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Sabato, 27 Aprile 2024

Rapine violente ed estorsioni grazie alla complicità dei basisti, undici arresti

Gli investigatori della squadra mobile etnea hanno sgominato una banda specializzata in rapine, furti ed estorsioni, che non disdegnava il traffico di stupefacenti. A capo dell'organizzazione c'era Antonino Patanè, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine e considerato vicino al clan Laudani

Sono in tutto undici le persone coinvolte nell'operazione "Catena spezzata", eseguita questa mattina dalla squadra mobile della questura di Catania dopo un'indagine lampo, durata appena tre mesi (da ottobre a dicembre del 2022) ed inframezzata da tre arresti in flagranza. Gli investigatori hanno sgominato una banda specializzata in rapine, furti ed estorsioni, che non disdegnava il traffico di stupefacenti. A capo dell'organizzazione c'era Antonino Patanè, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine e considerato vicino al clan Laudani. "Ma è bene precisare - spiega il dirigente della squadra mobile etnea, Antonio Sfameni - che non è stata contestata l'aggravante del metodo mafioso in questo contesto specifico, in quanto si tratta di un'organizzazione sostanzialmente autonoma".

I nomi degli arrestati

Basisti nelle aziende da rapinare

Gli indagati Mario Cavallaro, Antonino Impellizzeri e Domenico Giuffrida sono stati colti con le mani nel sacco nel dicembre del 2022, prima che potessero portare a segno un ennesimo colpo in una ditta di autotrasporti di Belpasso, in collaborazione con altri indagati: il complice Alfio Paradiso ed i basisti Maurizio Pappalardo e Orazio Bellissima. Gli ultimi due erano lavoratori della stessa azienda ed avevano fornito ai componenti del gruppo ogni informazione necessaria per pianificare il tutto. Ai tre arrestati furono contestate le accuse di tentata rapina, possesso di armi comuni da sparo e ricettazione. Questa mattina, invece, sono state eseguite altre nove ordinanze di custodia cautelare. Nei confronti di Mario Cavallaro si tratta di un "bis" dopo l'arresto del dicembre 2022, per cui l'elenco finale degli indagati conta in totale undici persone.

Come nasce l'indagine

Facendo un passo indietro, l'indagine nasce da una violenta rapina messa in atto in un ufficio postale di via Sebastiano Catania. Altri tre episodi analoghi finiscono agli atti. L'assalto ad un autotrasportatore messo in atto a Campobello di Licata (con un bottino da 13 mila euro), una rapina ad un distributore di carburanti di Acireale ed un colpo analogo in una pompa di benzina di Aci Catena.

Banda attiva nell'acese, ma non solo

Il gruppo non si fermava alle sole minacce, portando in molte occasioni le armi in mano. "Durante un episodio di 'cavallo di ritorno', consumato, il titolare di una ditta - aggiunge Sfameni durante la conferenza stampa tenutasi alla presenza del nuovo questore Giuseppe Bellassai - è stato colpito in testa con il calcio di una pistola. I tre soggetti promotori, oltre Antonino Patanè, erano Mario Cavallaro e Sebastiano Cosentino. A rotazione, venivano inseriti altri componenti ed utilizzati dei basisti. Il territorio di riferimento dell'organizzazione era l'acese. Sono infatti avvenuti vari reati ad Acireale, Aci Catena e Aci Sant'Antonio. Ma quando il gruppo operava in territori diversi, questo avveniva perchè, grazie alle informazioni fornite dai complici, si ravvisavano le condizioni per poter operare quasi a colpo sicuro".

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