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Cronaca

"Io obietto", in scena la storia della giovane mamma Valentina Milluzzo

La regista Elisabetta Canitano si è ispirata alla vicenda della 32enne morta all'ospedale Cannizzaro di sepsi dopo aver perso i due gemelli che portava in grembo

"Io obietto" è lo spettacolo teatrale scritto e diretto da Elisabetta Canitano ispirato agli ultimi 15 giorni di vita di Valentina Milluzzo, 32enne catanese morta di sepsi il 16 ottobre del 2016. La giovane donna è deceduta all'interno dell'ospedale Cannizzaro di Catania, alla 19esima settimana di gravidanza, dopo aver perso i due gemellini che portava in grembo. Secondo i genitori e il legale della famiglia Milluzzo Valentina si sarebbe potuta salvare se, non appena ricoverata, fosse stata sottoposta ad un aborto terapeutico.

Lo spettacolo

Elisabetta Canitano, ginecologa, autrice della messainscena e presidente dell'associazione "Vita di donna" ha scelto di portare sul palcoscenico un'opera ispirata proprio alla vicenda di Valentina. "In questo testo - dichiara la regista - ho voluto raccontare ciò che stanno provando a nascondere. Valentina è morta di obiezione di coscienza, non di malasanità. Hanno sperato che abortisse da sola perché in quell'ospedale sono tutti obiettori e non sono intervenuti quando invece era necessario. Lo spettacolo racconta tre punti di vista, quello della protagonista di questa dolorosa storia, che ho chiamato Bianca, che si ricovera con la speranza di conoscere i suoi due bimbi, il punto di vista dei familiari e quello dei medici". Tra i progetti futuri di Elisabetta Canitano c'è la volontà nei prossimi mesi di portare proprio in scena lo spettacolo proprio a Catania.

Il racconto dei genitori di Valentina

"Mia figlia ha cominciato ad urlare di dolore sabato 15 ottobre e quelle urla mi rimbombano ancora nelle orecchie“ ha raccontato ai microfoni di CataniaToday la madre di Valentina qualche giorno dopo la morte della figlia. 

"Abbiamo chiesto aiuto subito non appena ci siamo accorti che Valentina cominciava a star male, ad avere la febbre - afferma il padre - ma si sono limitati a darle una tachipirina e a dirci che per qualsiasi altra cosa sarebbe dovuto intervenire un medico, ma ce n'era uno solo, impegnato in sala parto, per un cesareo". "Le ore passavano e mia figlia chiedeva aiuto, voleva che la sedassero, non ne poteva più di soffrire - racconta ancora il papà -. Per ore ci hanno lasciato fuori dalla porta senza darci notizie. Solo dopo tantissimo tempo ci hanno detto che era grave, ma noi non avremmo mai creduto che Valentina rischiasse la vita, perché nessuno ci ha tenuto al corrente".

L'inchiesta della Procura di Catania

Per la tragica fine di Valentina sette medici del reparto di ginecologia e ostetricia sono indagati per omicidio colposo plurimo. Dalle indagini della Procura è emerso infatti che la giovane mamma poteva essere salvata e che la "mancata instaurazione di antibiotico terapia adeguata, a partire dalla mattina del 14 ottobre, dopo il tampone vaginale"; il "mancato tempestivo riconoscimento della sepsi in atto" e la "mancata instaurazione tempestiva di antibiotico terapia efficace" il 15 ottobre, ma anche la "mancata raccolta di campioni per gli opportuni esami microbiologici" avrebbero portato dopo ben due settimana Valentina alla morte.

Nell'inchiesta però non entra il ruolo di obiettori di coscienza dei sette medici indagati, oltre dei cinque per quali è stata chiesta l'archiviazione, ma l'atteggiamento professionale tenuto dal 14 al 16 ottobre del 2016 nel reparto e nella sala parto e per "colpa professionale" consistita in "imprudenza, negligenza e imperizia".

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