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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

La discordia tra clan Rinzivillo e mafia catanese per il mancato pagamento di una partita di cocaina

L'origine di questo "attrito" risale al 2019. A raccontarlo è un collaboratore di giustizia catanese che, dopo l'arresto nel giugno 2020 nell'ambito dell'operazione "Camaleonte" sui traffici di droga gestiti dal clan Cappello, ripercorre l'insorgere dei contrasti tra gelesi e catanesi

La collaborazione tra "Cosa nostra" gelese e i gruppi criminali etnei seguiva un "collaudato schema sinallagmatico". La mafia gelese importava dai clan Cappello e Laudani la cocaina ed esportava, a sua volta, nel Catanese la marijuana. Uno scambio merce fruttuoso, con un traffico di quasi due chili di cocaina a settimana. Ma è proprio il mancato pagamento di una partita di droga che fa raffreddare i rapporti tra il clan Rinzivillo e il gruppo catanese.

L'origine di questo attrito risale al 2019. A raccontarlo è un collaboratore di giustizia catanese che, dopo l'arresto nel giugno 2020 -  nell'ambito dell'operazione "Camaleonte" della Procura di Catania riguardante i traffici di droga gestiti dal clan Cappello - ripercorre l'insorgere dei contrasti relativi alla spartizione dei profitti illeciti derivanti dal traffico di stupefacenti.

Nel traffico Caltanissetta-Catania, "Peppe dei polli" (Giuseppe Domicoli) pagava 40/42 mila euro al chilo, per un quantitativo di circa un chilo a settimana. Ma c'è un episodio che fa sballare i conti. 

"Hanno preso la macchina", riferito alla partita di stupefacente rubata durante un'intercettazione del 15 febbraio 2019. Un agguato nella "trazzera" da parte di "quattru rumeni". "Ni spaccaru tutti", si legge nelle carte dell'inchiesta. A comunicarlo a Domicoli è il gelese Rocco Grillo. Domicoli si mostra molto preoccupato per il "bordello" venutosi a creare. Le supposizioni su chi avesse organizzato il furto dello stupefacente cadono su Giuseppe Pasqualino, alias "Peppe stampella", con cui Grillo collaborava nel traffico di droga. 

Seguono incontri e contatti tra venditori e acquirenti per confrontarsi sulla sorte del pagamento del carico perduto. I gelesi che avevano perso il carico sono così "legati" ai catanesi da esternare a questi ultimi i sospetti sul conto di Pasqualino. "Sintomo - si legge nelle carte dell'inchiesta - dell'affectio societatis dei soggetti coinvolti". Uno degli incontri più significativi tra compagine mafiosa catanese e "Cosa nostra" gelese è quello del 25 febbraio 2019 vicino al carcere di Gela. Definito dagli inquirenti un vero e proprio "summit" di mafia al fine di risolvere la questione.

Giuseppe Tasca, quale reggente della famiglia di Gela gruppo Rinzivillo, durante l'incontro, nega che suo genero Pasqualino sia coinvolto nella sottrazione dello stupefacente e stabilisce che il credito dei catanesi deve essere "soddisfatto" da Domicoli e Grillo i quali, a tal fine, avrebbero dovuto versare ciascuno la somma di 20 mila euro. Grillo così, lo stesso giorno, consegna la propria auto Mercedes valutata 6000 euro e 3000 euro in contanti. Domicoli, a sua volta, avrebbe dovuto consegnare la somma di 20 mila euro entro pochi giorni. Ma, nonostante l'accordo, non li versa e quindi, i creditori si impossessano dell'auto Fiat 500 della sorella. Dopo aver venduto un immobile di sua proprietà, Domicoli riesce finalmente ad estiguere il debito e l'auto gli viene restituita. Ma i rapporti ormai sono raffreddati.

Aggiornamento del 4/04/2024 - Nota dell'avvocato Carmelo Speranza: "Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta con dispositivo depositato in data odierna ha escluso la sussistenza di gravi indizi a carico del Domicoli dal reato associativo contestato, nonché la sussistenza dell'aggravante prevista dall'art. 416bis.1 c.p. per tutti i reati allo stesso contestati".

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