Musumeci: "Sempre stato diffidente nei confronti di chi dalla mattina alla sera parla di antimafia"
"Avevo 39 anni quando la mafia mi condannò a morte - ha ricordato Musumeci ad un convegno organizzato da FdI - una sentenza che non venne eseguita per due ore. Ma non ne abbiamo mai fatto un mestiere, anzi l'abbiamo evitato. Per noi di destra l'antimafia è nel codice genetico"
"Certa sinistra, ma anche il mondo del populismo grillino, ha tentato di accreditarsi un ruolo di mestieranti dell'antimafia per screditare gli avversari: li abbiamo smascherati dimostrando che l'antimafia dei mestieri ormai in Sicilia non trova più terreno fertile per attecchire". A dirlo è stato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, a Palermo, intervenendo al convegno 'Parlate di mafia... parlatene alla radio, in televisione, sui giornali - Però parlatene', organizzato da Fdl.
"Sono sempre stato diffidente nei confronti di chi dalla mattina alla sera parla di antimafia. Sono pericolosi, pericolosi. Perché fanno la lista dei buoni e dei cattivi, perché si ergono ad avere una superiorità genetica, perché fanno gli anti-mafiosi per mestiere, perché si auto-accreditano una sorta di passaporto: questa parabola per molti dei professionisti dell'antimafia è durata poco e si è conclusa nelle aule di giustizia, nelle pagine di cronaca nera e giudiziaria dei giornali. Erano mestieranti, il più pulito aveva la rogna". "Avevo 39 anni quando la mafia mi condannò a morte - ha ricordato Musumeci - una sentenza che non venne eseguita per due ore. Quando i servizi intercettarono la telefonata e sventarono l'attendato dinamitardo davanti a casa mia ero stato riconosciuto 'colpevole' di avere sottratto alla mafia un appalto di 52 miliardi di lire per un centro sportivo che si doveva realizzare ai piedi dell'Etna. Da allora sono stato sotto scorta. Ma non ne abbiamo mai fatto un mestiere, anzi l'abbiamo evitato. Per noi di destra - ha concluso - l'antimafia è nel codice genetico".
