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Cronaca

Antimafia, Fava: "Catania è sotto processo, ampia zona grigia"

Il presidente della commissione regionale antimafia ha fatto il punto con la stampa dopo la giornata etnea di audizioni dei vertici istituzionali e delle forze dell'ordine tracciando una difficile situazione tra mafia e colletti bianchi

Ha descritto una città "sotto processo" e con una "zona grigia molta ampia". Così Claudio Fava, presidente della commissione regionale antimafia, ha tirato le fila dopo una giornata di incontri istituzionali. La delegazione della commissione - composta dai deputati Annunziata Lantieri del Pd, Giuseppe Zitelli di Diventerà Bellissima, Roberta Schillaci del Movimento Cinque Stelle, Gaetano Galvagno di FdI, Nicola D'Agostino di Italia Viva e Rossana Cannata di Forza Italia - ha incontrato le istituzioni e le forze dell'ordine che operano in città.

Nello specifico i deputati hanno avuto modo di confrontarsi con il prefetto Claudio Sammartino, il questore Mario Della Cioppa, il comandante dei carabinieri Raffaele Covetti, il comandante della Guardia di finanza Raffaele D'Angelo e il procuratore Carmelo Zuccaro.

Video | L'intervista a Claudio Fava

"Cio' che accade sul territorio di questa provincia - ha spiegato Fava - é evidente in termini di pervasività criminale e di punti di incontro tra interessi mafiosi, politica e imprenditoria".

Nello specifico il presidente dell'antimafia ha indicato nel settore immobiliare una delle fonti di approvvigionamento economico dei Santapaola-Ercolano, con speculazioni edilizie molto fruttuose. Per non parlare dei tanti centri scommesse, settore nel quale - come ha affermato Fava - "vi sono state anche alleanze inedite come quella tra i Santapaola e i Cappello".

Per quanto concerne i tanti centri commerciali - un unicuum catanese per densità e concentrazione - Fava ha tracciato i vari passaggi che hanno portato, in alcuni casi, a grosse speculazioni: "Un sistema di acquisto dei terreni agricoli che, attraverso delle varianti diventavano, edificabili per farne centri commerciali, che poi sono stati beni di famiglia di Cosa Nostra negli ultimi decenni".

Il consenso sociale

Il presidente della commissione antimafia ha evidenziato, in diversi passaggi, l'importanza sempre più crescente del "consenso sociale" che hanno acquisito le organizzazioni criminali nelle "piazze" che controllano. Un consenso che deriva dalla possibilità di muovere economia, specie in un periodo di crisi.

"C'è anche il controllo delle indennità di disoccupazione - ha spiegato Fava - con i falsi braccianti agricoli. Ma ci sono anche i concerti dei neomelodici nei territori, una sorta di manifestazione di dimostrazione di egemonia territoriale".

Viene citata anche la festa di Sant'Agata come momento in grado di "mostrare" il potere delle "famiglie": "Una festa - dice il presidente dell'antimafia - dove in passato si sono chiusi tutti e due gli occhi". Inoltre Fava ha fatto anche riferimento all'egemonia nelle piazze di spaccio con l'apposizione di vere e proprie bandiere per indicare la "supremazia" sul territorio, come emerso dall'operazione Tricolore. E anche parlato delle attività illegali che creano occupazione e anche di un "controllo" del reddito di cittadinanza.

La raccolta rifiuti

Altro capitolo affrontato da Fava è quello dei rifiuti. Un business molto proficuo per le "famiglie" che hanno messo in piedi, o spesso si sono infiltrate, all'interno delle aziende e che hanno avuto a che fare con la pubblica amministrazione.

"La raccolta rifiuti - ha proseguito - è un buco nero nel quale occorre fare chiarezza. Occorre vedere quante proroghe sono state fatte in somma urgenza dai sindaci e dagli amministratori e quanti affidamenti diretti sono stati fatti".

Rifiuti e inchieste giudiziarie, in alcuni casi, hanno portato anche allo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose come il caso di Trecastagni. Però Fava ha ammesso che proprio sul tema delle modalità di scioglimento dei comuni vi è in corso un lavoro di approfondimento della commissione. Sia perché spesso uno stesso comune è stato sciolto più volte, quindi la "bonifica" dello Stato si sarebbe rivelata inutile, sia perché vi sono spesso interessi "opachi" dietro lo scioglimento di un'amministrazione.

La mafia e la città

"Le gerarchie familiari - ha illustrato Fava ai cronisti - esistono ancora. Si parla di Nitto Santapaola e Aldo Ercolano che sono dei punti di riferimento e la discendenza, al contrario di altri gruppi criminali, è ancora saldamente ancorata a loro".

Inoltre il presidente dell'antimafia ha illustrato che vi sono 61 condannati al 41 bis, di cui 5 dei Santapaola, di origine etnea e ha lamentato la revoca del carcere duro per Aldo Ercolano: "Una scelta infelice".

"C'è un quadro preoccupante - ha aggiunto - che si inserisce in un contesto dove c'è una città indagata. L'università, il Comune per i bilanci, l'ex governatore ed ex presidente della provincia a processo, l'editore più importante della città e del mezzogiorno".

"Oggi almeno la partita viene interpretata con un senso di responsabilità notevole da parte di tutte le forze dell'ordine, della magistratura, della prefettura", ha concluso Fava.

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