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Domenica, 28 Aprile 2024
Immigrazione clandestina

Fino a 1200 euro per andare in Francia: così un gruppo internazionale aiutava i migranti a sconfinare

Le indagini della squadra mobile etnea continuano a far luce su un'organizzazione internazionale che aiutava i migranti a superare i confini italiani, dietro compenso ed organizzando il viaggio fin dai loro paesi d'origine

La questura di Catania, su delega della Procura etnea, ha eseguito lo scorso 22 settembre una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari a carico di diversi cittadini stranieri di cittadinanza guineana e ivoriana, alcuni dei quali già ristretti in regime detentivo, responsabili di tratta di esseri umani. Il provvedimento è stato eseguito dalla squadra mobile di Catania, con la collaborazione dei colleghi di Genova, dove 2 degli indagati, già sottoposti rispettivamente all’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria, sono stati arrestati. Dei 25 stranieri destinatari della precedente ordinanza di custodia cautelare eseguita il 3 agosto scorso nel corso dell'operazione "Landayà bis", sono ricercati altri 7 stranieri che dovrebbero trovarsi all’estero.

I capi d'accusa

Il provvedimento cautelare è frutto dell'attività d’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed eseguita dalla II sezione investigativa "Criminalità straniera e prostituzione" della mobile. I destinatari sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, "aggravata dall’aver agito in più di dieci persone" e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (sempre pluriaggravata), e di avere commesso il fatto al fine di trarne profitto anche indiretto e dalla transnazionalità. Le indagini erano già sfociate nell’emissione del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso da questo Ufficio di Procura ed eseguito in data 19 aprile del 2023 in diverse parti d’Italia.

La genesi dell'indagine

Tutto trae dalla vicenda relativa a una minore straniera non accompagnata arrivata il 25 gennaio 2021 al porto di Augusta e collocata presso una struttura sita nel catanese, ma fermamente intenzionata a raggiungere la Francia seguendo le indicazioni avute in Libia da una donna che l’aveva avvicinata mentre si trovava in attesa di imbarco e che le si era presentata come sorella di un soggetto (tra gli indagati) che, in Italia, si occupava di far completare il lungo viaggio dal paese di origine sino alla Francia passando per il nostro Paese e del quale aveva fornito il contatto telefonico. La minore collocata in struttura per minori stranieri non accompagnati, si era poi allontanata affidandosi alle cure del soggetto indicatole in Libia e, grazie all’operato di questo ultimo e di altri indagati, era riuscita a fuggire per tre volte sino a raggiungere il territorio francese.

Le cellule del gruppo internazionale

Le indagini su questo caso fin da subito hanno permesso di focalizzare l’attenzione su alcuni soggetti di cittadinanza guineana e ivoriana coinvolti nel trasferimento in Francia della giovane e, partendo da loro, è stato possibile individuare un gruppo di stranieri di diverse nazionalità, formato da più cellule operative in Africa (Libia, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Marocco), in Italia (a Genova, Torino, Asti, Cuneo e Ventimiglia) ed in Francia, specializzato nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Aiutavano donne, uomini, bambini e addirittura neonati a raggiungere altri paesi dell’Unione Europea, in particolare la Francia. Il tutto dietro pagamento di somme di danaro variabili a seconda della natura degli accordi e della tranche di viaggio da eseguire: da almeno 200,00 euro per il passaggio dei confini sino a 1.200 euro circa per fasi di viaggio più ampie.

Il pagamento per ogni tratta

Le prove raccolte dagli inquirenti, adesso, dimostrerebbero come i fermati, per lo più francofoni originari della Guinea e della Costa d’Avorio, sarebbero stati in grado di garantire ai migranti di arrivare a destinazione, dopo aver attraversato paesi di transito, tra i quali l’Italia, dietro pagamento di un prezzo per ogni tappa del viaggio, corrisposto alle diverse persone incaricate di curare la singola tratta. Per raggiungere la Francia utilizzavano treni e macchine o perfino sentieri di montagna. Si curavano poi di prelevare i migranti dal centro in cui venivano affidati in accoglienza dallo Stato italiano, fino a raggiungere il punto in cui avrebbero superato confini. Gestivano anche la fornitura eventuale di documenti falsi (anche di tipo sanitario quali falsi green pass, falsi esiti del test Covid-19 e patenti di guida), la presa in carico del migrante una volta raggiunto sul luogo in prossimità del confine, vitto ed alloggio. E, se qualcosa andava storto, si premuravano di reiterare i tentativi di sconfinamento, fino alla presa in carico ad opera di altri membri una volta raggiunta la Francia.

