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Martedì, 30 Aprile 2024
Elezioni amministrative

Cateno De Luca irrompe sulle elezioni catanesi e lancia il suo potenziale candidato Gabriele Savoca

Mentre i partiti di centrosinistra e centrodestra annaspano nell’indecisione e nessun candidato viene indicato come possibile occupante della poltrona di primo cittadino a Palazzo degli Elefanti, ci pensa Cateno De Luca a sparigliare le carte sul tavolo svelando l’identità del famoso “Mister X", l'avvocato Gabriele Savoca

Mentre i partiti di centrosinistra e centrodestra annaspano nell’indecisione e nessun candidato viene indicato come possibile occupante della poltrona di primo cittadino a Palazzo degli Elefanti, ci pensa Cateno De Luca a sparigliare le carte sul tavolo svelando l’identità del famoso “Mister X”. È Gabriele Savoca, da subito soprannominato il "Baby Scateno". Trentunenne dal temperamento sanguigno e di professione avvocato (assiste per conto del sindacato Sifus-Confali la vertenza dei 333 lavoratori licenziati della Pubbliservizi) è lui il giovane libero a cui faceva riferimento nelle scorse settimane il leader di Sud Chiama Nord. Ma la sua candidatura non è ancora ufficiale, manca ancora un passaggio cruciale per dare via alla sua corsa alle prossime amministrative: la candidatura sarà vagliata all'interno della compagine Sud chiama Nord, come spiega lo stesso Savoca a Cataniatoday che lo ha intervistato.  

Come nasce questa tua candidatura e cosa l'ha spinta ad accettare una sfida complicata come quella di guidare Catania nel momento forse più complicato?

“La mia candidatura non è stata costruita in nessun modo. C’è stata una proposta da parte della compagine di Cateno De Luca rispetto ad un candidato giovane. Perchè lui crede in questo progetto di rinnovamento puntando sui giovani, professionisti con delle competenze già immessi nel mondo del lavoro, in una città che in questo momento per i giovani non lascia molto spazio. Io ho accolto la proposta e ho dato la mia disponibilità. Adesso bisognerà valutare le convergenze sul mio nome all’interno della compagine di De Luca. Nei prossimi giorni ci sarà un quadro chiaro della situazione”.

Come stiamo raccontando in queste settimane, centrodestra e centrosinistra discutono ancora sulla scelta del candidato, dando l’idea a chi segue di dare precedenza più a questioni legate alle logiche di partito invece che a risollevare una città che naviga in acque tempestose. Lei si vede come un elemento di rottura rispetto a questo tipo di politica?

“Mi sembra che si stia parlando solo di chi deve andare a fare il sindaco e anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, l’impressione è che qualcuno dovrà fare un passo indietro per poi andare ad incassare da un’altra parte. Noi ci poniamo totalmente in rottura con questa logica. Ci candidiamo per risollevare la città e parlare solo delle questioni che riguardano Catania. Ma prima, ripeto, bisogna aspettare che i pianeti si allineano per confermare e ufficializzare la mia candidatura”. 

I problemi a Catania sono tanti: dal dissesto finanziario ai rifiuti, senza dimenticare microcriminalità sempre più diffusa e opere incompiute. Da dove cominciare?

“Io credo bisogna guardare al modello Messina, che rappresenta un paradigma vincente, sia con l’esperienza di De Luca sia adesso con la sindacatura Basile. In contrapposizione c’è stata l’esperienza di Catania, che non ha avuto sindaco. I problemi sono tanti, penso ai rifiuti e penso anche ai tanti giovani che sono costretti ad andare via alla ricerca di un lavoro che qui non c’è. A Catania negli ultimi anni si è sopravvissuto e basta. Ora la città, invece, deve ricominciare a vivere”.

Lei segue da un punto di vista legale la vertenza dei lavoratori della Pubbliservizi. La sua opinione sulla gestione della partecipata?

“Pubbliservizi è uno di quegli esempi lampanti della cosiddetta mala politica. Il clientelismo ha dilagato in quella realtà. Un esempio amaro in cui si può toccare con mano il degrado che ha raggiunto la politica a Catania”.

De Luca ha detto che correrete da soli. È una scelta definitiva oppure siete aperti a eventuali dialoghi? Lombardo, ad esempio, diceva di lasciar spazio a giovani e Lei rientra perfettamente in questa categoria…

“Parlano di dare spazio ai giovani ma poi questo spazio non c’è. I giovani devono essere sempre gregari di qualcun altro o devono appartenere ad un capobastone della politica. Che lasciassero davvero spazio ai giovani. Per quanto concerne l’eventuale dialogo con altre forze in campo sicuramente la scelta è andare da soli, anche perché tutti gli altri soggetti di questa commedia ad oggi non hanno saputo guidare la città e hanno delle grosse responsabilità sulla sua condizione attuale”.  

Non solo avversari politici, in quello che ha tutte le sembianze di uno scontro generazionale: alle urne incombe anche il fantasma dell’astensionismo, già presentatosi nelle ultime tornate elettorali in Lombardia e Lazio. Come si può riavvicinare il cittadino, deluso dalle ultime amministrazioni, alla politica?

“Si riavvicina con la presenza delle Istituzioni tra i cittadini. Con il sindaco tra le strade a risolvere i problemi della città. Il sindaco è il primo baluardo delle Istituzioni che dovrebbe tendere le mani ai cittadini, ma ultimamente vediamo fasce tricolori rinchiudersi nelle proprie stanze. È importante ritrovare la fiducia nel cittadino scendendo nelle strade e toccando con mano i loro problemi evitando di fare i soliti proclami da campagna elettorale”.

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