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Cronaca

Inchiesta Catania, Arbotti non risponde al Gip e Terlizzi nega

La Procura accusa Arbotti di avere preso i soldi dal direttore sportivo del Catania, Daniele Delli Carri, e di averli poi utilizzati per corrompere i giocatori. Pulvirenti invece sostiene che Arbotti così come gli altri procuratori coinvolti nell'inchiesta, Di Luzio e Milozzi, lo avrebbero truffato

Si è avvalso della facoltà di non rispondere anche il procuratore sportivo Nando Arbotti, coinvolto nell'inchiesta sulle partite comprate del Catania e sentito su delega dei colleghi etnei dal Gip di Larino.

Arbotti è tra i sette indagati agli arresti domiciliari per le partite che il Catania ha acquistato, secondo quanto ha ammesso il presidente del club rossoazzurro, Nino Pulvirenti, nell'interrogatorio di garanzia, per evitare la retrocessione.

LE DIMISSIONI DI PULVIRENTI

TIFOSI IN PIAZZA PREPARANO CORTEO

LE PERQUISIZIONI

La Procura accusa Arbotti di avere preso i soldi dal direttore sportivo del Catania, Daniele Delli Carri, e di averli poi utilizzati per corrompere i giocatori. Pulvirenti invece sostiene che Arbotti così come gli altri procuratori coinvolti nell'inchiesta, Di Luzio e Milozzi, lo avrebbero truffato.

Al termine dell'interrogatorio, il legale di Arbotti, l'avvocato e sindaco di Termoli Angelo Sbrocca ha detto: "La confessione di Pulvirenti non cambia nulla".

Per quanto riguarda, invece, Christian Terlizzi, giocatore del Trapani, anche lui indagato e interrogato, il suo legale  Paolo Rodella ha dichiarato:  "E' stato un interrogatorio assolutamente sereno, cordiale. Christian ha riferito tutto quello di cui era a conoscenza, escludendo categoricamente non solo il suo coinvolgimento in questa presunta ipotesi di combine relativa a Catania-Trapani, ma negando categoricamente di avere avuto anche lontanamente il sentore che vi fosse qualche manovra strana intorno alla partita".

LA NOTA DEL LEGALE DI PULVIRENTI

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