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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Confcommercio, giornata di mobilitazione nazionale contro la crisi

Nel 2012 hanno chiuso 820 imprese artigiane nella provincia, con la conseguente perdita di 2.000 posti di lavoro e una sostanziale riduzione del fatturato e degli ordini

Anche la città di Catania ha partecipato alla “Giornata di Mobilitazione Nazionale” promossa dal soggetto unitario di rappresentanza delle pmi, Rete Imprese Italia.

Questa mattina in Camera di Commercio si sono dati appuntamento imprenditori, esponenti politici, rappresentanti del mondo sindacale e dalle altre sigle che della rappresentanza fanno parte: Casartigiani, rappresentata da Nello Molino; CNA con Totò Bonura; Confartigianato con Antonino Barone; Upla Claai con Orazio Platania.

Tutti al medesimo tavolo per denunciare la situazione di criticità in cui versa l’imprenditoria, con il presidente provinciale di Confcommercio Riccardo Galimberti e il vice presidente nazionale di Confcommercio Pietro Agen.

"Oggi si alza in Italia la voce di centinaia di migliaia di imprese per chiedere una svolta nella politica economica del Paese - Ha aperto il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - E' la voce delle imprese e delle professioni del commercio, dell'artigianato, dei trasporti, del turismo e dei servizi di mercato che per la prima volta insieme, si mobilitano in tutta Italia per chiedere alle forze politiche di puntare sulla ripresa e di investire sullo sviluppo. E' una voce forte, determinata, responsabile, di gente abituata da generazioni a pagare di persona con il proprio lavoro, ad investire le proprie risorse, a costruire e gestire attività a servizio delle persone, delle famiglie, del territorio”.

Ad ascoltare le parole con le quali il presidente Sangalli ha iniziato i lavori un parterre ricco non solo di imprenditori, come ci si aspettava, ma anche di rappresentanti della politica locale e del sindacato, dal sen. Firrarello, al sindaco Stancanelli, Angelo Villari, segretario generale CGIL, e una sfilza di onorevoli e deputati di ogni schieramento: Salvo Fleres, Enzo Bianco, Nello Musumeci, Salvo Pogliese, Giovanni Burtone, Marco Falcone, Dino Fiorenza, Marilena Samperi, Concetta Raia, Giuseppe Berretta, Nino D’Asero, Gianina Ciancio e Francesco Cappello.

Grave è lo stato di recessione in cui si trovano le nostre imprese – ha detto in apertura il presidente provinciale Galimberti – E’arrivato il momento di reagire con delle proposte forti per iniziare la risalita. Assistiamo alla mancanza di interventi in favore dell’offerta commerciale e artigianale della nostra città, la burocrazia sta uccidendo il settore del turismo. Occorre far ripartire il volano dell’economia e creare una nuova stagione dell’amministrazione pubblica ma anche delle associazioni datoriali con più lavoro, occupazione, crescita e società civile”.

Nel 2012 hanno chiuso 820 imprese artigiane nella provincia di Catania, con la conseguenza di 2.000 posti di lavoro persi e una riduzione del fatturato del 27% e una riduzione degli ordini del 24%.

“Ciò che le imprese domandano a gran voce è, in fin dei conti, un Paese normale -  ha affermato Carlo Sangalli - dove fare impresa non significhi né la quotidiana odissea dello scontro con una burocrazia barocca e miope, né l'estenuante ricerca di un credito bancario sempre più difficile da ottenere. Dove non essere costretti a scontare i tempi biblici di pagamento delle pubbliche amministrazioni, facendo comunque puntualmente fronte ad una mole di tasse, che, per il contribuente in regola, sono arrivate oggi al 56 percento circa di pressione fiscale complessiva. Dove fare impresa significhi avere certezza del diritto, disporre di infrastrutture e servizi pubblici efficienti, pagare costi energetici secondo standard europei. Dove pmi e impresa diffusa siano una risorsa e non una marginalità da superare”.

 “Basta con le sterili rivendicazioni – ha esordito Pietro Agen, vice presidente di Confcommercio, rivolgendosi ai tanti politici e ad alcuni candidati alla poltrona di Sindaco di Catania presenti – Vogliamo interventi subito, senza attese e senza palliativi. La soluzione non è nelle nuove assunzioni nel pubblico ma occorre dare lavoro primario, al centro devono tornare le imprese, perché sono quelle che fanno utili e creano lavoro vero. Combattiamo insieme il lavoro parassitario”.

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