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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Acireale

L'usura era un "affare di famiglia": quattro arresti ad Acireale

Provvedimenti cautelari per quattro persone, accusate di aver gestito un giro di usura con interessi da capogiro. Le vittime erano costrette a restituire somme incredibilmente superiori a quanto ricevuto

Questa mattina, gli agenti del commissariato di polizia di Acireale hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del tribunale etneo nei confronti di Rosario Fichera, Maria Concetta Torrisi, Caterina Fichera e Mario Patanè. Sono tutti accusati, a vario titolo, di far parte di un'associazione a delinquere "finalizzata alla commissione di usura e abusivismo finanziario". Le indagini sono durate circa 6 mesi, dal dicembre 2021 al giugno 2022, ed hanno preso avvio da alcune notizie, apprese dalla polizia, inerenti alcune vittime ridotte allo stremo dai loro usurai. Fin dai primi accertamenti è emersa l’esistenza di una ben organizzata attività di usura, che imponeva interessi a tassi proibitivi. Gli indagati richiedevano alle loro vittime interessi compresi fra il 10 e il 40 per cento mensili, da ricalcolare e parametrare ad interessi annui iperbolici. Uno dei casi più significativi ha riguardato un operaio industriale, al quale per un prestito di 1000 euro sono stati richiesti 300 euro mensili di solo interesse (30% mensile – 360% annuale); mentre, alla stessa vittima, per un prestito di 300 euro sono stati richiesti 100 euro settimanali di solo interesse, stabilendo un tasso usurario ben al di fuori da qualsiasi legale parametrazione (33% settimanale - 132% mensile – 1584% annuo).

Per estinguere il debito, le vittime avrebbero dovuto restituire, in un’unica soluzione, l’intera somma ricevuta in prestito più il 10% della stessa, quale ultimo interesse da corrispondere. Una seconda modalità per accedere al “rientro” ed estinguere il debito era quella di corrispondere, oltre all’ineludibile rata periodica degli interessi, un’altra rata di importo maggiore fino a raggiungere la somma capitale avuta in prestito più il 10% per l’ultimo interesse dovuto. Nel corso delle indagini di natura tecnica, svolte tramite intercettazioni telefoniche, ambientali e videosorveglianza, è emerso un quadro che ha evidenziato come le i componenti non avessero alcuno scrupolo nell’esigere il "dovuto" dalle proprie vittime. Significative le intercettazioni.

La prima tra Torrisi e la figlia Caterina Fichera, nel corso della quale la madre, fuori sede, raccomanda alla giovane alcuni incassi da fare, commentando cifre e nominativi riportati su un calendario. La seconda in cui i coniugi spiegano alla figlia sedicenne, con dovizia di particolari, come funziona l’usura, rimanendo spiazzati di fronte alla sorpresa della giovane che non riesce a comprendere come mai, nonostante il debitore abbia versato cifre enormi, anche 3 – 4 volte i soldi ricevuti, non abbia, comunque estinto il prestito ricevuto, ancora interamente preteso. La conclusione che traggono i due coniugi, quasi delusi, è che la figlia "non potrà dedicarsi all’attività di famiglia". Anche i genitori di Fichera, oggi defunti, esercitavano l’ attività di usurai. Tant’è che nel 2013 le due generazioni dei Fichera sono state tratte in arresto nell’ambito dell’operazione "Affari di Famiglia", in quanto responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’usura. Nel corso delle indagini , è emerso anche come , nonostante l’ingente disponibilità di denaro, Rosario Fichera avrebbe percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Dopo gli adempimenti di rito, Rosario Fichera e Maria Concetta Torrisi, destinatari di misura cautelare in carcere, sono stati condotti presso la Casa Circondariale Piazza Lanza di Catania; Caterina Fichera è stata condotta presso la propria abitazione , agli arresti domiciliari; Mario Patanè ha ricevuto il provvedimento restrittivo della custodia in carcere presso la casa circondariale dove si trova attualmente recluso per altre vicende giudiziarie . L’operazione in parola è stata chiamata "Arpagone".

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