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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

La sparatoria con feriti dopo la corsa clandestina di cavalli: la lite interna al clan Cappello-Bonaccorsi

E’ un altro capitolo dell'inchiesta "Locu" che ha portato all'arresto di 41 persone e che permette di inquadrare, ancora una volta, il ruolo apicale di Domenico Querulo, Rocco Ferrara e Giovanni Distefano nelle piazze di spaccio gestite dal clan Cappello-Bonaccorsi

Dopo la sparatoria di Librino del 2020, c'è un altro episodio che destabilizza i rapporti interni del clan Cappello-Bonaccorsi. E' il 18 luglio del 2021 quando lungo la strada provinciale 104 nei pressi della base militare statunitense di Sigonella, in un tratto chiamato nell'ambiente criminale "avvuliddi", si svolge una corsa di cavalli clandestina. La sfida è tra due scuderie: quella di via Testulla nota come "scuderia Pierino", e la "scuderia" di Cortile Doberdò. Al termine della corsa clandestina, al momento dell'arrivo dei due "fantini", nasce una controversia tra gli sfidanti ed i rispettivi sostenitori su chi si aggiudica la vittoria e può, quindi, accaparrarsi l'ingente somma di denaro spettante al vincitore. Un litigio, tra due "parti" dello stesso clan, che porterà ad una sparatoria con feriti. Quanto accaduto quel 18 luglio 2021 - ricostruito nelle carte dell'operazione "Locu" che ha portato all'arresto di 41 persone - permette di inquadrare il ruolo apicale di Domenico Querulo, Rocco Ferrara e Giovanni Distefano nelle piazze di spaccio gestite dal clan Cappello-Bonaccorsi. 

La sparatoria dopo la corsa di cavalli

Erano "tutti dello stesso colore" quelli coinvolti nella lite degenerata in sparatoria, precisa Biagio Querulo in una conversazione intercettata. Cioè, erano tutti appartenenti o comunque contigui al clan Cappello-Bonaccorsi. Nelle varie conversazioni captate si cerca il responsabile di questo "disordine" interno. Dal racconto di quanti erano presenti durante la corsa dei cavalli, emerge che l’ex collaboratore di giustizia Giovanni Pantellaro, conosciuto con il nomignolo di "giocattolo" e non coinvolto nell'operazione "Locu", sarebbe stato lui a sparare all’impazzata ferendo Daniele Termini, "sasizza" e Giuseppe Condorelli, "eccepil". Entrambi non indagati. "Giocattolo gli prende la pistola e spara qualche nove colpi..bam..bam..bam...senza pensare...a chi prendeva prendeva", racconta Querulo.

Il racconto di uno dei feriti

Dalle carte dell'inchiesta, il racconto di uno dei due feriti: "Domenica 18 luglio alle ore 6.45 circa del mattino sono uscito di casa alla guida del mio scooter Ronda Chiocciola. Ho imboccato la via della Concordia in direzione di via Acquicella e mentre camminavo ho notato in una traversa alla mia destra, della quale non ricordo il nome della via, un capannello di persone che discuteva animatamente. Mi sono fermato, sono sceso dallo scooter e mi sono avvicinato al gruppo di ragazzi, quando ad un certo punto, precisamente dopo appena un minuto, ho sentito passare alle mie spalle uno scooter e contestualmente esplodere almeno 5 colpi di arma da fuoco. Ho sentito subito un dolore al ginocchio sinistro e mi sono accorto che in quel punto perdevo sangue. Dopo mi sono anche accorto che ero stato colpito al piede destro. Immediatamente mi sono recato alla guida del mio scooter presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale "Garibaldi Centro'. Dopo essere stato registrato, vista la lunga attesa, ho deciso di tornare a casa e provvedere personalmente alle medicazioni. Questa mattina verso le ore 8.30 mi sono recato nuovamente al Pronto Soccorso dove sono stato visitato e sottoposto a radiografie al ginocchio sinistro. In quest'ultima circostanza i medici mi hanno detto che dalle radiografie risultava la presenza di un frammento metallico".

Il "summit" dopo la sparatoria

Subito dopo la sparatoria, per risolvere la questione, sarebbero intervenuti alcuni personaggi con ruoli apicali all’interno del clan. Tra loro, nell’ordinanza, vengono riportati proprio i nomi di Pietro Guerrera, Rocco Ferrara, Giovanni Distefano, Domenico Querulo. Quest'ultimo, in particolare, pretendeva che lo scontro degenerato nella sparatoria venisse ricomposto, dato che i contendenti erano tutti riconducibili al medesimo clan mafioso Cappello-Bonaccorsi, e poi ci avrebbe pensato lui stesso a punire "giocattolo" che aveva sparato all'impazzata. "Sparare all'impazzata? ...che è professionismo questo!...sparava senza obbiettivo". E anche all'interno di un clan mafioso, c'è il saggio. Biagio Querulo, infatti, fa presente di aver sempre detto di non gareggiare con queste persone perché poi si "perdono dalla casa", ovvero creano guai.

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