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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca San Cristoforo / Via S. Angelo Custode

Operazione “Stella Polare”: gestivano lo spaccio al Tondicello della Playa, 10 arresti

Le indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania, hanno consentito di far luce su di un sodalizio criminoso, egemone nel mercato illegale dello spaccio di droga nel capoluogo etneo

Alle prime luci dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Catania su richiesta dei Sostituti Procuratori della Repubblica della D.D.A. di Catania nei confronti di 10 appartenenti al clan Ercolano-Santapaola, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso (con l’aggravante dell’essere l’associazione armata), di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (Cocaina e Marijuana) con l’aggravante di cui all’art. 80 co. 2 D.P.R. 309/90, per aver trafficato ingenti quantitativi di stupefacente, e dell’art. 7 D.L. 13 maggio 191 n. 152, per essersi avvalsi del metodo mafioso.

Le indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania, hanno consentito di far luce su di un sodalizio criminoso, egemone nel mercato illegale dello spaccio di droga nel capoluogo etneo, facente capo a Magrì Orazio e ai fratelli Nizza, finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti.

Le attività investigative permettevano di monitorare le vicende del clan Santapaola nel periodo immediatamente precedente ed in quello successivo agli arresti dei vertici dell’organizzazione durante un summit di mafia, nelle campagne di Belpasso,  finalizzato a decidere la strategia per contrastare il clan avversario dei c.d. Cappello – Carateddi in ascesa criminale (luglio 2009 - giugno 2010).

Si accertava, pertanto, la condotta di estrema cautela tenuta dai vertici del clan Santapaola ancora in stato di libertà, costantemente timorosi sia di imminenti operazioni di polizia giudiziaria sia di ritorsioni da parte degli appartenenti al clan contrapposto così da ricercare luoghi sicuri ove dimorare pur continuando la gestione delle attività delittuose dell’organizzazione.

In particolare l’organizzazione, in tale periodo, si occupava prevalentemente di traffico di sostanze evidenziando, da un lato, la capacità di rifornirsi di cospicue quantità di stupefacente, principalmente dalla Campania e dalla Calabria, e dall’altro, di poter contare su un’articolata e ben organizzata “rete di spaccio”, distribuita principalmente nel quartiere San Cristoforo di Catania. Tale gruppo, peraltro, rappresentava  il principale fornitore di droga per i clan criminali catanesi, non appartenenti a Cosa Nostra, la cui concorrenza sulla strada  determinava, nel recente passato, numerose situazioni di contrasto per la contesa delle piazze cittadine di spaccio, in particolare con il clan Cappello-Carateddi, sfociate finanche in gravi fatti di sangue.

In questo contesto si assisteva  all’ascesa criminale di Orazio Magrì e dei fratelli Nizza che si affermavano in modo sempre più incisivo all’interno della compagine di Cosa Nostra etnea. Intraprendevano una strategia aggressiva di conquista delle piazze di spaccio sottraendole al clan rivale dei “Carateddi”.  I Nizza si impadronivano delle piazze di spaccio gestite dai “Carateddi”, in particolare quelle ubicate in Via Angelo Custode, al Tondicello della Playa e in via Playa. Per tale motivo dal carcere di Bicocca, arrivava l’ordine per i Carateddi di uccidere Privitera Giuseppe, inteso “Ricciolino”, appartenente al gruppo criminale dei fratelli Nizza per conto dei quali gestiva la piazza del Tondicello della Playa, come ritorsione nei confronti dei Nizza per il mancato rispetto degli accordi stipulati.

Il giro d’affari registrato nel corso delle indagini è assai cospicuo. Lo evidenzia il fatto che Lombardo Rosario, che si occupava dell’approvvigionamento di grossi quantitativi di droga, si recava mensilmente nel napoletano dove acquistava stupefacente per un corrispettivo di 1 milione di euro al mese.  Un altro canale di rifornimento veniva attivato dal Lombardo in Calabria nella zona di San Luca (RC) notoriamente controllata dalle potenti cosche della ‘ndrangheta reggina. Un episodio emblematico del modus operandi dell’organizzazione è rappresentato dal sequestro di 1 chilo di cocaina nascosto a bordo di un autoarticolato, intercettato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania al casello autostradale di San Gregorio, che ha portato all’arresto in flagranza di reato di Coppola Antonino. Infatti, si è riscontrato che la droga, contrattata a Napoli, veniva trasportata da camionisti compiacenti a bordo dei loro automezzi fino a Catania sì da evitare il rischio di controlli delle Forze dell’ordine. Dal contenuto di altre conversazioni telefoniche e ambientali emergeva che Lombardo Rosario, responsabile dell’attività di spaccio degli stupefacenti per conto dell’organizzazione e detentore della cassa comune, riceveva, periodicamente, da uno spacciatore somme di denaro pari a circa 70 mila euro a settimana nonchè importi che si aggiravano intorno ai 300 mila euro mensili, quali provento del commercio della sostanza stupefacente.

Il complesso delle indagini, costituito da attività d’intercettazione telefonica e ambientale, servizi di video-ripresa e appostamenti, permetteva ai militari del Comando Provinciale di Catania di predisporre un’azione quotidiana di contrasto allo spaccio di strada effettuando, dal luglio 2009 ad oggi, l’arresto in flagranza di reato di 71 soggetti, tra cui alcuni degli odierni indagati, perché sorpresi nell’attività di spaccio nei pressi della Via Stella Polare, considerata il quartier generale del gruppo in questione, oltre al sequestro complessivo di gr. 512 di Marijuana, gr. 404 di cocaina e la somma di € 6000 circa, ritenuti provento dell’attività delittuosa.

Le indagini, supportate  anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, si sono avvalse in particolare del recente contributo fornito dal neo collaboratore Santo La Causa, già reggente della compagine di Cosa Nostra catanese denominata “Ercolano-Santapaola”, cui facevano riferimento gli odierni indagati a capo del gruppo di San Cristoforo.
 

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