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Cronaca

Sant'Agata 2013, ritornano le "Ntuppatedde" per due giorni di libertà

"Vi invitiamo care concittadine, ad unirvi a questa comparsata, tra le vie della nostra città, travestite dell'abito bianco più bello che avete, con un velo a coprire il volto, irriconoscibili, Ntuppatedde e libere"

Tra le candelore, la carne di cavallo, la cera e la devozione di un popolo che- in bianco- è pronto a non dormire per tre lunghi giorni- quest'anno, ci sono anche loro: le "Ntuppatedde". Fino alla metà dell'Ottocento, accompagnavano la Santa, si mescolavano tra la folla dei devoti, travestite e irriconoscibili. Signore maritate o nubili che, oggi, ritornano alla festa grazie a cinque giovani performers. Si chiamano Deborah Rizzuto, Stefania Milazzo, Elena Rosa, Sara Firarello, Vera De Propis, Ester ed Ila.

Le "Ntuppatedde" di Sant'Agata 2013

Le "Ntuppatedde"potevano andare tra i cittadini, molestarli, toccarli, esigere regali, senza che i rispettivi padri o mariti potessero protestare. Poi sono state proibite e sono passate di moda.

"Alle Ntuppatedde - ci spiega Elena Rosa, una delle performers di Oscena Urbana -era concessa libertà per due giorni, mascherate e vestite di nero. Noi vogliamo riportarle alla luce vestite di bianco e con un fiore rosso per loro. Noi siamo loro e vogliamo svelarci. Ci veliamo per svelarci..le ntuppatedde si nascondevano, si ntuppavano per non farsi riconoscere. Ci interessa la libertà. In teatro, nella performance ciò che accade attraverso una "maschera o costume" è uno svelamento, svelarsi..liberarsi.Ci intuppiamo per svelarci da ciò che la società ha già deciso per noi, partecipando ad un rito, ad una festa dove tutto si mescola sacro e profano, arte e realtà".

"Ieri abbiamo seguito le candelore e danzato al ritmo delle bande musicali - continua nel suo racconto Elena -Ci hanno accolto in modo molto festoso. Le donne hanno guardato con simpatia, ci hanno chiesto informazioni su chi eravamo e abbiamo ballato tutte insieme. Forse era un momento di libertà anche per loro..Oggi abbiamo seguito la Santa e divulgato la nostra poetica ai devoti e allla gente che ci chiedeva "chi siete?..tutti piacevolmente curiosi e stupiti".

"Noi di Oscena Urbana- spiegano le cinque ragazze - vogliamo partecipare perché pensiamo di essere imprigionate nelle menti di noi stesse, tra l'idea di chi siamo e quella di una libertà che vorremmo essere, praticare ed avere. Ma non la pratichiamo e non la siamo. Il martirio è quotidiano nel tavolo del potere al quale serviamo, mangiamo, brindiamo e festeggiamo. Eccoci nel vaneggiamento tra una Santa Agata e una qualunque anonima 'Ntuppatedda, alla quale come da antica tradizione secentesca concediamo due giorni di libertà".

Sull'evento che hanno creato su facebook, si legge: "Poi tra qualche giorno ritorneremo alla normalità. Faremo di ciò che resta del vostro banchetto la nostra occupazione, ritorneremo a chiamarci colleghe, a studiare nelle università, dalle quali non avremmo imparato nulla, fuorché farcele palpeggiare, le mammelle (ci perdoni Santa Agata, ma certi mali non hanno tempi e noi non siamo martiri), faremo concorsi e ci aspetteremo di trovare un lavoro, forse qualche volta ci occuperemo di Teatro, così per diletto, s'intenda, siamo solo giovani e donne. Non sia mai questo il banchetto, quello del Teatro, misero e scaduto, del quale nutrirci. E non sia neppure quello della performance urbana a farci venire troppa fame di libertà, perchè c'è sempre qualcosa di più importante da fare nelle nostre giornate ammaestrate. Quindi due giorni, solo due".

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