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Sabato, 27 Aprile 2024
Mafia e affari

Sequestrato il bar "Opera Prima": era riconducibile ad Orazio Buda, "macchina da soldi" del clan Cappello

Le confessioni di alcuni collaboratori di giustizia hanno contribuito a delineare il profilo criminale di Buda, che si sarebbe occupato di "ripulire" i capitali illeciti del gruppo Bonaccorsi-Carateddi. E' ritenuto un soggetto socialmente pericoloso

La sezione misure di prevenzione del tribunale di Catania, ha disposto il sequestro di prevenzione, eseguito dalla guardia di finanza etnea, delle società "Royal Srls" e "Speciale Boys Srls". Entrambe hanno sede in città e sono proprietarie del bar "Opera Prima" di piazza Vittorio Emanuele III, (meglio conosciuta come piazza Umberto), il cui valore complessivo stimato ammonta a quasi un milione di euro. Secondo quanto appurato dalle indagini svolte dalle fiamme gialle, le società in questione sarebbero riconducibili al noto pregiudicato Orazio Buda, membro del clan Cappello, gruppo Bonaccorsi-Carateddi. La gestione di queste aziende e del noto locale sarà ora affidata ad un amministratore giudiziario appositamente nominato.

Chi è Orazio Buda

Orazio Buda è già stato ritenuto un soggetto potenzialmente pericoloso nel 1999 e nel 2018. Annovera precedenti penali per reati in materia di armi, ricettazione e rapina sin dal 1986. In particolare, avrebbe svolto un ruolo specifico tra le file dei Carateddi, facente capo al cugino Orazio Privitera, reimpiegando e reinvestendo in altre attività economiche i capitali accumulati dal clan mafioso. Nell’ultimo decennio, inoltre, è stato raggiunto da misure di custodia cautelare in carcere nell’ambito delle operazioni "Prato verde" e "Sipario", quest’ultima svolta dal nucleo Pef della guardia di finanza di Catania, in quanto ritenuto responsabile di l’estorsione - anche aggravata - associazione a delinquere di stampo mafioso e trasferimento fraudolento di valori. Per queste due ultime ipotesi di reato è stato recentemente condannato in primo grado a 14 anni di reclusione. Le dichiarazioni rilasciate da diversi collaboratori di giustizia confermerebbero questo quadro. Un pentito, in particolare, lo avrebbe definito come una "macchina da soldi", proprio perchè si sarebbe occupato di "ripulire" i fondi procurati illecitamente dal clan e dal cugino Orazio Privitera.

Reddito modesto, ma grandi capitali

In base ai riscontri acquisiti, Buda è stato ancora una volta considerato come "soggetto pericoloso per la società" e nei suoi confronti sono stati effettuati degli approfondimenti diretti a verificare il sussistere delle condizioni previste dal codice delle leggi antimafia (D.Lgs. n. 159/2011) per l’applicazione delle misure di prevenzione a carattere patrimoniale. Le analisi operate dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza etnea sul suo conto e sul suo nucleo familiare hanno fatto emergere un’evidente sproporzione tra le ricchezze accumulate e i redditi complessivamente prodotti, che erano di modesta entità.

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