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Cronaca

Napolitano a Catania, il discorso del Sindaco Bianco

Discorso del Sindaco Bianco in occasione della visita a Catania del Presidente della Repubblica

Signor Presidente della Repubblica, desidero ringraziarLa dal profondo del mio cuore per la visita alla Città di Catania che oggi compie, accogliendo il nostro invito all’indomani della mia elezione a Sindaco. Oggi la Sua presenza è insieme sprone e incoraggiamento per tutti noi, qui in un momento delicato. Molto più di quanto non si possa credere. La Città ha bisogno di ritrovare orgoglio e dignità, rispetto ed attenzione, pur nella piena consapevolezza che il nostro futuro dipende anzitutto da noi.

Ella, Signor Presidente, questa attenzione non l’ha mai fatta mancare: ricordo la Sua visita come Presidente della Camera il 19 luglio del 1993; ricordo la visita come Ministro dell’Interno il 9 marzo del 1997. Nel corso di un recente incontro al Quirinale con una delegazione di Sindaci preoccupati per la difficile congiuntura finanziaria dei Comuni ma anche per la ridotta autonomia con cui ci si consente di governare le nostre città, Ella auspicò che oltre ai problemi e ai disagi, in una qualche occasione noi Sindaci avessimo modo di prospettare gli aspetti positivi delle nostre vicende. A questo spirito positivo, Signor Presidente, desidero ispirare il mio intervento introduttivo a questo incontro sul tema “ Catania e lo sviluppo del Distretto Sud Est Sicilia”. 

Del resto, chi mi conosce sa che non faccio nessuna fatica: pensare  positivo, valorizzare gli elementi  positivi, pensare sempre di potercela fare, cercare di contagiare entusiasmo ed energie sono il mio stesso modo  di essere. Così come sono convinto che dietro l’arrendevolezza, il cupo pessimismo, la rassegnazione  si addensa spesso quel clima negativo che ci spinge a lasciare tutto com’è, a non lottare, a rinunciare, a chiuderci nella sterile lamentazione.
Non dirò allora, Signor Presidente, delle cose che non vanno. Della drammatica riduzione dei margini di autonomia che i Comuni hanno dovuto registrare e che hanno avuto l’ardore di chiamare Federalismo.                    
Non dirò dei tagli che le Amministrazioni centrali (come nel caso della Giustizia) hanno trasferito quasi integralmente sui Comuni.
Non dirò, Signor Presidente, dell’uso che abbiamo fatto qui, in questa magnifica terra di Sicilia, dell’Autonomia speciale, troppo spesso diventata un handicap così pesante da farci rimpiangerci la “ normalità” degli Statuti ordinari e da far chiedere a molti di noi che senso abbiano, nel 2014, gli Statuti speciali che furono qui ed in Sardegna una risposta alle istanze separatistiche. 
Purtroppo la Regione Siciliana ha trascurato questa parte della Sicilia. E la Giunta di Governo soffre quotidianamente del peso ingombrante della burocrazia regionale, della sua elefantiasi, che produce sprechi e lentezze, nonostante l’impegno coraggioso del Presidente,  di molti deputati regionali, di tanti dirigenti e dipendenti animati da buona volontà.    
Credo di poter dire che non esiste una diversità siciliana. Esistono una bassa qualità amministrativa; un peso eccessivo della spesa pubblica (quindi non libera); una forte presenza della criminalità organizzata; un grave ritardo  infrastrutturale. 
Ma non esiste una diversità “ antropologica” , come dimostrano le scelte confindustriali di questi anni; l’orgogliosa ripartenza della stagione dei Sindaci; la presenza di punte di eccellenza imprenditoriali e scientifiche; la coraggiosa e crescente opposizione al crimine organizzato.    
