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Maria Grazia Leone tenta il rilancio del PD etneo: "E' ora di smetterla di affilare i coltelli"

"O iniziamo a remare tutti dalla stessa parte - spiega la nuova segretaria provinciale del PD - o scompariamo". Sulla scelta di un candidato per le prossime elezioni comunali di Catania pesa l'incognita Enzo Bianco

Passata la "perturbazione" che ha stravolto l'assetto del Partito Democratico etneo, con il passaggio di Angelo Villari a Sicilia Vera di Cateno De Luca, la nomina della nuova segretaria provinciale Maria Grazia Leone sembra voler inaugurare una fase di rinnovamento. C'è davvero poco tempo, da qui alle prossime elezioni comunali di Catania, per recuperare il terreno perso. La segreteria è stato totalmente rinnovata, ma il dato reale, comune anche ad altri partiti, è la difficoltà nel trovare figure politiche di spicco che possano essere proposte come candidato vincente e che riescano, possibilmente, ad allargare la coalizione. A tal proposito, la Leone sa bene che bisognerà lavorare sodo per "arrivare ad una scelta che sia il più condivisa possibile". E che tenga conto anche delle ambizioni dell'ex primo cittadino Enzo Bianco, sempre più vicino ad una nuova discesa in campo.

Le elezioni regionali hanno messo a dura prova il PD. Angelo Villari si è dimesso parlando di fallimento. Bisogna davvero cambiare pagina radicalmente?

"Abbiamo perso senza attenuanti, contro la destra della Meloni e contro la destra di Schifani. Abbiamo perso ancora di più a Catania contro una destra egoista che ha preferito fare prevalere le ambizioni personali al benessere e alla governabilità della città. E lo ha fatto due volte, a inizio e a fine mandato. Una sconfitta che, però, non mi pare abbia sorpreso nessuno, anzi. Le vittorie elettorali, come le sconfitte, si costruiscono giorno per giorno, in cinque anni di presenza, di impegno, di battaglie chiare, non in qualche mese di campagna elettorale. Diciamocelo con serietà. Di una sconfitta di questa portata siamo tutti corresponsabili. Ora, se crediamo ancora nel partito che rappresentiamo e nel modello di società che attraverso la militanza vogliamo costruire dobbiamo fare tre cose: smetterla di affilare i coltelli, mettere un freno ai personalismi sfrenati e, con coraggio e senso di appartenenza, provare rimetterci in piedi. E ci riusciremo solo restituendoci reciproca legittimità all’interno della nostra comunità politica e tornando ad essere credibili e riconoscibili all’esterno. La credibilità, la riconoscibilità, l’identità tanto abusata nel dibattito pubblico di questi giorni, la ricostruiamo con i fatti e non con le parole o col balletto dei nomi e dei responsabili. Tocca a noi decidere da che parte della società vogliamo stare. Su quali battaglie vogliamo misurarci e soprattutto dobbiamo scegliere: o iniziamo a remare tutti dalla stessa parte o scompariamo".

Ha recentemente rinnovato la segreteria provinciale. Quali saranno le prossime mosse?

"In primo luogo dobbiamo rivitalizzare i circoli, recuperare tutti quei militanti che in questi anni si sono sentiti messi da parte o che abbiamo messo da parte, incontrarli comune per comune, sezione per sezione. Un passo alla volta, stiamo provando a ricucire gli strappi e le contese. La partita è quella della ricomposizione. In secondo luogo, dobbiamo convocare l’assemblea degli amministratori e dei sindaci, dare nuovo protagonismo ai territori e agli amministratori locali. Sono loro che quotidianamente sostengono il peso di un partito che è rimasto troppo spesso distante dalla realtà, non ci possiamo ricordare di loro solo in campagna elettorale. Inoltre, dobbiamo metterci in ascolto di tutte quelle realtà che sono rimaste vive, presenti e operative su quella che io chiamo 'la prima linea del bisogno'. Anche quando noi non c’eravamo. Associazioni ambientaliste, associazioni femministe che si occupano di violenza di genere e diritti delle donne, associazioni che si occupano di diritti Lgbt, associazioni laiche e cattoliche che si occupano di periferie, cooperative che si occupano di assistenza agli anziani, ai disabili, realtà che si occupano di migranti e senzatetto, di sport e aggregazione giovanile, preti di strada che aprono le porte delle loro sacrestie per provare ad aiutare chi vive ai margini della nostra città. Dobbiamo tornare noi da loro, con umiltà e rispetto e farci carico delle loro istanze. Infine, serve tornare ad un confronto serrato, sano e collaborativo coi sindacati, con chi non ha mai abbandonato i luoghi ed i temi del conflitto sociale. Insomma un’impresa campale. O la facciamo tutti insieme o non abbiamo speranza. Io faccio appello a quelli che conosco meglio, ai nostri militanti, a tutti coloro che, anche turandosi il naso, hanno scelto di mettere una x sul simbolo del PD, senza esprimere preferenza. Perché insieme possiamo resistere alla piena. Perché solo attorno ad un PD forte si può costruire un’alleanza progressista forte. L’unica alternativa possibile ad una destra iniqua che fa cassa sui poveri, che sposta l’asse degli investimenti e delle politiche sociali verso il Nord, che si dimostra benevola con gli evasori fiscali, che cancella le cartelle esattoriali senza fare distinzione tra chi non ha pagato per necessità e chi non ha pagato per furbizia".

