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La nuova Dc di Totò Cuffaro "rinasce" nella città di Don Sturzo: "Il partito è vivo e genera entusiasmo"

L'ex presidente della Regione, dopo aver scontato la condanna per favoreggiamento, si è rituffato nell'agone politico riportando in auge lo scudocrociato. Ha ottenuto un risultato lusinghiero a Caltagirone sfiorando il 6% ed entrando in consiglio comunale

Di Totò Cuffaro si è detto e scritto di tutto. La sua epopea politica, i "vasuna", i cannoli, la condanna per favoreggiamento a Cosa Nostra. Questa nuova vita vede un Totò Cuffaro di nuovo nell'agone politico, seppur non in prima persona, per ridare vita a ciò che sembrava ormai archiviato da Mani Pulite e dalla fine veloce e repentina della prima repubblica: la Democrazia Cristiana. Il "miracolo" di Cuffaro è stato quello di risorgere, dopo aver scontato la sua condanna, e di ridare forza e vigore alla Dc. Nel catanese si è avuta prova tangibile del successo elettorale: ha eletto consiglieri a Giarre ottenendo il 5,45% di lista, ha eletto consiglieri a Caltagirone - la città del padre dei cristiani in politica, Don Sturzo - sfiorando il 6% e superando la lista di Musumeci, Diventerà Bellissima. Oggi Cuffaro sarà a Catania per un incontro elettorale per presentare i candidati di Misterbianco, città in cui è stata presentata una lista civica. Abbiamo intervistato Cuffaro per capire i motivi di questo successo elettorale e come è stato costruito.

- Presidente qual è la formula che ha portato questi consensi?

"La formula è che la Democrazia Cristiana è un partito. E come tale è legato a una ideologia, a degli ideali, a una storia, a una cultura. Questo è importante perché siamo in un momento di partiti senza storia e senza idee radicate che spesso nascono cavalcando la protesta. Essere un partito che si collega alla dottrina sociale della Chiesa ha consentito a molte persone di immedesimarsi in una lunga storia. Era da 30 anni che questo simbolo non figurava sulle schede elettorali e ha suscitato sentimenti nelle persone, sentimenti che erano latenti. Se ci fosse stato più tempo avremmo fatto di più. Dopo queste affermazioni in diverse città siciliane la gente è scatenata: mi chiamano in tantissimi perché hanno capito che la Dc è viva, genera entusiasmo. Dobbiamo però crescere facendo tesoro del rigore morale, della trasparenza e non facendo gli errori che ho compiuto io".

- Il dato elettorale ci consegna due riflessioni: l'alto astensionismo, quindi la fuga dalle urne, e i giovani sempre più distanti dalla politica...

"La gente non va a votare perché non ha fiducia nella politica. Manca il coinvolgimento, anche emotivo. Il voto una volta era sentito come una identità ideologica e di valori, con una croce si difendeva la propria idea. Abolendo le preferenze è venuta meno anche una parte importante di identificazione con il politico e così i partiti tradizionali sono scomparsi. Noi abbiamo riportato un partito ideologico come la Dc, dando la possibilità di partecipazione, di coinvolgimento, di apertura. Abbiamo aperto ai giovani e qui vengo alla seconda parte della sua domanda. Abbiamo fatto un anno fa una scuola di formazione politica per i ragazzi con docenti di livello che hanno rappresentato loro la storia politica, economica e sociale della Dc. Un anno non è tanto ma abbiamo iniziato un radicamento e vogliamo coinvolgere ancora più i giovani, non vogliamo ex deputati ma forze fresche".

- Di certo starà pensando a una strategia per le città che andranno al voto a breve (prima Palermo, poi Catania) e per le regionali dell'anno prossimo. Con chi starà la Dc?

"Noi siamo al centro. Lo siamo ideologicamente. Abbiamo precise idee sulla famiglia, sulla solidarietà, sull'accoglienza. Vogliamo mettere insieme forze come Italia Viva, Cantiere Popolare e Udc se lo vorranno. Ci sono tante anime con un sentire comune. Noi a Palermo ci saremo così come a Catania e per le regionali e schiereremo dei giovani validi. Dialogheremo con chi avrà i nostri stessi valori".

- A Caltagirone la sua lista è arrivata sopra Diventerà Bellissima. Lei è stato presidente e sa che quella poltrona palermitana scotta. Un giudizio sull'operato di Musumeci?

"Non mi permetto di giudicare gli altri. Nella mia vita sono stato giudicato troppe volte. Credo che in questo momento servano pochi proclami e tanto lavoro. Non possiamo perdere risorse importanti, come quelle relative ai bacini idrici per l'agricoltura. Non possiamo perdere fondi europei per gli invasi, per la rete idrica e per altre opere così come è accaduto. Questi sono dati che non depongono bene: abbiamo perso finanziamenti e rischiamo di perderne altri. Con questo non voglio dare un giudizio di valore ma serve lavorare per la Sicilia e non perdere occasioni".

- A Misterbianco presenta una lista civica. Si tratta di un Comune sciolto per mafia e lei ha combattuto, con il partito radicale, una battaglia per cambiare la legge che regolamenta gli scioglimenti. Questi ultimi sarebbero a volte troppo "discrezionali" e si sono verificati casi controversi come a Scicli. E' un tema che è ancora attuale?

"Io parto dall'assunto che deve esserci grande pulizia dentro i partiti. Io sono molto attento alle liste e da noi vi sono persone al di sopra di ogni sospetto. Alcune non si sono candidate, a malincuore, proprio per evitare anche il minimo dubbio. Per quanto concerne gli scioglimenti credo che occorra essere cauti quando si prendono decisioni che intaccano la dignità delle persone. Non si può utilizzare una formula dubitativa per condannare un amministratore. Ad esempio Di Guardo non meritava di essere sciolto tanto è vero che adesso si può ricandidare. Non si possono mascariare le persone in questo modo e credo che cambiare la legge sia una battaglia da portare avanti".

- Lei e Raffaele Lombardo, con origini politiche comuni, siete ancora personaggi centrali della politica isolana e non solo. Simbolo che non c'è stato un ricambio generazionale...come mai?

"Lombardo conta molto di più di me, io non sono nei tavoli del potere e magari conto solo dal punto di vista delle idee. La Sicilia è stata sempre una Regione con grandi leader ma adesso è diverso. Nel consiglio dei ministri non c'è un rappresentante siciliano e pagheremo il prezzo di questo vuoto. La nostra terra non è rappresentata in un momento delicato ed è un problema da attenzionare, così come serve attenzionare la formazione e la crescita di una nuova classe dirigente che deve affermarsi sia nella Regione sia nei tavoli romani".

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