E naturalmente non parlerò delle difficoltà finanziarie di questo Comune, ammesso ad un duro piano di risanamento; della macchina amministrativa  appesantita e indebolita; della condizione di trascuratezza,  di mancanza di manutenzione, di mancanza di senso civico: ma soprattutto delle gravi difficoltà economiche di tante famiglie,  delle mense per i poveri piene di nostri concittadini, dei giovani che non trovano lavoro e sono costretti ad andare via dopo il costo che la comunità ha dovuto sostenere per portarli ad ottenere un titolo di studio. E magari trovano successo in Centri di ricerca o in aziende straniere dove sono utilizzati al meglio ed apprezzati.
Invece, Signor Presidente, voglio dire che questa Città, gran parte di essa è convinta che la strada della ripresa passa anzitutto dalla porta della legalità.
Oggi lo Stato ha schierato a Catania una squadra compatta e determinata. La  Magistratura e le Forze di Polizia  negli ultimi due mesi hanno registrato risultati eccezionali  nella lotta alla criminalità organizzata. Prima i Carabinieri con 47 arresti, poi la Polizia di Stato con 48 e poi la DIA con 27, sotto la guida della Procura e dell’Ufficio dell’indagini preliminari, hanno operato complessivamente 122 arresti. Proprio ieri la Squadra Mobile ha eseguito altri 27 misure di custodia cautelare per cui il totale sale a 149 arresti. Interi  quartieri della zona nord della Città e del vecchio Centro sono stati liberati da presenze arroganti e da attività criminali insopportabili.                    
E voglio sottolineare come si è nel contempo registrata una piena disponibilità a collaborare con la Polizia Municipale nella difficile, difficilissima azione di contrasto alle illegalità diffuse che tormentano la vita dei cittadini, ma fanno anche un serio danno alla concorrenza di chi opera nel rispetto delle leggi. 
E’ una battaglia  dura, questa, ma insieme la vinceremo;  e con le scelte coraggiose del consiglio comunale e con il contributo della maggioranza e dell’opposizione daremo segnali chiari in questo senso.
Per parte nostra abbiamo già cominciato: il Comune si costituisce parte civile in tutti i procedimenti penali per mafia o per reati contro la Pubblica Amministrazione. Facciamo  pulizia al nostro interno in settori delicatissimi della raccolta e smaltimento dei rifiuti; della sanatoria edilizia; della demolizione delle costruzioni abusive, a partire da quelle non sanabili nelle aree protette; dell’abusivismo commerciale, vera e propria piaga in questa città. Non è facile ma insieme ci riusciremo.     
Per il rilancio della nostra Città, Signor Presidente, noi puntiamo anzitutto ad una più razionale governance del territorio. Il Comune di Catania oggi ha perduto popolazione: i residenti sono meno di 300mila. Ma nella Città Metropolitana composta dai Comuni che senza soluzione di continuità costituiscono  una unica conurbazione vivono oltre 700mila cittadini. L’area metropolitana catanese, secondo i parametri nazionali, ha un milione e 100mila abitanti.  E’ la settima del Paese. E’ più popolosa di quella di Firenze, di Bologna, di Genova, di Venezia, di Cagliari.
Per noi far partire la città metropolitana, con un approccio non di annessione ma di collaborazione con i Comuni che la compongono, significa affrontare in modo serio  i nodi della pianificazione urbanistica, del traffico, del trasporto locale, della rete dei servizi,  con una visione unitaria, attenuando sprechi e migliorando i servizi.
Se l’Assemblea Regionale recupererà gli errori dei giorni scorsi sarà un fatto assai positivo.    
Ciò ci consentirà anche di attingere al programma operativo Nazionale “Città Metropolitane” ed avere una dotazione aggiuntiva per quegli investimenti infrastrutturali di cui abbiamo bisogno.    
Questa Città Metropolitana è il perno naturale di un Distretto, quello del Sud Est della Sicilia, che è potenzialmente la locomotiva dello sviluppo dell’Isola.
Quest’Area comprende le tre Province di Catania, Ragusa e Siracusa, una volta denominata nella tripartizione dell’Isola “Val di Noto”. Ma comprende anche Città della provincia di Messina, come Taormina; di quella di Enna, come Piazza Armerina; Città come Gela che da sempre hanno un rapporto stretto con questa area.
