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Cronaca Acireale / Piazza Duomo

Acireale, l'aumento della Tari scalda gli animi in Consiglio comunale

Nel Comune guidato dal sindaco pentastellato Stefano Alì, la delibera per l'incremento delle tariffe, poi bocciata dal senato cittadino, rischia di generare ripercussioni in giunta. Soprattutto in vista della riproposizione nella prossima seduta consiliare

La proposta di aumentare la Tari del 36 per cento manda in tilt il consiglio comunale di Acireale. Che in tilt, in realtà, lo è da tempo. A dirlo sono i numeri: solo otto consiglieri a sostegno del sindaco cinque stelle Stefano Alì e 16 all'opposizione. La stessa opposizione che per tanti "è stata la stampella della maggioranza perché viceversa molti giochi sarebbero finiti prima del tempo", è quanto trapela da palazzo comunale. In questo clima si inserisce l'emergenza rifiuti e la delicata questione relativa all'approvazione del Pef (il Piano economico finanziario sulla gestione del ciclo dei rifiuti) e con esso l'aumento della tassa. Approdata due volte tra i banchi del senato cittadino, l'approvazione è stata rinviata in prima battuta, per essere poi bocciata alla seduta successiva "con non pochi giochi di partito", commentano i consiglieri. La delibera dovrebbe ritornare al vaglio del consiglio nei prossimi giorni, ma i numeri per l'approvazione sono davvero risicati. La questione rischia di diventare politica e non si escludono scossoni che potrebbero riversarsi a cascata su chi guida la città. 

"Io non voglio fare come altri - dice il sindaco di Acireale Stefano Alì a CataniaToday - che fanno finta di non sapere che i costi non faranno altro che aumentare e le difficoltà non si risolveranno prima di cinque anni". E se al vaglio degli uffici comunali pare ci sia lo studio di quello che è balzato agli onori delle cronache come "metodo De Luca" - l'ex sindaco di Messina che, dopo le bocciature del consiglio comunale, ha approvato il Pef con delibera sindacale, vincendo tutti i ricorsi successivi -, il consiglio valuta le contromosse: tra la proposizione di una moltitudine di emendamenti e qualche colpo gobbo. Nel frattempo tiene banco l'istituzione di un plafond di fondi regionali per attenuare i costi del conferimento in discarica: circa 45 milioni di euro da distribuire ai Comuni. Soldi, questi ultimi, che da soli sarebbero insufficienti a ridurre i costi per tutti gli enti comunali siciliani, considerando che si tratta di una soluzione tampone valida per i mesi di luglio e agosto.

I costi del servizio, la morosità e il fondo crediti di dubbia esigibilità: ecco a cosa si deve l'aumento della Tari

La riduzione dell'aumento della Tari, ipotesi ponderata dalla giunta etnea con il ricorso ai potenziali fondi regionali, non sembra prendere piede ad Acireale. "L'aumento del costo del servizio non è una questione politica - sostiene il sindaco Alì -, avremmo potuto aggiungere altri costi e non l'abbiamo fatto per i cittadini, ma è una responsabilità che attiene alla Regione". Al di là del disavanzo tra costi e ricavi nel Pef (circa tre milioni di euro), da colmare c'è un'altra componente che incide sugli oneri complessivi: la morosità e il fondo crediti di dubbia esigibilità. "Ad Acireale, come a Catania e nella maggior parte dei Comuni siciliani, abbiamo un'evasione del 40 per cento - spiega Alì - lo Stato ci obbliga ad accantonare queste somme, al momento pari a circa a sei milioni di euro". La cifra rappresenta l'ammontare delle evasioni non riscosse, che in parte grava sul bilancio comunale e in parte sui contribuenti tramite l'aumento della Tari.

Per un bilancio "striminzito" lo definisce Alì, come quello di Acireale, ci sarebbero pochi margini di manovra per evitare l'aumento delle tariffe. "C'è stata una proroga ma i consiglieri sono voluti andare necessariamente al voto e la proposta è stata bocciata - sostiene il sindaco -, bisogna capire che dei fondi regionali non c'è nessuna certezza e che serve un'assunzione di responsabilità". Perché il mancato aumento della Tari potrebbe generare il dissesto del Comune. "E io non voglio esserne la causa", incalza Alì. Insomma la rotta sembra essere intrapresa e, nel caso in cui dovessero arrivare i fondi regionali, non servirebbero a ridurre l'aumento della tassa ma, secondo le intenzioni dell'amministrazione, potrebbero sgravare il bilancio comunale dal costo della morosità e del fondo crediti di dubbia esigibilità. "Per rimetterci in pari ci serve un milione e mezzo di euro", sostiene il sindaco. 

La questione politica tra colpi gobbi e tiri mancini

La partita si giocherà giovedì in Consiglio comunale. "Ho proposto il ritiro della delibera dell'aumento come avvenuto a Catania poche ore prima della nostra seduta - spiega il consigliere comunale Ugo Trovato -, ma da parte del sindaco c'è stata una chiusura totale". Nel Comune in cui l'evasione pesa per il 40 per cento sulle casse comunali "non è possibile che a pagare siano sempre gli stessi", è la posizione di Trovato. Prima in maggioranza, poi transitato in opposizione, per il consigliere FdI "ormai i punti di scontro erano diventati tanti". E la riproposizione dell'aumento da parte della giunta non sembra fargli cambiare idea: "Si deve ritenere fortunato che gli abbiamo bocciato la delibera, al suo posto l'avrei ritirata e me ne andavo a protestare a Palermo e a Roma - commenta Trovato -, se avesse il coraggio di ripresentarla intanto bisognerà vedere se c'è il numero legale e, in quel caso, gli verrà bocciata".

