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Domenica, 28 Aprile 2024
Dentro la festa / San Giuseppe La Rena

Verso Sant'Agata, viaggio a San Giuseppe La Rena: il piccolo rione che ha inventato "A cannalora"

La singolare storia del "Primo Cereo Rinoti", la candelora più antica della festa nata 204 anni fa in un quartiere, San Giuseppe La Rena, a ridosso del mare della Playa

Siamo abituati a vederle girare per le vie del centro con tanto di banda al seguito e fiori in cima nei giorni che precedono la festa di San'Agata, oppure schierate in via Etnea il giorno del corteo e della carrozza del Senato, ma la storia delle candelore nasce ed è radicata nei quartieri della città, anche se nell'intestazione portano il nome delle antiche corporazioni dei mestieri. 

Tra questi enormi ceri votivi portati a spalla da forzuti ed esperti devoti, uno più degli altri è legato a doppio filo alla storia del proprio quartiere. Parliamo del "Primo cereo Rinoti", la candelora di San Giuseppe la Rena, piccolo borgo incastrato tra l'aeroporto e il mare con pochi abitanti e molto senso di appartenenza. 

"La costruzione della candelora dei rinoti, detta 'la regina', è iniziata nel 1820 ed è stata ultimata definitivamente 30 anni dopo. Il legno più antico ha più di duecento anni", racconta Graziano D'Amore che del suo quartiere di nascita conosce ogni granello di rena, che nella lingua catanese dei nonni altro non è che la sabbia fine della Playa. 

Primo Cereo Rinoti

Fautori della costruzione della candelora che ogni anno sta in testa alla processione dei cerei votivi del 3 febbraio in via Etnea, furono Don Girolamo Messina e Don Giuseppe Barbagallo, notabili della borgata di San Giuseppe La Rena allora ben lontana dalla città.  Fino al 1959 la candelora, che appartiene agli abitanti di San Giuseppe La Rena, veniva smontata in più parti e conservata nella piccola chiesa parrocchiale del rione. Nello stesso anno, il commendatore Di Stefano, rinoto e devoto, donò al cereo un terreno, nelle immediate vicinanza della chiesetta di San Giuseppe, nella quale, successivamente, fu costruita la casa della candelora, un locale dove tutt'oggi "la regina"  viene conservata integra per ammirarne la sua maestosa grandezza e luminosità.

Ogni anno "la regina" di San Giuseppe La Rena che, per tradizione, può essere portata a spalla solo da abitanti del quartiere, come una sorta di Athletic Bilbao delle "cannalore", va in giro per le vie del quartiere nei giorni che precedono la festa. Ieri ha visitato la zona delle fabbriche e delle officine, accompagnata dalla affiatatissima banda di musicanti, ma l'impresa più grande dei rinoti si compie ogni 3 febbraio quando, alle ore piccole, comincia il viaggio della "regina" verso il centro città. Sei lunghi chilometri di fatica, fede, devozione, battute, risate e cameratismo. 

"Solo chi è del quartiere sa cosa significa per noi questo viaggio", racconta ancora Graziano D'Amore. "Una esperienza che io consiglio di vivere almeno una volta a chi ama questa festa, una tradizione unica che rende omaggio alla nostra Santa patrona amata e venerata da sempre a San Giuseppe La Rena", conclude D'Amore. 

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