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Sabato, 27 Aprile 2024
Rincari

Perché le uova di Pasqua costano sempre di più

Forti piogge e siccità in Africa hanno aiutato il diffondersi di malattie delle piante, con una netta riduzione delle fave di cacao disponibili. Le Big del cioccolato scaricano i costi maggiori sui consumatori

Quando abbiamo deciso di spedire online due uova di Pasqua a Madrid per i miei nipoti non ci aspettavamo prezzi del genere. I più bassi erano per le uova della Lindt (16 euro circa per 320 grammi), ma non appena ci siamo spostati da questo prodotto, le uova schizzavano a 30/50 euro. Che fossero al latte o fondenti, rivestite di pistacchi o "nude", le uova di cioccolato sono diventate un lusso, pur senza voler entrare nelle "gioiellerie a base di cacao" di Bruxelles. In tutta Europa, le persone stanno pagando fino al 50% in più rispetto allo scorso anno anche per praline e barrette. Da un lato la "crisi del cacao" in Africa ha provocato un calo dell'offerta, dall'altra produttori e grandi distributori ne stanno approfittando per incrementare i guadagni. Per quest'anno le uova di Pasqua sono arrivate ai miei nipoti, rendendoli felici, ma se la situazione continua così l'anno prossimo i prodotti a base di cioccolato, specie quelli di qualità, rischiano di diventare inaccessibili.

L'impatto del clima sul cacao

Il costo delle fave di cacao ha avuto un'impennata storica, mai vista prima negli ultimi cinquant'anni. Il rincaro riscontrato dal primo gennaio 2024 dice: +40%. Equivale ad oltre il doppio rispetto all'inizio del 2023. Nel mondo tre quarti del cacao proviene da una manciata di Paesi. Tra il 60% e il 70% viene coltivato da due soli Stati africani: Costa d'Avorio e Ghana. Dal primo arrivano circa 2,6 milioni di tonnellate all'anno, ma questa quantità si è ridotta drasticamente. Il crollo è dovuto ad elementi meteorologici scatenati dal fenomeno climatico noto come El Niño. Piogge troppo abbondanti coniugate a lunghi periodi siccità hanno favorito il dilagare di malattie tra le piante, con una drastica riduzione della produzione. I parassiti hanno così diffuso malattie come baccelli neri e germogli gonfi che in questi mesi hanno decimato i raccolti. 

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Un grafico mostra il vertiginoso aumento dei prezzi del cacao

I miseri guadagni dei produttori

Nonostante l'enorme richiesta, i coltivatori della golosa materia prima guadagnano una miseria. In Costa d'Avorio recuperano appena 1.000 franchi centrafricani (Cfa), che equivalgono a circa 1,50 euro, per ogni chilogrammo di semi venduti. Ad incidere ci sono poi le pessime condizioni in cui lavorano i piccoli agricoltori indipendenti. Privi di mezzi per investire, sia per proteggere le piante che per trasportare il cacao in modo più efficiente, i produttori stanno vivendo una crisi senza precedenti. L’offerta globale di  cacao si è ridotta di un decimo, con i prezzi dei futures schizzati da 4mila euro per tonnellata all’inizio di gennaio a ben 9mila euro alla fine di marzo. Dalla crisi delle fave di cacao al rincaro dei prezzi il passo è stato breve.

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Un coltivatore di cacao in Colombia. Foto di Elias Shariff Falla Mardini da Pixabay

I profitti delle Big del cioccolato

Mentre i Paesi produttori, come Ghana e Costa d’Avorio, stanno provando a fare cartello per recuperare guadagni più dignitosi, le Big del cioccolato si rifiutano di remunerare meglio i produttori, al tempo stesso aumentano i prezzi per gli acquirenti. Le tariffe sono aumentate in media del 10%, ha ammesso Lindt & Sprüngli. Il cacao è gestito da pochi grandi marchi, come la multinazionale Mondelez, l'italiana Ferrero, Mars, Hershey e Nestlè. Pur rifiutandosi di fornire dati ufficiali, gli aumenti riscontrati dai consumatori sarebbero superiori al 10%. Si teme i prezzi possano schizzare ancora di più, visto che i produttori di cioccolato bloccano il costo delle materie prime con anni di anticipo. Ciò nonostante, molti marchi non si sarebbero coperti a dovere rispetto all'impatto del clima.

I margini di profitti non sono però diminuiti per queste aziende, avendo scaricato in larga parte sui consumatori. Come riportato dall'Associated Press, i margini di profitto netti di Hershey (la più grande compagnia statunitense nella produzione di cioccolato) sono aumentati al 16,7% nel 2023, mentre erano fermi al 15,8% l'anno precedente. Mondelez (che diffonde prodotti come Oreo, Milka e Toblerone) è passata dall’8,6% nel 2022 al 13,8% nel 2023. 

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Ovetti di Pasqua. Foto Congerdesign via Pixabay

Le responsabilità dei supermercati

Gli altri attori di questa impennata del cioccolato sono i supermercati, come denuncia il gruppo Voice, un network di Ong specializzato sulla filiera del cacao, che punta il dito contro i rivenditori. Il cioccolato è al tempo stesso il prodotto da scontare per attrarre nuovi consumatori, e quello che nei momenti clou la grande distribuzione sfrutta per aumentare i margini di profitto. Come confermato da uno studio della Commissione europea del 2020, sono i grandi marchi e i rivenditori che ottengono il 90% dei margini totali generati dai coltivatori di cacao. Le briciole (meno del 7,5% del margine totale) restano tra le mani di chi con fatica raccoglie e recupera cacao per i nostri piccoli momenti di piacere.

Fonte Today.it

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