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Cronaca Riposto

Chiese a boss di fare uccidere il rivale, movente passionale dietro la morte di Dario Chiappone

Dario Chiappone fu ucciso con almeno 16 coltellate alla gola e al torace. Per il delitto, in primo grado, la Corte d'assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, il 20 marzo scorso ha condannato all'ergastolo Agatino Tuccio e a 23 anni di reclusione Salvatore Di Mauro

I carabinieri del comando provinciale di Catania, su delega della locale Procura Distrettuale, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catania nei confronti di due persone, una delle quali ritenuta elemento di spicco della famiglia mafiosa catanese Santapaola-Ercolano, ritenute essere coinvolte nell'omicidio di Dario Chiappone, ucciso a a Riposto nell'ottobre del 2016. Il movente, è emerso dalla indagini, è legato a motivazioni sentimentali ed economiche riconducibili al suo rapporto di frequentazione con una donna, che era l'ex convivente con uno degli indagati destinatario del provvedimento cautelare. I due, secondo quanto emerso, sarebbero i mandanti del delitto, tra loro anche l'allora presunto reggente della cosca mafiosa che avrebbe ricevuto la richiesta di fare uccidere l'uomo.

Dario Chiappone fu ucciso con almeno 16 coltellate alla gola e al torace. Per il delitto, in primo grado, la Corte d'assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, il 20 marzo scorso ha condannato all'ergastolo Agatino Tuccio e a 23 anni di reclusione Salvatore Di Mauro. Nell'inchiesta sull'omicidio è stato indagato anche il 'killer delle carceri', Antonio Marano, 76 anni. Ad accusarlo sono state le sue impronte digitali trovate da militari del Ris sul luogo del delitto. Nel dicembre del 2019 i carabinieri gli notificarono un'ordinanza di custodia cautelare nel carcere in cui era già detenuto.

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