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Elezioni comunali, a sinistra tre nomi per il dopo Abramo: intesa appesa a un filo

Graziano Bonaccorsi, Maurizio Caserta, Niccolò Notarbartolo. A sinistra si cerca l'intesa su uno di questi tre nomi ma, tra pentastellati e minoranze Pd, c'è chi vorrebbe far saltare il banco. Montalto di Sinistra Italiana nel ruolo di mediatore

Movimento Cinque Stelle, Partito Democratico, Sinistra Italiana e cespugli rosso verdi ricominceranno a parlare di nomi oggi alle ore 17. A sedersi attorno al tavolo, un po’ traballante, saranno gli esponenti catanesi. Appuntamento con i big e chiusura del nuovo accordo entro venerdì. Questa la road map che dovrebbe portare a superare lo choc di ieri - dopo il dietrofont di Abramo - con un nuovo candidato davvero condiviso.

Sotto la cenere dell’incendio Abramo, cova ancora un po' di brace di risentimento. Ma come dice il proverbio "Cosa fatta capo ha" e il confronto tra progressisti ricomincerà tra pochissimo. «Quello di oggi è uno scenario difficile», inutile nasconderlo, dice il segretario provinciale di Sinistra Italiana Pierpaolo Montalto che, per arrivare alla candidatura di Emiliano Abramo ha sudato le proverbiali sette camicie e seppellito il mood barricadero che lo contraddistingue. «In politica bisogna sempre avere un piano B e anche uno C, adesso ricominciamo a parlare e vedremo di fare presto perché abbiamo un programma serio e abbiamo il dovere di andare avanti, per il bene della città.»

Il nome più accreditato per sostituire il candidato svanito alla vigilia dell’investitura è al momento quello di Maurizio Caserta, ordinario di Economia politica e già candidato civico a primo cittadino di Catania nel 2013. «Caserta è autorevole e non sarebbe una soluzione di ripiego. Uno con la sua esperienza e il suo curriculum non può certo soffrire della sindrome della ruota di scorta», dice ancora Montalto. Il professore che piaciucchia anche dalle parti del Movimento Cinque Stelle, ma che risulta non entusiasmi il Pd di Barbagallo, con noi ha il telefono muto. 

Pur non opponendo veti a Caserta, i Cinque Stelle marca liotro e marca vulcano puntano forte su Graziano Bonaccorsi. Lo hanno detto al leader regionale Di Paola e stavolta non torneranno facilmente indietro. “Basta veti al Movimento” fanno trapelare i pentastellati orientali. “Abbiamo ingoiato il rospo Abramo, che non solo non si è trasformato in principe ma si è dato subito dopo il bacio. Vorremmo dire la nostra adesso”.

Alla maggioranza che regge il Pd a Palermo e a Catania, ci racconta un esponente della minoranza ufficialmente silenziosa, i profili con personalità come Graziano Bonaccorsi e Niccolò Notarbartolo non piacerebbero. Niccolò Notarbartolo, tesserato Pd nel 2022 con adesione da rinnovare, tace anche lui per prudenza. Tutti ne parlano bene, ma il suo partito non lo nomina tra i papabili.

Situazione ingarbugliata insomma, con i fautori della "fu intesa Abramo" in forte difficoltà. Tanto in difficoltà che può bastare un nonnulla per mandare all’aria il tavolo delle trattative. Per i Cinque Stelle di Catania e dintorni per fare saltare l’intesa basterebbe un niet al candidato pentastellato Bonaccorsi. Tra le varie anime del Partito Democratico, invece, chi soffia contro l’intesa a sinistra sono i pochi ma autorevoli amici di Enzo Bianco che se venissero allo scoperto sul nome, finora sussurrato, dell’ex sindaco darebbero voce all’area di malcontento nei confronti del segretario regionale in carica e qualcosa in un’eventuale vittoria della “Santa alleanza” di Bianco guadagnerebbero. Da Roma, Conte e Schlein alle amministrative di Catania non vogliono andare separati. Sarà una settimana intensa.

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