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Cronaca

Omicidio di Palagonia, la difesa punta sulla legittima difesa: Buscemi era stato accusato di tentato omicidio

Il 43enne Giuseppe Buscemi pare avesse un passato burrascoso, segnato dalla dipendenze da droghe (anche eroina) ed alcol. Il padre del 23enne indagato per omicidio, lo aveva accolto in casa, proprio per aiutarlo. Secondo quanto riferito dall'avvocato difensore, Vincenza Pirracchio, giovedì sera sarebbe scoppiata una lite in seguito alla recente condanna per atti persecutori nei confronti della ex moglie

L'omicidio di Giovanni Buscemi, il 43enne ucciso dal nipote di 23 anni, Vincenzo Buscemi, a Palagonia la sera dello scorso 20 ottobre, sarebbe avvenuto per legittima difesa. E' questa la tesi su cui punta l'avvocato Vincenza Pirracchio, che ha già ottenuto gli arresti domiciliari per il suo assistito Vincenzo Buscemi, come disposto dal gip del tribunale di Caltagirone, Giuseppe Tigano. Tornando ai fatti, su cui indagano i carabinieri della compagnia locale, quella sera la lite sarebbe scoppiata all'improvviso durante una normale cena familiare.

Per ricostruire il contesto, è necessario soffermarsi sul profilo della vittima. Giuseppe Buscemi pare avesse un passato burrascoso, segnato dalla dipendenze da droghe (anche eroina) ed alcol. Il suo fisico e la sua mente avevano particolarmente risentito di anni e anni di abusi da varie sostanze. Notando anche dei segni sospetti sulle braccia, difficili da nascondere insieme ad uno stato di deperimento generale, i suoi 4 fratelli e le due sorelle avevano cercato più volte di aiutarlo, occogliendolo a turno in casa propria e sperando in un percorso di riabilitazione. Questa volta era toccato al fratello Giovanni, padre dell'indagato Vincenzo Buscemi, dargli ospitalità nella propria abitazione di contrada Vanghella. Nella sua villetta viveva anche il 23enne accusato di omicidio, insieme alla moglie incinta di 8 mesi ed al figlioletto di 4 anni. Anche loro erano presenti la sera di giovedì scorso.

Durante la cena, che stavano consumando in un grande stanzone di circa 60 metri quadri posto di fronte l'abitazione principale, esce fuori un argomento che fa andare su tutte le furie Giuseppe Buscemi: una recente sentenza di condanna per maltrattamenti ai danni dell'ex moglie, dalla quale si era separato nel 2017. Senza però rassegnarsi alla fine della loro relazione. Secondo la tesi della difesa, a quel punto sarebbe stato impossibile riportare la calma. Il 43enne avrebbe estratto l'arma, una pistola di calibro 7,65, poi risultata di provenienza furtiva, da un borsello a tracolla che teneva sempre stretto sul petto.

"Vinzenzo sarebbe, quindi, intervenuto per difendere la moglie, il figlio ed i propri genitori, riuscendo ad impugnare  a sua volta il grilletto ed esplodendo due colpi, che feriscono mortalmente lo zio", spiega l'avvocato Pirracchio a CataniaToday. Al loro arrivo, i carabinieri troveranno già sul posto i sanitari del 118, chiamati dagli stessi parenti della vittima. Giuseppe Buscemi in passato era stato accusato di tentato omicidio. Nel 2005 aveva rubato una benna, tentando di distruggere proprio l'abitazione del fratello Giovanni. Lo stesso che aveva accettato di aiutarlo in questo frangente. In quell'occasione, la cognata rimase sotto le macerie, riportando delle ferite. Domani è previsto il conferimento dell'incarico al medico legale che dovrà effettuare l'autopsia, disposta dal pm.

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