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Lunedì, 29 Aprile 2024
Mafia

Blitz "Oleandro": le riunioni in una stalla di Picanello e le trattative per l'acquisto di droga

Una stalla di via Monterotondo sarebbe stata la base logistica per discutere dei carichi di droga da acquistare. Gli inquirenti piazzano due volte delle telecamere-spia e, in entrambe le occasioni, i dispositivi vengono distrutti

Ancora una volta, i Santapaoliani di Picanello si ritrovano con le prime file decimate dagli arresti, stavolta effettuati dalla guardia di finanza nell'ambito dell'operazione "Oleandro". L'indagine "Picaneddu" aveva già messo in luce la figura apicale di Carmelo Salemi, detto "'u ciuraru" (in passato anche "il mare") perchè negli anni la famiglia a cui appartiene ha costruito un piccolo impero in città, nel settore della florovivaistica. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti grazie anche alle confessioni dei collaboratori di giustizia, tra cui il pentito Carmelo Porto, Salemi avrebbe tenuto le redini dell'organizzazione tra la fine del 2018 ed il 16 maggio del 2020, data del suo ultimo arresto eseguito dai carabinieri.

Chi si occupava di stupefacenti nel gruppo di Picanello

Ad affiancarlo nella successione, nonostante continuasse a "parlare" dal carcere tramite i propri parenti, ci sarebbe stato Giuseppe Russo, detto "l'elegante" o "'u giornalista", che gli avrebbe dato una grossa mano anche nella gestione degli stupefacenti. Altro personaggio ritenuto centrale, nel traffico di droga, sarebbe il cugino Giuseppe Gambadoro, più volte intercettato mentre discute con Salemi dell'acquisto di marijuana. Il quadro, sempre in base a quanto si legge nell'ordinanza, si completa con le figure di Giuseppe Conti, Andrea Caruso e del braccio destro Alfio Sgroi: tutti destinatari della misura cautelare di custodia in carcere eseguita ieri.

Gli incontri nella stalla e le telecamere-spia distrutte

L'affare principale era la marijuana. Una stalla di via Monterotondo, intestata ad un familiare stretto di Sgroi, tra il 2019 e il 2020 sarebbe stata la base logistica per discutere dei carichi da acquistare. Ma non al riparo dagli occhi elettronici piazzati dagli specialisti del Gico che, in ben due occasioni, posizionano una telecamera su un palo della luce. Una prima volta l'apparecchiatura viene notata dopo soli due giorni, analizzata da lontano utilizzando un binocolo e successivamente distrutta, avendo cura di far trovare anche due bossoli di pistola. In seguito, gli investigatori posizioneranno un secondo dispositivo ad una distanza maggiore dalla stalla, ma anche questo sarà reso inservibile in breve tempo.

Cento chili di marijuana da rivendere all'ingrosso

Nel settembre del 2019, Giuseppe Gambadoro ha un il cellulare "infettato" da uno spyware trojan che registra le sue conversazioni, captando anche un colloquio con Carmelo Salemi in cui chiede informazioni sulla marijuana che sta consumando in quel momento, forse particolarmente pregiata. A quel punto il capogruppo di Picanello gli risponde di averne a disposizione cento chili e di volerli rivendere a 2700 euro al chilo. Anche in altre conversazioni si fa riferimento con un linguaggio criprico (si parlava ad esempio di auto invece che di droga) ad una notevole disponibilità di marijuana. Talvolta la droga era nascosta anche sotto lo sterco dei cavalli, tando da dover essere ripulita prima della consegna agli acquirenti.

Lo skunk dell' "uomo ragno" attira l'attenzione di Salemi

Grazie alla sua elevata disponibilità finanziaria, durante il periodo delle indagini Carmelo Salemi avrebbe avuto sottomano anche grosse partite di marijuana "skunk" (era stato il primo a metterlo su piazza a Picanello). In una conversazione finita agli atti, Giuseppe Gambadoro gli prospetta la possibilità di "allargarsi", rifornendo anche altri quartieri, ed incotrando i suoi ragionevoli dubbi. La sua politica era decisamente chiara: tutti all'interno dell'organizzazione dovevano guadagnarci qualcosa, in maniera tale da minimizzare i rischi, evitare contrasti ed assicurare anche ai Santapaola parte dei proventi. D'altra parte, la cassa comune assicurava sempre liquidità, sia per fare rifornimento che per garantire un deposito sicuro dei soldi sporchi, da ripulire o destinare alle spese comuni. Tra i grossisti di "skunk", gli inquirenti individuano un certo "uomo ragno". Picanelloto d'origine, ma con conoscenze comprovate tra i trafficanti spagnoli, olandesi, francesi, arabi e albanesi, oltre che con altri italiani.

Le trattative per importare cocaina dalla Colombia

Infine, di cocaina Salemi avrebbe discusso in maniera articolata con due sorelle catanesi, ritenute affidabili ed in grado di aprire contatti diretti con i grossisti colombiani. Gli incontri documentati sono avvenuti in luoghi isolati, dopo aver scambiato le prime informazioni su Whatsapp, Messanger e Telegram per ridurre il rischio di intercettazioni. Sempre in base alle indagini svolte dai finanzieri, Salemi sarebbe stato disposto anche ad andare a ritirare la droga direttamente in Colombia per ridurre i costi d'acquisto, presentando alle due donne Giuseppe Gambadoro come suo rappresentante di fiducia e dicendosi addirittura disposto a scambiare rilevanti quantità di "erba" con altre partite di cocaina.

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