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Martedì, 30 Aprile 2024

L'assetto dei Pillera dopo la morte di Maurizio Ieni: pizzo da 4 mila euro ed abiti griffati per i suoi parenti

Gli imprenditori, costretti da anni a pagare la loro quota per ottenere "protezione" dal clan, non hanno denunciato alle forze dell'ordine le vessazioni cui erano sottoposti. Altro filone dell'indagine "Doppio petto", condotta dalla squadra mobile etnea, riguarda l'importazione di droga dalla Calabria e dalla Spagna. Diciotto le ordinanze di custodia cautelare, 14 in carcere e 4 ai domiciliari

Quattromila euro a Natale ed altrettanti a Pasqua. Alcuni degli imprenditori taglieggiati dal clan Pillera Puntina sarebbero stati costretti a pagare il pizzo da oltre un decennio. O versando in maniera semestrale il denaro in contanti o praticando degli sconti fuori mercato per l'acquisto di abiti lussuosi. L'operazione "Doppio Petto", eseguita questa mattina dalla squadra mobile della questura di Catania su delega della Procura, ha fatto luce sul nuovo assetto che la famiglia mafiosa catanese aveva preso dopo la morte del boss Maurizio Ieni, deceduto nel  carcere di Secondigliano il 17 maggio del 2023. Sono diciotto gli indagati a cui è stata applicata la custodia cautelare. Di questi, quattordici  sono in carcere e  quattro ai domiciliari. Un cittadino straniero, Helmi Toui, è irreperibile in quanto già espulso dall'Italia.

I "movimenti" di droga: cocaina comprata dai calabresi e marijuana spagnola

Tra le quattro donne coinvolte nel blitz di questa mattina c'è anche Francesca Viglianesi, moglie di Maurizio Ieni. Secondo gli inquirenti avrebbe catalizzato i proventi delle estorsioni. Mentre Stella Mannino e Graziella Loredana Nicolosi si sarebbero occupate prevalentemente di nascondere partite di droga importata da Francesco Ieni, detto "u castoru", figlio del defunto Maurizio Ieni e con alle spalle una grande esperienza nel settore degli stupefacenti. Tanto da aver costruito, nel tempo, solidi contatti con i grossiti calabresi specializzati nell'importazione di cocaina dal Sud America e con i rivenditori spagnoli di marijuana ed hashish. "Un elemento rilevante - ha sottolineato il dirigente della squadra mobile di Catania, Antonio Sfameni - è la politica 'prudente' adottata da Francesco Ieni. Si occupava solamente della parte organizzativa dello spaccio, rifornenddo alcune piazze senza gestirne una propria in maniera diretta. Così facendo, poteva coltivare i suoi affari in maniera trasversale". Già durante le indagini preliminari, condotte tra il 2021 e il 2022, si ipotizzavano, infatti, rapporti economici con le cosche Cappello-Bonaccorsi e con il gruppo Nizza dei Santapaola-Ercolano.

I nomi degli arrestati

Sconti fuori mercato sui vestiti griffati per i parenti del boss

C'è poi un secondo versante di indagine, che riguarda le estorsioni effettuate anche ai danni di grosse aziende del settore logistica. Gli imprenditori taglieggiati per lunghi anni non si sono mai rivolti alle forze dell'ordine. "In fase di indagine, che nasce dalle risultanze di altre investigazioni - precisa Sfameni - gli elementi di responsabilità sono stati acquisiti autonomamente dall'organo investigativo".  Tra gli arresti eseguiti in flagranza di reato c'è quello di Giovanni Ruggeri. Il 18 dicembre del 2021 venne colto sul fatto mentre ritira 4 mila euro da un imprenditore, il pizzo semestrale coincidente con le festività Natalizie. Una forma di estorsione non tradizionale riguardava, invece, l'acquisto a prezzi stracciati ed in qualunque stagione dell'anno, in note boutique del centro città da parte dei familiari stretti di Maurizio Ieni. In cambio, questi, avrebbero garantito protezione ai commercianti posti sotto la loro ala.

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