Elezioni comunali a Catania. Enzo Bianco sembra intenzionato a correre di nuovo. Può ancora essere un candidato polarizzante o serve una nuova figura?

"Credo che le persone, i catanesi, abbiano bisogno di capire quale è il modello di città che vogliamo proporre, abbiano bisogno di risposte concrete tanto alle emergenze quotidiane quanto alle criticità incancrenitesi nel tempo. Il dibattito sulle figure - appetibile dal punto di vista giornalistico - si schianta di elezione in elezione contro il calo dei votanti. O parliamo di cose concrete o le percentuali dell’astensionismo, anche a Catania, in primavera, saranno impietose. Enzo Bianco ha fatto la storia di questa città ed è un padre nobile del Partito Democratico. Il partito catanese dovrà, però, maturare una scelta all’interno dei propri organismi dirigenti. Partendo dalle esigenze e dai bisogni dei cittadini, ascoltando la base e provando ad arrivare ad una scelta che sia il più condivisa possibile".

Come sceglierete il vostro candidato?

"Come dicevo prima, ogni decisione sarà maturata all’interno degli organismi dirigenti, coinvolgendo tutti gli interlocutori, provando a dare dignità a chi è stato ed è protagonista sul territorio, nel pieno rispetto della storia e della forza rappresentativa che si è guadagnato sul campo. A Catania, come in ogni altro Comune in cui si va al voto. Mi auspico si possano ricondurre a sintesi tutte le posizioni e le proposte, nell’interesse della città e del progetto di città che il PD vuole costruire".

Sempre le regionali hanno visto consumare una ennesima scissione con il M5S. Ci sono margini per ricucire?

"Sono convinta che, sulle spalle di Conte, molto più che su quelle dei suoi dirigenti e militanti, gravi la responsabilità di avere tradito il popolo delle primarie consegnando la regione alla destra. Mentirei se dicessi che non ci sono temi di grande continuità con il M5S, come il salario minimo. E mentirei anche se dicessi che non ci sono temi di grande distanza. In uno dei miei libri preferiti (Il nodo e il chiodo: libro per la mano sinistra) l’autore Adriano Sofri dice 'c’è un tempo per la rottura e uno per la continuità. C’è un tempo per la differenza e uno per la somiglianza. C’è un tempo per gli uomini e uno per le donne'. Ci penso ogni volta che inciampo nella tendenza a dividere il mondo in due. E in questa millenaria tentazione si affida alle donne l’arte di sbrogliare nodi e ricucire gli strappi. Insomma fuor di metafora... Bisogna provarci. Bisogna provare a trovare una sintesi sulla base di scelte concrete, fatte guardandosi con serietà e rispetto".

Come vede il MpA, che sembra sempre più attivo in città?

"Premetto che diffido un po’ da chi non si dichiara né di destra, né sinistra ed è sempre amico di tutti, ma non mi sottraggo alla sua domanda. A Palermo il Movimento per l'Autonomia governa con Fdi e la Lega e la destra è sempre più talentuosa di noi nel correre a ricompattarsi quando il gioco si fa duro. Non subisce la tentazione del suicidio politico come spesso facciamo noi a sinistra. Ho apprezzato però il fatto che Lombardo abbia rivendicato la candidatura non per se stesso, ma per il suo gruppo politico. E ho apprezzato pure - se mi permette la battuta - che abbia anche avuto il coraggio della leggerezza dicendo senza timori 'non ho più l’età'. Battute a parte, per rispondere alla domanda: ne prendo atto".

Un giudizio sull'amministrazione Pogliese e sulla coalizione di centrodestra

"Non credo siano necessari miei giudizi, il giudizio è nelle cose. E non mi pare che, allo stato attuale, questa sia la città che i catanesi meritano. Per quello che vedono e vivono ogni giorno. Qualcuno deve pure assumersi, ad un certo punto, la responsabilità di come stanno le cose dopo 5 anni di governo. O no?"

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