I gruppi in Italia

Il gruppo criminale aveva una struttura fluida perché capace di adattarsi, ma in ogni caso ben definita quanto ai ruoli: non vi era evidentemente un capo all’apice, ma quattro organizzatori, ciascuno per ognuno dei gruppi.  Le tre cellule italiane avevano sede a Torino, ed Asti, in Piemonte; una con sede in Liguria ma con un associato dimorante ad Asti; una terza con sede a Ventimiglia ed a sua volta suddivisa in due sottogruppi, di cui uno riferibile ad un soggetto allo stato irreperibile e considerato leader.

Membri in conflitto ed un violento pestaggio

C'erano poi due  componenti “cerniera”, in quanto non alle dipendenze esclusive di alcuno dei vari leader o come in collaborazione con uno solo dei gruppi in particolare, ma stabilmente disponibili ad intervenire nella catena di azioni necessarie a garantire le azioni di sconfinamento dei migranti. Nel corso delle indagini è emersa una fibrillazione – scaturita forse per contese sul controllo del territorio di riferimento – tra antagonisti di diversa cittadinanza. Da una parte cittadini nigeriani, dall’altra i francofoni dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina via terra. Conflitto che potrebbe avere originato una violenta aggressione ai danni di uno dei destinatari del decreto di fermo, ora irreperibile.

Il giro d'affari

Per quanto riguarda il giro d’affari, sebbene la maggior parte dei movimenti dei flussi di denaro avvenisse in contanti, soprattutto per la clientela agganciata alla spicciolata in prossimità dei confini, ed un’altra parte attraverso sistemi basati sulla fiducia, definita dai monitorati con il termine "landaya", l’analisi delle postepay in uso ad alcuni degli indagati ha consentito di attestare che uno dei sodali aveva effettuato l’acquisto on line di titoli di viaggio in un limitato arco temporale per un ammontare di circa 26 mila euro. L’analisi dei flussi di denaro relativi alle carte postepay utilizzate restituiva per ciascuna un saldo pressoché pari a zero: le carte venivano infatti utilizzate come contenitori precari, con transazioni complessivamente ammontanti a 800 mila euro solo considerando le postepay intestate a diversi indagati.vSpesso nel settore dello "smuggling" e del "trafficking", i flussi di denaro di rilievo avvengono utilizzando soggetti apparentemente non legati agli autori del reato, proprio per evitare che operazioni di movimentazione di danaro anomale possano destare sospetti.

Coinvolti anche bambini

In alcune occasioni sono stati registrati movimenti illeciti di bambini in tenera età, accompagnati dalle madri e talvolta da esse momentaneamente affidati ad un componente del gruppo, nonché la strumentalizzazione della condizione di incertezza del migrante che veniva in qualche modo anche confuso e catturato da una falsa attenzione ai suoi bisogni, "funzionale - scrivono gli inquirenti - solo ad assicurarsi definitivamente l’affare ed evitare che il migrante si rivolgesse ad altri operatori del medesimo illecito settore di mercato".

Le intercettazioni

"Questa è una cosa che ti ho detto mille volte! Quando parli con un cliente - diceva un componente del grupppo, in un dialogo intercettato - devi per prima cosa farlo partire, guidandolo da dove si trova, sino a farlo giungere a Milano oppure a Ventimiglia... Poi dopo gli puoi chiedere in quale città vuole andare ed infine gli dici il prezzo! Così hai la certezza di poter trovare un accordo. Già non arrivano tante persone e quelle poche che arrivano con il tuo modo di lavorare li fai allontanare!". In sostanza, la strategia consisteva nell’imbrigliare il migrante offrendogli quanto desiderava e anche di più ed in fretta, portandolo sino ad un punto tale da rendergli impossibile il rifiuto del servizio.Tra l’altro alcuni degli indagati, avrebbero approfittato del suo inserimento a vario titolo all’interno di strutture di accoglienza per migranti, accreditandosi presso i migranti per il fatto stesso di svolgere attività all’interno di dette strutture e sfruttando tutte le informazioni per tale ragione disponibili circa i nuovi arrivi, le nazionalità e l’età dei potenziali clienti.

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