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"Amo", "vita", "zia": così comunicavano i trafficanti dell'operazione "Blanco"

Nelle 277 pagine dell’ordinanza ciò che cattura l’attenzione, oltre al modus operandi dei due gruppi criminali per gestire traffico della droga e delle armi, è il linguaggio utilizzato per comunicare tra loro. Pseudonimi di copertura affettuosi, amorevoli e declinati al femminile per tentare di eludere le indagini

Le pistole fornite di cartucce erano i “bambini” e i “gioiellini". "Agnello" e "copertoni" per riferirsi alla marijuana. Usavano un linguaggio criptico per eludere le indagini e gestire il loro business. Erano prudenti, ma ciò non è bastato per evitare il blitz che ha portato allo smantellamento dalla parte della squadra mobile di Catania di due organizzazioni criminali dediti al traffico di cocaina, marijuana e armi sull'asse Sicilia-Calabria. La prima organizzazione criminale era dedita al traffico di cocaina ed aveva la propria base operativa nel rione popolare San Giovanni Galermo mentre la seconda si occupava del traffico di marijuana ed aveva la propria base operativa nel rione popolare San Berillo Nuovo.

Nelle 277 pagine dell’ordinanza ciò che cattura l’attenzione, oltre al modus operandi dei due gruppi criminali per gestire traffico della droga e delle armi, è il linguaggio utilizzato per comunicare tra loro. Il quasi quotidiano monitoraggio degli indagati ha fatto emergere la frequenza, la sinergia e la stabilità dei rapporti tra gli stessi ed il ricorso ad un linguaggio criptico durante i contatti telefonici e via sms tramite il ricorso ad utenze dedicate, intestate a prestanomi ed utilizzate tra i sodali in modalità citofonica, cioè attraverso un circuito di contatti telefonici e sms chiuso, in cui venivano registrati solo contatti tra loro e non con altre utenze estranee al circuito dei sodali. Tutti elementi, si legge nell’ordinanza, “sintomatici dell’esistenza dell’elemento dell’affectio societatis che legava gli associati”.

Un caso emblematico è quello che emerge dalle intercettazioni tra Francesco Ieni, Maurizio Salici e Lorenzo Ferlito: l’utilizzo di pseudonimi di copertura affettuosi, amorevoli e declinati al femminile come “Denise” per Maurizio Salici, “Zia Franca” e “Letizia” per Lorenzo Ferlito testimoniano, oltre ad un modo per depistare le indagini, il legame tra gli associati, forte e saldo come quello di una famiglia. “Amore di zia, domani dopo pranzo vieni dalla zia, ho avuto un problema. Ti porti i bambini e il gioiellino che sono arrabbiata, ok amore di zia?". In questa intercettazione Ieni chiedeva a Ferlito di portare armi e munizioni (bambini e gioiellino) nell'abitazione, quartiere generale, in via dell'Addamello 29. Un modello di comunicazione atipico, in un certo senso moderno e al passo con i tempi per gestire i propri affari. “Amo, vita, ti amo, ti straamo, un bancio nella funcia”: questa l’ultima frontiera della comunicazione dei gruppi criminali catanesi.

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