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Domenica, 28 Aprile 2024
La ricostruzione degli inquirenti

"Dieci minuti ti fai un giro...Poi passi e te la lancio": lo spaccio a Catania, tra "vedette mobili" e rider in motorino

Nel quadrilatero compreso tra le vie Bonfiglio, Testulla, Delle Calcare, Alonzo e Consoli era attivo un gruppo di spaccio che aveva come quartier generale alcuni immobili in cui venivano custodite le partite di cocaina e crack, poi rivendute in strada al dettaglio

I fili dello spaccio di droghe pesanti nello scacchiere del "Locu" di San Cristoforo, compreso tra le vie Bonfiglio, Testulla, Delle Calcare, Alonzo e Consoli, erano manovrati dalla cosca dei Cappello Bonaccorsi e dai Laudani. L'approvvigionamento della cocaina, che veniva anche "cucinata" in crack per soddisfare le esigenze dei clienti con disponibilità economica più limitata, avveniva con tre diverse modalità, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti durante le indagini dell'omonima operazione della questura, che ha eseguito 41 misure cautelari. Due canali facevano riferimento proprio allo storico clan catanese che obbligava i pusher a rifornirsi all'ingrosso, permettendo loro di "lavorare" su strada anche durante gli anni bui del covid, dal 2020 e fino al 2022. Sia Domenico Querulo che il gruppo formato dai fratelli Giovanni Agatino e Renè Salvatore Distefano con Rocco Ferrara erano legati ai Cappello Bonaccorsi. Mentre un terzo canale di rifornimento sarebbe stato individuato nella figura di Giovanni Orazio Di Grazia dell'omonima famiglia, i cui membri sono noti nell'ambiente con il soprannome di "scarpe pulite" e farebbero capo al clan Laudani.

Si spacciava anche alle 5 del mattino

In particolare, Biagio Querulo, su ordini del fratello Domenico, avrebbe rifornito le basi di via Testulla e via Bonfiglio, in cui si svolgeva lo spaccio, 5 o 6 volte al giorno. Il tutto frazionando i carichi per ridurre i rischi durante i turni di distribuzione, che coprivano l'intera giornata: dalle 6 del mattino alle 20, dalle 14 alle 5 del mattino e così via. Alle 8 di sera, secondo quanto si legge nell'ordinanza, veniva poi portata la droga per l'indomani. Anche dopo l'arresto di Biagio Querulo, i rifornimenti continuano per mano di altri tre indagati: Francesco Maugeri, Filippo Crisafulli e Gianluca Pittera.

Nel video alcune perquisizioni domiciliari eseguite questa notte

La cocaina nascosta dietro un gradino

Il fratelli Distefano avrebbero fornito partite di cocaina al capo piazza Nicola Tomaselli, sempre nelle "roccaforti" di via Testulla e via Bonfiglio o in un terzo stabile di via Monsignor Secusio Bonaventura. Alla fine delle intricate manovre di consegna, Tomaselli avrebbe dato indicazioni a Biagio Querulo di nascondere i varti carichi in un nascondiglio appositamente realizzato dietro un gradino in marmo bianco del suo domicilio di via Vetrano. Dove gli agenti vanno poi a colpo sicuro, recuperando un consistente involucro nero con dentro cocaina ancora da dividere in dosi. Infine, c'era il terzo grosso canale operativo di rifornimento affidato a Giovanni Orazio Di Grazia, che avrebbe fatto movimentare i chili di polvere bianca dal suo galoppino Ignazio Testa, recapitandoli in due abitazioni di via Testulla: quella di Nicola Tomaselli e quella del cugino Giovanni.  Anche lui inserito nel giro insieme a Salvatorre Bonvegna, con ruolo analogo di fornitore di cocaina.

Un cliente importante da accontentare: ordinazioni da 1800 euro

Una mazzetta di denaro avvolta in una busta di plastica

Tra gli acquirenti, come emerge dalle intercettazioni, non c'erano solo piccoli tossicodipendenti locali, ma anche dei personaggi che acquistavano quantità notevoli, probabilmente per poi rivenderle fuori provincia, come confida proprio Nicola Tomaselli a Biagio Querulo, che esprime i propri dubbi sull'opportunità di movimentare in una volta sola 90 grammi di cocaina, depositandoli in un paniere. Un metodo classico dello spaccio catanese, documentato in moltissime altre operazioni antidroga. Sempre nello stesso cesto, altre volte venivano messe le voluminose mazzette di contanti, avvolte in confezioni in cellophane per alimenti. "Non sono troppi?", chiede al telefono Querulo, ricevendo come risposta: "Da me viene uno da Calascibetta che se ne prende 30 grammi alla volta...1800 euro... Che fa non gliela do? Se viene dove devo andare, mi devo andare ad accomodare a casa delle persone? A casa ho moglie e figlie... no è che la casa è sola è lascio la cosa (cocaina) sola".

"Dieci minuti ti fai un giro... poi passi e te la lancio"

La cocaina lanciata dal balcone

Anche le modalità di consegna e ordinazione su strada non erano particolarmente innovative, ma sempre caratterizzate dalla massima cautela. "Tu dieci minuti ti fai un giro... poi passi e io te la lancio... C'è Umberto qua sotto con il motorino", veniva detto al cliente di turno dopo la richiesta dei "pippotti" da Giuseppe Tomaselli. Emblematico  è quanto avviene nel corso di uno scambio monitorato dalla polizia nel maggio del 2021. Un uomo proveniente dall'hinterland etneo arriva con una Range Rover davanti a un'abitazione di via Bonfiglio, già da tempo tenuta d'occhio dagli inquirenti con telecamere nascoste. Vuole acquistare un quantitativo di cocaina ritenuto "considerevole". "Ti voglio dare una bella pietra intera", gli viene detto da Nicola Tomaselli. E forse, proprio a causa della richiesta non ordinaria, in casa di  Nicola Tomaselli tutta quella droga non c'è. Scatta quindi la telefonata al corriere Biagio Querulo, che si sposta velocemente con un motorino Honda Sh per andare a recuperare quanto richiesto. A quel punto, l'acquirente si allontana ed attende in strada l'arrivo di Umberto D'Antone, inquadrato come "vedetta dinamica" perchè il suo ruolo sarebbe stato sia quello di assicurarsi che tutto filasse liscio durante la consegna finale nell'abitacolo del grosso suv inglese, che quello di vigilare attivamente per prevenire "visite indesiderate" da parte dei "mosconi", il nomignolo con cui venivano chiamate le forze dell'ordine.

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