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Il super boss

Disposta l'autopsia su Matteo Messina Denaro, in un pizzino scrisse: "Non voglio funerali in chiesa"

L'esame è stato disposto dalla procura dell'Aquila. La salma si trova nei sotterranei dell'obitorio ed è inaccessibile. Da capire quali siano le ultime volontà del boss, che in un bigliettino nel 2013 diceva: "Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell'odio e nel peccato"

La Procura dell’Aquila ha deciso di disporre "l'autopsia sulla salma di Matteo Messina Denaro, persona notoriamente afflitta da gravissima patologia''. ''L’apertura di un procedimento è atto tecnico necessario per procedere a tale incombenza'', si legge nella nota della procura dell'Aquila. Il boss di Castelvetrano è morto questa notte all'ospedale San Salvatore del capoluogo abruzzese.

Il corpo si trova ora in uno dei sotterranei dell’obitorio dell’ospedale aquilano che dista non più di cento metri dalla camera-cella nella quale era ricoverato. I locali sono inaccessibili anche per la figlia Lorenza e la nipote Lorenza Guttadauro (suo avvocato di fiducia). Solo dopo l'autopsia, che verrà eseguita in ospedale, la salma potrà lasciare L'Aquila. A quel punto si capirà quali siano state le ultime volontà del boss. Se dunque verrà tumulato nella tomba di famiglia a Castelvetrano - accanto al padre Francesco, capomafia della famiglia di Trapani negli anni '80 - oppure il suo corpo verrà cremato. 

"Non voglio funerali in chiesa", quel pizzino del 2013

E dal messaggio che si legge in un pizzino ritrovato dai carabinieri del Ros nel covo del boss di Campobello di Mazara dopo l’arresto, il 16 gennaio scorso, Matteo Messina Denaro pare non avere intenzione di voler un funerale in chiesa. "Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato - si legge nel bigliettino - e non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie".

Queste sono parole che il boss scrisse ben prima della cattura, e anche prima di scoprire di essere affetto da tumore. Il pizzino risale, infatti, a maggio 2013, proprio il periodo in cui la Chiesa proclamò beato il prete antimafia Don Pino Puglisi e dunque ribadendo la lontananza con i mafiosi. "Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno. Gli anatemi sono espressioni umane non certo di chi è solo spirito e perdono. Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità", scriveva ancora il boss.

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