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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Sparatoria di Nesima, la ricostruzione della Procura: "Motivazioni riconducibili a contesti illeciti"

E' giunta ieri la notizia, ancora non confermata ufficialmente, del fermo di altre due persone nell'ambito delle indagini sulla sparatoria di via Santo Cantone

A distanza di 6 giorni dalla sparatoria di Nesima, la Procura di Catania rompe il silenzio sulle indagini, condotte dalla squadra mobile etnea, rendendo noti alcuni particolari di questa intricata vicenda. Di seguito la ricostruzione delle ultime tappe.

La scena del crimine

Lo scorso 30 giugno due persone vengono ritrovate in gravi condizioni nella palazzina al civico 10 di via Santo Cantone, nel quartiere di Nesima. Sono il 27enne albanese Kastriot Ismailaj, ferito alla testa da una pallottola ed il 43enne catanese Carmelo Leonardi, precipitato da un balcone al secondo piano, nel tentativo di salvarsi. Anche lui è stato raggiunto da un colpo di calibro 30, ma se la caverà. La scena del crimine mostra i segni inequivocabili di una violenta colluttazione. C'è persino l'impronta di una mano impressa sulla facciata col sangue. Vasi rotti, una ringhiera caduta giù. Alle ore 13.19 scatta la chiamata in questura con segnalazione di spari e persone ferite. Poco dopo, ecco comparire il tendone blu della scientifica ed iniziano le indagini.

La prima svolta

Il primo di luglio si verifica quella che sembra una svolta. Il 27enne Giovanni Pasqualino Di Benedetto, sentendo il fiato sul collo, si presenta presso gli uffici della squadra mobile di via Ventimiglia. La Procura emette così un fermo di polizia giudiziaria ipotizzando il reato di tentato omicidio nei confronti dei due feriti. Ma la sua posizione si aggrava quando sopraggiunge la morte di Kastriot Ismailaj. Si concretizza quindi l'accusa di omicidio, insieme ai reati di porto e di illegale e detenzione di armi.

Le accuse a carico di Giovanni Di Benedetto

Le indagini eseguite dalla sezione reati contro la persona della squadra mobile di Catania, "dimostrerebbero come Di Benedetto sarebbe, in concorso con altri, l’autore dell’omicidio ai danni del cittadino albanese - si legge nella nota della Procura - e del tentato omicidio ai danni di un altro soggetto italiano, tuttora ricoverato". Sono in tutto tre i bossoli ritrovati nella scena del crimine e cinque i proiettili del medesimo calibro. Dalla prima ricostruzione dei fatti è stato accertato che Giovanni Di Benedetto, già pregiudicato per rapina aggravata, estorsione e furto, in atto sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali, avrebbe quindi sparato un colpo di arma da fuoco contro l’albanese Kastriot Ismailaj, deceduto il 3 luglio, e ferito con un secondo colpo Carmelo Leonardi. A quel punto, si sarebbe fermato a causa della reazione del 43enne catanese, lanciatosi dal balcone dell'appartamento e perchè la pistola si sarebbe inceppata. Successivamente, sarebbe fuggito facendo perdere le proprie tracce.

Il movente

Le indagini sono tuttora in corso, anche per risalire alle motivazioni che hanno portato ai fatti di sangue. Che, come conferma adesso la Procura, "allo stato sembrano potersi ricondurre a contesti illeciti - e per meglio chiarire la dinamica dei fatti a eventuale presenza di altri soggetti, sono state connotate dalle dichiarazioni rese da persone abitanti nella zona, dalla disamina di immagini di sistemi di video sorveglianza di interesse – consentendo di risalire alle fasi antecedenti al delitto, fin dal momento in cui i due soggetti attinti dai colpi sono arrivati in via Cantone Santo n. 10". Il Gip ha disposto la convalida del provvedimento di fermo a carico di Di Giovanni, che nell'interrogatorio di Garanzia, assistito dall'avvocato Dario La Monica, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giovane si trova ora a Piazza Lanza.

I protagonisti dei fatti salgono a cinque

E' trapelata ieri la notizia che nella notte a cavallo tra il 4 e il 5 luglio sarebbe stato eseguito un secondo fermo nell'ambito delle indagini sulla sparatoria di via Santo Cantone. E, ieri pomeriggio, una terza persona ricercata si sarebbe presentata spontaneamente presso gli uffici della squadra mobile. In totale, quindi, avrebbero preso parte alla sparatoria cinque persone, ora tutte identificate.

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