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AltreScene Preview, applausi e risate amare per "Sinnavissi o del trionfo dell'accidia"

Ricca e interessante l'anteprima della rassegna teatrale "AltreScene" che ha portato sul palcoscenico catanese l'intelligente spettacolo scritto da Sabrina Petyx

Un grande letto coperto da un cellophane è al centro della scena. Sopra, immobile, una donna anziana, imbellettata, truccata e vestita di tutto punto, come pronta per uscire. Si apre così lo spettacolo “Sinnavissi o del trionfo dell’accidia” scritto da Sabrina Petyx, per la regia di Giuseppe Cutino, interpretato da Sabrina Recupero e Caterina Marcianò e andato in scena domenica 28 ottobre da Zo, all'interno della preview della rassegna di teatro contemporaneo  “AltreScene”.

Incollata al letto, seppur con addosso scarpe e borsa, la protagonista, volutamente confinata tra le mura della sua camera da letto, non fa altro che parlare e parlare, ma solo per raccontare il nulla che invade la sua vita. Tra sdegno generalizzato e una sequela di luoghi comuni, si lamenta e si vanta contermporaneamente di un’esistenza in cui il vuoto e l’immobilismo dominano. A fare da scudo al niente di pensieri e parole vomitate dalla donna si contrappone la sua "divertente" cattiveria, che emerge quando,  tirando fuori dalla borsa un microfono, improvvisa un surreale karaoke e cantando lascia uscire un'ironia tagliente, unico flebile segnale di vita.

Ha una comicità raggelante eppure coinvolgente la drammaturgia molto ben scritta da Sabrina Petyx, capace di dosare divertimento e amarezza, crudeltà e satira in un’atmosfera grottesca, alleggerita dalla musicalità del dialetto palermitano che riesce a rendere la messinscena, a tratti, esilarante. A fare da controcanto, muta, davanti all'anziana piena di rassegnazione e livore, è una bambola che prende la parola solo per cantare, tra i singhiozzi di un pianto sempre trattenuto, come le urla di una coscienza che non ha più spazio per ribellarsi. Si muove come manovrata da una flebile e insensata forza esterna e i suoi movimenti convulsi si contrappongono alla fissità dell'arcigna protagonista, pronta a ricordarle continuamente che non esiste possibilità di cambiamento, né di speranza.

Anche davanti alle immagini che scorrono sul grande schermo, a conclusione dello spettacolo e che fanno sfilare davanti agli occhi del pubblico, frammenti di dolore, guerra, morte, l’una ride senza spostarsi di un millimetro, l’altra, come impazzita, si muove senza sosta, prova ad urlare, ma la sua bocca è muta. E’ un lavoro rodato e ben riuscito quello diretto da Cutino, di un’attualità che disarma lo spettatore per metterlo di fronte violentemente ad un egoismo che appartiene in qualche misura a ciascuno di noi.

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