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Dopo il voto

Amministrative a Catania, maggioranza fortissima in consiglio comunale e opposizione quasi estinta

Va in archivio una campagna elettorale tra le meno accese degli ultimi anni. In Consiglio comunale, ampia maggioranza di centro destra. Centro sinistra quasi estinto. Fuori dal consesso civico, cinque dei sette candidati sindaci

Le elezioni a Catania sono finite prima di cominciare. Il sindaco c’è e il consiglio comunale è nascituro. "La droit au caviar et au cheval" (quello che si mangia) dovrebbe piazzare dieci consiglieri a Palazzo degli Elefanti. Sette dovrebbero arrivare dalla lista di Fratelli d’Italia, quella con la fiamma piccola e il nome del presidente del consiglio bene in vista, tre dalla lista Trantino Sindaco. L’area autonomista lombardista, che ha già cominciato a mostrare segni della sua proverbiale autonomia con le dichiarazioni di qualche suo esponente, ne metterà a sedere, verosimilmente, sette: quattro di Grande Catania e tre di Noi con la Sicilia popolari e autonomisti. La costola leghista Prima l’Italia, cinque, tanti quanto Forza Italia. La Democrazia Cristiana di Cuffaro dovrebbe portare tre consiglieri tra gli scranni del palazzo di piazza Duomo.

In totale la maggioranza potrà contare 30 seggi su trentasei. Se andranno d’amore e d’accordo, come sembrava lunedì pomeriggio nella festa continua dell’NH hotel, il programma che hanno scritto e depositato e su cui hanno ottenuto la fiducia di due terzi dei catanesi, lo attueranno tutto.

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Oltre alle percentuali da disfatta epica, a testimoniare la "debacle" del centro sinistra adesso c’è anche la composizione del consesso civico. La sconfitta della gauche Arlequin era già scritta, lo sapevano anche quelli che facevano finta di credere a un ballottaggio da “clamoroso al Cibali”,  ma le proporzioni fanno pensare più all’estinzione che alla ricostruzione del fronte progressista. In nessuna grande città italiana il centro sinistra, con tutte le sue molteplici formule alchemiche, ha rimediato una scoppola così forte. Il neo catanese Gianfranco Cancelleri aveva fiutato il tanfo della sconfitta in anticipo, ma non con così tanto in anticipo da provare a correre per una seggiola sicura tra le fila di Forza Italia. A Palazzo degli Elefanti saranno dunque solo sei i consiglieri d’opposizione. Sei seggi divisi tra due partiti, tra cui fino a non molto tempo fa volavano insulti, e un professore che non alza mai la voce. Che opposizione faranno? Se si assentano in tre non potranno neanche giocare a scopone, a tressette, col morto, se ne avranno voglia. Per la scelta del morto, politicamente s’intende, alternative non ne mancano e siccome dei morti si dice se ne debba parlare sempre bene, lasciamo ai lettori il compito di individuarli.

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Va in archivio così una delle campagne elettorali meno accese e combattute degli ultimi anni. Senza le scaramucce nel centro-destra, a inizio campagna, e la fuga davanti all’altare del promesso sindaco Abramo, per non morire di noia sarebbero rimaste solo le pittoresche uscite social di Peppino Lipera e Lanfranco Zappalà. Cateno De Luca ha spinto il suo giovane candidato come ha potuto ma in consiglio comunale non ci andrà. Il vento dello Stretto ha soffiato forte fino a Riposto, a Catania solo leggera brezza. Drago e Giuffrida chi li ha visti? 

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