E’ un’area con affinità storiche e culturali antiche ed evidenti, di forte impronta greca. E’ un’area dinamica  economicamente , con presenze industriali nel campo dell’Hi-tech, dalla microelettronica alla farmaceutica; del petrolchimico; dell’agro-industria; del manifatturiero.
In quest’area è concentrato l’80 per cento del prodotto interno lordo dell’Isola non legato alla Pubblica  Amministrazione. 
Quest’area ha un livello di infrastrutture potenzialmente assai competitivo. Due aeroporti, di cui uno è il più attivo del Sud Italia. Quattro porti (Catania, Augusta, Siracusa e Pozzallo) in grado di realizzare un sistema portuale all’avanguardia. Un interporto in fase di completamento. Due grandi mercati agroalimentari. Una rete stradale che, se verrà realizzata la Catania – Ragusa e la Siracusa – Gela, collega  finalmente e facilmente tutte le città del distretto.
Una grande antica prestigiosa Università di Catania, dislocata nelle tre province, con centri di ricerca pubblica e privata nel campo della fisica, della vulcanologia, della chimica, della farmacologia, della microelettronica, della nanotecnologia di rilievo internazionale.
Il Distretto, il cui atto costitutivo fra poco firmeremo, non avrà Consigli di amministrazione, non assumerà dipendenti, non affitterà sedi. Assai più ambiziosamente genererà ricchezza; metterà in sinergia competenze e professionalità; ridurrà il peso dell’intermediazione della Regione a partire dal radicale ripensamento dei meccanismi di programmazione nell’uso delle risorse europee; integrerà i territori in funzione delle vocazioni, superando confini amministrativi ottocenteschi.
È un progetto a cui hanno lavorato gli amici siracusani con l’aiuto del ministro Carlo Trigilia, che riprende il vecchio sogno di tanti di noi (me compreso) che abbiamo pensato da tempo a dare un corpo istituzionale a questo distretto naturale.
Dopo la firma di oggi potranno aderire tutti i comuni che lo desiderano. Ed insieme presenteremo progetti, assumeremo iniziative, faremo sentire la nostra voce a Palermo, a Roma, a Bruxelles. A partire da quello per realizzare la seconda pista nel nostro aeroporto e per migliorare i collegamenti con quello di Comiso. 
Questo distretto ha una particolare vulnerabilità al rischio sismico. Esso è stato colpito da terremoti, l’ultimo dei quali – catastrofico – nel 1693. Dalla ricostruzione dell’inizio del ‘700 nasce il superbo barocco della Val di Noto. 
Dalla sofferenza, dal dolore, dalla tragedia può derivare una straordinaria bellezza. Il nostro barocco fiorito nacque dalla sensibilità degli artigiani locali, promossi d’improvviso architetti e artisti. Essi seppero creare capolavori riproducendo sui palazzi angeli e demoni. Gli stessi che avevano visto correre per la città durante la fine del mondo che rappresentò quel terremoto.
Catania, in particolare, è esposta a gravi rischi. Abbiamo necessità non di poteri speciali, né di procedure eccezionali, ma di risorse per mettere in sicurezza gli edifici scolastici; di incentivi reali per mettere in sicurezza gli edifici privati.
La sua presenza oggi qui, Signor Presidente, conferisce a questa iniziativa un particolare valore. Anche di questo La Ringraziamo. Uno dei temi su cui punteremo sarà sicuramente quello dei beni culturali ed ambientali.
Questa Regione  è ricca come nessun altra di siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Sono sei, diventeranno presto sette con l’itinerario arabo-normanno.
In questa stessa sala un mese fa abbiamo costituito il Coordinamento di tutti i Comuni il cui territorio fa parte di Siti UNESCO. Qui a giugno vorremo tenere un appuntamento nazionale sul turismo culturale. E sono certo che con l’aiuto della  Regione presto riprenderanno fiato le più importanti Istituzioni culturali della città, il Teatro Massimo Bellini ed il Teatro Stabile, oggi in condizioni assai difficili.
