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Cronaca

Omicidio nel Veronese, presunto assassino entrato dal balcone: si indaga sul movente

E' stata una pattuglia della polizia stradale di Firenze a fermare ieri sera, intorno alle 23, in autostrada, nei pressi del casello di Impruneta, il presunto assassino - di origini catanese - di Chiara Ugolini, aggredita e uccisa nel pomeriggio di ieri nella sua casa, a Calmasino, vicino a Bardolino

E' stata una pattuglia della polizia stradale di Firenze a fermare ieri sera, intorno alle 23, in autostrada, nei pressi del casello di Impruneta, il presunto assassino di Chiara Ugolini, 27 anni, aggredita e uccisa nel pomeriggio di ieri nella sua casa, a Calmasino, vicino a Bardolino, nel Veronese. L'uomo, Emanuele Impellizzeri, 38enne originario di Catania, abitava nella stessa palazzina della 27enne. Quando è stato fermato dagli agenti della Polstrada, era alla guida della sua moto Yamaha e aveva tracce di sangue e graffi in faccia.

Avrebbe ammesso le sue responsabilità ai poliziotti, confermando anche il tentativo di far perdere le tracce. "Durante la notte nel corso dell'attività investigativa sono emersi elementi oggettivi sul coinvolgimento dell'uomo nel delitto, pertanto d'intesa con l'autorità competente si è proceduto al suo arresto ed è stato portato nel carcere di Sollicciano", spiega Antonio Adornato comandante della polizia stradale di Firenze.

l ritrovamento del corpo

Chiara sarebbe rincasata intorno alle 14 di domenica per pranzare dopo una mattinata di lavoro, dove avrebbe dovuto tornare intorno alle 18: la ragazza infatti lavorava presso un'attività di Garda del padre del suo compagno, che quando non l'ha vista arrivare ha avvisato il figlio. Le chiamate a vuoto sul cellulare hanno convinto quest'ultimo a compiere un controllo in casa, dove ha trovato il corpo della fidanzata riverso a terra in cucina a faccia in giù, vicino ad una chiazza di sangue, poco dopo le 19. Il ragazzo ha avvisato immediatamente il 118 e sul posto si è precipitato il personale medico che ha provato a rianimarla, purtroppo senza esito. 
Sul luogo del ritrovamento sono arrivati poi i carabinieri, che hanno dato il via alle indagini: sul cadavere non erano presenti ferite da arma da fuoco o da taglio e neppure particolari segni di violenza. Secondo il medico legale infatti il sangue sarebbe stato il frutto di una emorragia interna, ma per conoscere le cause precise della morte occorrerà attendere l'autopsia. 

Le indagini

I militari, intervenuti con la Compagnia di Peschiera del Garda e con il Nucleo Investigativo da Verona, hanno iniziato a mettere insieme i tasselli. Su porte e finestre non erano presenti segni di effrazione e la casa non sarebbe stata a soqquadro, facendo quindi ipotizzare che la vittima conoscesse il suo assassino e che non si trattasse di una rapina finita male, mentre i vicini non avrebbero udito rumori o grida particolari, che potrebbero essere comunque stati coperti dal rumore del traffico tipico delle domeniche sul Garda. Procedendo con le attività, che si sono quindi concentrate su una cerchia ristretta di conoscenze, i carabinieri hanno scoperto che all'appello mancava un vicino, ovvero il 38enne di origini siciliane, che invece avrebbe dovuto essere in casa in quanto in affidamento ai servizi sociali: Impellizzeri infatti ha alle spalle precedenti per reati contro il patrimonio, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, ed era uscito dal carcere nel mese di giugno, motivo per cui gli era stato imposto l'obbligo di restare in casa in determinate fasce orarie. 
Insospettiti da questo fatto i carabinieri hanno appurato che la sua Yamaha R6 non si trovava più in garage e che due testimoni l'avrebbero visto mentre si allontanava in moto, in stato di agitazione e con dei segni sul viso che potevano sembrare dei graffi. Ulteriori accertamenti avrebbero poi mostrato che l'uomo aveva prelevato 200 euro dal bancomat situato nel centro commerciale di Affi intorno alle 20 e aveva spento da prima il telefono cellulare, rendendosi così irrintracciabile. Una serie di circostanze che hanno portato le forze dell'ordine ad approfondire la questione, sospettando che il 38enne potesse avere a che fare con la morte di Chiara. 

Il presunto omicida avrebbe confessato di essere entrato in casa dal terrazzino e scoperto dalla giovane l'ha spinta, nel corso di una colluttazione, facendola cadere a terra. Lei avrebbe battuto violentemente la testa, rimanendo così esanime, dopo di che avrebbe preso la sua moto e sarebbe fuggito, anche se ai carabinieri non ha ancora rivelato il movente, il perché era entrato furtivamente nell'appartamento. Ed è proprio sul movente che stanno indagando i carabinieri di Verona.

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