre dirigenti sindacali della Cisl – servivano vedute e progettualità a lungo termine, servivano capacità di coniugare i nuovi linguaggi scenici e la tradizione, serviva soprattutto la sincera volontà di dialogare col territorio, al fine di valorizzarne i talenti in maniera efficace, tangibile, costruttiva e continuativa. Invece abbiamo assistito a una direzione preistorica che andava dritta verso le rotte dell'accentramento delle risorse economiche e dell'impiego pavido, episodico e poco lungimirante dei talenti presenti sul territorio. 

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