Stessa posizione per l'autonomista Sabrina Renna, tra i protagonisti del consiglio comunale siede tra i banchi dell'opposizione. "Nonostante il rinvio dei termini per l'approvazione del bilancio per decisione nazionale - spiega Renna - c'è stata una precisa volontà di portare in aula una delibera che di per sé ha delle giustificazioni, ma che diventerebbero valide solo qualora ci fossero stati dei servizi efficienti e se avessimo raggiunto l'obiettivo mancato del 65 per cento di raccolta differenziata". Per la consigliera l'aumento della Tari sarebbe potuto avvenire anche in modo graduale: "Io non voterò neanche per l'1 per cento di aumento, davanti a un capitolato che manca di programmazione e che viene continuamente disatteso - è la posizione di Renna - un sindaco dovrebbe dimettersi e andarsene a casa, credo che i tempi siano maturi: diversamente se si deve tirare il salvagente al sindaco, mi dispiace ma non è il ruolo che sono stata chiamata a ricoprire dai cittadini". "La spaccatura in Consiglio c'è - ammette il sindaco Alì - ma il problema è l'assunzione di responsabilità per quello che è un aspetto puramente economico: io posso fare una manovra così poco popolare per il piacere personale di creare un disagio personale?", è lo sfogo del sindaco. 

"Acireale come Catania?": la bagarre a Palazzo degli elefanti tra maggioranza e opposizione

Lo scontro politico, però, non è prerogativa dell'Acese. Anche a Catania, il probabile aumento della Tari (il secondo, in questo caso) diventa oggetto di rivendicazione. La maggioranza attacca i consiglieri del Movimento cinque stelle, perché a Palazzo degli elefanti invitano la giunta a ritirare la proposta di aumento del 18 per cento e ad Acireale la giunta a guida cinque stelle propone un aumento del 36 per cento. "Sono cose diverse - sottolinea il consigliere M5s Graziano Bonaccorsi -, a Catania è il secondo aumento in cinque anni". Ma tra le fila della maggioranza le "strumentalizzazioni politiche" non vengono digerite. "C'è molta ipocrisia dietro chi utilizza questa vicenda per aizzare la folla e metterci gli uni contro gli altri - attacca Luca Sangiorgio di Fdi -, e fare passare il messaggio che la colpa dell'aumento è solo ed esclusivamente del Comune". Il riferimento è alla seduta di consiglio comunale tenutasi alla presenza di circa cinquanta cittadini in protesta alla manifestazione organizzata dall'opposizione. "Che l'aumento non volesse votarlo nessuno bisogna dirlo chiaramente - rincara la dose Sangiorgio -, ma i costi del carburante e dell'energia aumentano e noi dobbiamo aumentare le bollette". Al contempo non scansa le responsabilità derivanti dalla gestione del servizio. "Dal canto nostro dobbiamo irrogare le sanzioni, eseguire un corretto lavaggio stradale e incentivare la differenziata per la quale, per la verità, abbiamo peccato in informazione e comunicazione - conclude - ma non si può tollerare che si strumentalizzino a fini politici questioni così delicate".

Sulla stessa lunghezza d'onda c'è Sebastiano Anastasi di Grande Catania. "Resto disgustato dai modi della protesta - chiosa il consigliere - nessuno voleva votarla, eravamo chiari e tutti sapevano tutto". Per l'autonomista le percentuali di raccolta differenziata e il meccanismo dell'aumento colmato dal ristoro successivo, ai fini dell'assegnazione dei fondi sono sì criteri da considerare ma fino a un certo punto. "  Perché bisogna tenere conto dei cittadini e dei commercianti - conclude Anastasi - è improponibile aumentare anche lo 0,1 per cento: servono aiuti dalla Regione e da Roma". Così, in attesa che Palazzo d'Orleans tra le tante proposte trovi il criterio da seguire per le modalità di ripartizione dei fondi, la bagarre si attenua e comincia il pressing agli organi di governo regionale e nazionale. È arrivata ieri la nota del Comune che annuncia che "l'intero senato cittadino ha richiesto all'Amministrazione di partecipare a tutte le interlocuzioni con le istituzioni sovraordinate". Perché, si legge, "è indispensabile che il Governo e il Parlamento, nazionale e regionale, si facciano urgentemente carico del problema e adottino provvedimenti utili a scongiurare questo ulteriore aumento tariffario". 

I fondi regionali e il dibattito sui criteri di ripartizione

Che l'emergenza rifiuti e l'incremento dei costi in discarica fossero noti già da tempo è un dato. "Avevamo già segnalato alla Regione l'esigenza di istituire un fondo per l'attenuazione dei costi di conferimento, un anno dopo ci ascoltano", attacca Giampiero Trizzino, componente in commissione Rifiuti all'Ars. Si parla però pur sempre di 45 milioni di euro e il rischio che le risorse non bastino è sempre più concreto. "Solo per le due Srr di Palermo servono 100 milioni di euro - sostiene Trizzino - si potrebbe premiare chi ha raggiunto il 40 per cento di raccolta differenziata". Ma sulla riduzione della Tari per chi non raggiunge queste percentuali Trizzino è scettico. "Gli altri se la pagano loro, la quantità è talmente esagerata che una diminuzione della Tari è impensabile", commenta il consigliere regionale. "Palermo e Catania hanno percentuali e qualità di raccolta differenziata talmente basse - spiega Trizzino - che nel vendere le frazioni merceologiche non si guadagna niente perché la qualità è scarsa". La palla è passata alle Srr che dovranno formulare la proposta sul criterio da adottare per la distribuzione delle somme. "Un criterio unico per tutti al 35 per cento - propone il sindaco Alì, che è anche componente del cda della Srr Catania Nord - per evitare il più possibile di discriminare i Comuni". 

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