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Martedì, 19 Marzo 2024

Imprese, immobili e un maneggio: il patrimonio milionario sequestrato al clan Cappello

La polizia di Catania ha sequestrato beni immobili e imprese commerciali, riconducibili a due esponenti apicali del clan Cappello: Salvatore Lombardo e il figlio Salvuccio junior. Sigilli a cinque immobili, tra cui una villa di lusso, due imprese commerciali e un maneggio abusivo

Cinque immobili, tra cui una lussuosa villa in località Ippocampo di Mare e altre adibite a case vacanza, un maneggio abusivo (con sequestro di cinque cavalli); sette rapporti finanziari intestati ai proposti, ai loro conviventi e terzi interessati e due imprese individuali commerciali, di cui una nel settore della torrefazione e nel commercio del caffè ed una attiva nel settore del commercio dei fiori, per un valore totale di circa due milioni e mezzo di euro. Sono questi i beni su cui questa mattina la polizia di Catania ha eseguito una misura patrimoniale - emessa dal Tribunale - Misura di Prevenzione. I destinari sono esponenti spicco del clan Cappell: Giuseppe Salvatore Lombardo, 55 anni, e del figlio Salvuccio Lombardo junior, 28 anni, entrambi in carcere e legati da diretti rapporti di parentela con il capostipite dello stesso clan, Salvatore Cappello.

La "pericolosità sociale" dei Lombardo

Giuseppe Salvatore Lombardo vanta diverse condanne definitive ed è detenuto dal 2017 dopo l’operazione Penelope. Da allora sarebbe iniziata la scalata ai vertici del figlio Salvuccio junior. Quest’ultimo a settembre è stato condannato a 20 anni nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Minecraft, che segue di qualche mese la condanna a 15 anni per lo scontro a fuoco avvenuto nell'agosto del 2020, che vedeva contrapposti il clan Cappello e quello dei Cursoti Milanesi.

Conferenza stampa

Un momento della conferenza stampa

Beni intestati a prestanome

Le indagini e gli accertamenti patrimoniali condotti dagli investigatori “patrimonialisti” della Divisione Anticrimine e della squadra mobile, oltre ad aver evidenziato la pericolosità sociale dei Lombardo (ricavata dai loro innumerevoli precedenti di
polizia e dalle condanne definitive anche per associazione mafiosa), hanno consentito di verificare le loro posizioni economiche, permettendo di individuare anche cespiti patrimoniali e attività commerciali oggetto di intestazione fittizia, acquisiti attraverso il reimpiego di denaro proveniente dalle loro attività illecite. L'operazione, infatti, ha consentito di sequestrare per la prima volta un’impresa di fiori operante in via Acquicella nell’area antistante il cimitero di Catania, storicamente gestita dalla famiglia Lombardo (da qui il soprannome “U ciuraru”) e ha permesso di riscontrare le infiltrazioni della criminalità organizzata catanese nel commercio di tale settore, evidenziando l’interesse del sodalizio a mantenere il controllo di determinate attività commerciali, acquisendo autorizzazioni e concessioni amministrative intestate anche a terzi.

L’analisi dei flussi finanziari entrate-uscite dei Lombardo, portata avanti anno per anno dal 2009, ha evidenziato una forte disparità tra i redditi di padre e figlio e dei loro nuclei familiari ed i beni, fittiziamente intestati a congiunti e terzi, comunque nella disponibilità dei malavitosi. In assenza di adeguate entrate lecite, sono stati ritenuti frutto e reimpiego dei proventi delle attività illecite commesse dagli interessati in seno al clan Cappello, nell'arco di oltre un decennio.

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