Abbiamo sempre presente che i soli anni in cui l’incremento del Pil delle regioni del Sud ha superato quello della media del Paese sono stati quelli delle iniziative botton up, con i patti territoriali, i progetti Urban. 
Per superare la difficile condizione attuale abbiamo certo bisogno di avere attenzione alle vertenze che interessano alcune realtà industriali in crisi, dalla Micron, alla Cesame, alla Myrmex. Ma abbiamo  bisogno di far rivivere il sogno dell’Etna Valley che con Pasquale Pistorio ed Enrico Rizzarelli coltivammo nella seconda metà degli anni ’90. In piena sintonia con il rettore Giacomo Pignataro e con l’Ateneo catanese, alla cui inaugurazione dell’anno accademico Ella parteciperà nel pomeriggio, noi vorremmo utilizzare l’opportunità del prossimo HORIZON 2020 per intensificare gli investimenti della microelettronica. E ci aspettiamo che oggi il presidente della St Microelectronics Carlo Bozotti confermi la strategicità del sito di Catania, come ricerca e produzione delle fette di silicio da 8 pollici e guardi ad ulteriori possibili sviluppi. 
Una iniziativa di rilievo sociale oltre che economico è l’avvio della Zona Franca Urbana nel Quartiere di Librino, per la quale ci impegneremo con tutte le nostre forze; iniziativa voluta personalmente dal Presidente della Regione Crocetta.  
Signor Presidente, nell’Agenda del nuovo Governo non può non essere inserita una pagina nuova di attenzione al Sud. Qui vive di nuovo e reclama attenzione un “meridionalismo” senza padrini che è nelle corde anche della Sua storia personale. Ed è una autentica vera opportunità per la crescita del Paese. 
Nei mesi scorsi, Presidente, lei ha sottolineato che “dobbiamo essere una Repubblica all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”, cioè “fondata sul lavoro, con un principio regolatore cui si devono uniformare tutti gli attori sociali e le rappresentanze politiche”. A Catania si è creata una sinergia tra lavoratori, imprese ed istituzioni locali, un dialogo che mancava da troppo tempo. Può essere questo modello uno dei luoghi in cui sperimentare un risveglio di attenzione verso il Sud. 
Con l’ingegner Pistorio, per cui più di tanti vale il motto “si è giovani fino a quando il numero e l’intensità dei sogni supera quello dei rimpianti”, stiamo per lanciare la sfida di una Agenzia per lo sviluppo locale improntata a questi principi.
Funzionerà se le parti sociali concerteranno e ci aiuteranno a realizzare un ambiente di nuovo favorevole di nuovo coraggioso. Questo sta già avvenendo ed io desidero ringraziare le organizzazioni imprenditoriali ed i sindacati per il clima nuovo che si respira in questa città.
Signor Presidente, questa città somiglia al Suo vulcano: può apparire ruvida e difficile all’esterno ma ha un’anima di fuoco, che è vitalità pura. E cosi sono i catanesi, alle prese con un’economia problematica, che paga il prezzo di scelte sbagliate, ma storicamente pronti a ricominciare daccapo, a rimboccarsi le maniche perché operosi, vivaci, solari. Infuocati, appunto.
Per farlo dobbiamo puntare ogni energia, ogni risorsa, ogni attenzione alle nuove generazioni, alle nostre ragazze, ai nostri ragazzi, la cui intelligenza è il vero “oro nero” della nostra terra; a cui gli adulti devono restituire quello che hanno tolto negli anni passati. 
Cominciando da oggi, non rinviando a domani.
Signor Presidente, “il lavoro per il Presente trasforma il Futuro”. Questo è il nostro motto, questo è l’impegno che assumiamo nei confronti della Città che oggi La saluta e La ringrazia per ciò che ha fatto per questo Paese in uno dei momenti più difficili della storia repubblicana.

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